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venerdì 24 maggio 2013

“A castigo per tutti i peccati di quei tradizionalisti ”

Dal Blog Campari e de Maistre un articolo interessante .
Un anziano Prelato, ormai defunto, parlando del Clero della Diocesi di cui era stato Vescovo amava raccontare :  “  I miei preti per 15 anni  mi hanno sopportato e criticato … poi quando hanno compreso che dopo il mio Episcopato la Santa Sede avrebbe soppresso la Diocesi mi avrebbero imbalsamato !” 
Chissà se alcuni “benedettiani”, tardivamente spuntati dopo il 28 febbraio ( che avevano dimenticato di salire in metro, in treno o in pullman per partecipare al Pellegrinaggio “Una cum Papa nostro” del 3 novembre 2012) si riconoscono in questo articolo che, per motivi di spazio, riportiamo solo in parte. 
F.V.
« Affranto e sconsolato, io come molti miei compagni di tradizionalismo, assisto al tramonto (o all’eclisse?) della riforma liturgica nella Catholica. 
Sincopata dalle modifiche post-conciliari, la liturgia viva e imperitura della Chiesa semper reformanda (oggi invece – non so perché – si tende a ritenere che sia la liturgia a dover essere semper reformanda) ha tentato per qualche decennio la strada non proprio felice del miscuglio tra archeologia e innovazione, teologia e pastorale, ecumenismo e ragione. 
A miscuglio lievitato, ci è rimasta in mano una messa con più tribolazioni che turiboli. 
Ad onor dei novatori va pur riconosciuto che dopo due Guerre Mondiali, una Guerra Fredda, rivoluzioni culturali e tecnologiche, attentati, scandali, inchieste e simili, non pochi hanno avvertito il desiderio di cambiare un po’ le cose: quelle che danno il pane. 
E all’utilità di pizzo e merletto per la Pace universale non hanno punto creduto. 
Per questo, quando i loro severi parroci hanno iniziato a far la concorrenza a Odette Bedogni e socie, i nostri spossati genitori se ne son preoccupati poco o niente. 
Si è dovuto attendere un paio di scismi e quaranta anni buoni perché Benedetto XVI venisse a riordinare sistematicamente il rebelotto. 
Lo ha fatto ricordando cose importanti, ad esempio che la liturgia non è l’ultimo spazio del cristiano, che è essa è essenzialmente uno sguardo su Cristo prima che sui fratelli, che averla a cuore non significa fuggire il mondo e infine che il disprezzo attorno alle sagrestie è pur sempre segno di una qualche incoerenza negli ammodernati e secolarizzati predicatori di una carità quasi solo a sinistra. 
Non male, per essere stato un perito conciliare. 
Sempre devoti a questo paladino che ha agito in caritate non ficta (2 Cor), ma anche con un coraggio e una lucidità non ficti
Mi inchino un po’ meno a quanti, sull’onda della riforma della riforma di Papa Benedetto XVI, ne hanno approfittato per riesumare dalle canoniche non solo vesti e pianete – precedentemente obliterate ad onta del diritto universale – ma anche almuzie, cappini, ferule, fibbie, flabelli, razionali, etc. 
Confermando così il pregiudizio – in un tempo già per sé inetto a giudicare serenamente su queste cose – dell’ispirazione museale di certi ambienti. 
E forse di certi Papi. 
Per questo è arrivato Francesco. 
Sentenzio: il nuovo Papa Francesco è stato inflitto da Dio a castigo per tutti i peccati di quei tradizionalisti che hanno abusato delle intelligenti aperture del suo insigne predecessore. 
A beneficio di tante altre cose, ma a castigo di cotali. 
D’altronde io stesso, mentre gioisco per la prospettiva di una riforma della Chiesa – contro gli sfarzi, i sussieghi e le conventicole clericali variamente goderecce -, resto un po’ basito per le iniziali goffaggini liturgiche del Pontefice felicemente regnante. 
Bene affermare il primato della carità. 
Ma per farlo è proprio necessario calpestare i riti, con quel loro deposito di valori anzitutto teologici e simbolici e solo indirettamente pratico-sociologici? 
Non c’è il rischio di tornare a una liturgia moralistica, fatta di azioni stilizzate con funzione parenetica (la quale giustifica ogni infrazione normativa, avendo come priorità la comunicazione all’uomo d’oggi, priorità evidentemente assente nel rubricale), oscurando la sua natura propria, che è appunto liturgica e religiosa? 
Mi scuso per queste pubbliche condivisioni. 
E attendo gli sviluppi del caso. …» 

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12 commenti:

  1. L'attestato di "benedettianità" lo si guadagnava solamente salendo "in metro, in treno o in pullman per partecipare al Pellegrinaggio “Una cum Papa nostro” del 3 novembre 2012"?
    Ah be', se fosse così semplice... personalmente salgo su un treno, su una metro o su un pullman (ma anche su una nave o un aereo) solamente dopo essermi accertato con chiarezza la destinazione del mezzo (e possibilmente anche l'identita o almeno le capacità del responsabile del mezzo stesso).
    Credo che sia il caso di farla finita con queste sicumère. LM

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  2. Questo campari e de maistre scrive in maniera talmente merlettata ed infanonata tanto da meritarsi una bella scarpetta nera di Bergoglio sulla zucca a punizione del brodo di giuggiole.
    atronge.

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  3. Per anonimo delle 13:32 : suvvia stendiamo un velo sui fatti del passato ... ma cerchiamo di non fare più errori, che prima o poi si pagano, sulle ridicole divisioni espresse a Novembre 2012 che hanno fatto sbellicare dal ridere i progressisti ...

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  4. Piuttosto direi che si sono sbellicati dal ridere nel vedere il "mondo della tradizione" senza i loro sbandierati supporters di porpora vestiti.

    Le cose ridicole, poi, non sono certo le legittime posizioni di chi ha scelto di non aderirvi per motivi non certo superficiali (come lo sono stati coloro che ci si sono buttati a capofitto e ora sparlano su chi non ci fu!).
    "Guai a chi non è venuto a Roma!" ...cos'è...ora siete diventati integralisti?

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  5. Nostro Signore "non si scomoda" di suscitare un Papa a castigo per tutti i peccati di quei tradizionalisti che hanno abusato delle intelligenti aperture del suo insigne predecessore. Il problema dei tradizionalisti DOC è un problema tutto loro. Mi ha divertito, tuttavia il racconto dallo stile alquanto e viperamente Brunero-Gherardiniano.

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  6. Per anonimo delle 15,32: placet e sinceramente condivido; "si stenda un velo sui fatti del passato" (simpatica citazione verdiana) a patto che si faccia tesoro delle mancanze commesse e non si perseveri per l'avvenire (anche perché se una volta può essere inesperienza, unaa seconda potrebbe significare altro)!
    LM

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  7. I merletti sono a gloria di Dio. Questa mentalità è giansenista, come quella della Fraternità San Pio X che sul piano ligurgico è un cataclisma d'ignoranza e sciatteria.

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    1. Per anonimo delle 16,04 Siamo in grado di fornire ampia documentazione verbale delle disposizioni telefoniche che si sono dati i porporati dopo che alcuni vistosi gruppi della tradizione non solo si sono tirati indietro dalla manifestazione a addirittura ne hanno sparlato attraverso internet. Siamo in grado di fornire testimonianze dirette dell'autocensura che i cardinali si son dati : c'è troppa polemica attorno a questo pellegrinaggio, stiamone lontano.
      Di queste cose ne è a conoscenza perfettamente colui che reclamizza continuamente su questo spazio le iniziative di un gruppo politico-tradizional-liberale.
      L'articolo di Campari& ecc cerca di suscitare la cosa più difficile che possa crescere nella mente di un tradizionalista : il senso critico delle proprie azioni e il desiderio di migliorarsi alla luce del vangelo !

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    2. Mi meraviglio che "i porporati", che dovrebbero essere innanzitutto pastori, abbiano assunto un comportamento politico anzichè pastorale, lasciandosi influenzare dalle polemiche che, se non ricordo male, in alcuni casi erano solo perplessità.

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  8. Che vergogna queste scaramucce! Sono questi i difensori della tradizione?

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  9. I veri difensori della Tradizione son quelli che si impegnano localmente e con costante continuità per un'apostolato tradizionale cattolico. A volte si ritrovano e si coordinano tra loro (es. Coordinamento toscano che proprio sabato 25 u.s. ha testimoniato il proprio impegno portando numerosissimi fedeli ai piedi della Beata Vergine di Montenero). Ed il senso del coordinarsi è quello di coinvolgere tutti in una prospettiva comune senza frustrare le peculiarità di nessuno, cercando di rispettare tutti per sostenersi mutuamente e disinteressatamente. Coraggio: van bene tutte le iniziative, anche un grande Pellegrinaggio a Roma, ma organizziamoci e coordiniamoci realmente evitando fughe ciclistiche: almeno parliamoci con i gregari e definiamo la tattica di gara (e spesso sono proprio i gregari che fanno vincere...).
    LM

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La Redazione