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giovedì 11 aprile 2013

La danza dell'io

Un  Teologo ( quotidianamente impegnato nella pastorale giovanile ) ha voluto commentare i  post di MiL ( QUI + QUI ) sul " flasch mob " che i Francescani hanno proposto domenica scorsa a Cagliari, nell'ambito  della " nuova evangelizzazione  per i giovani ".
Grazie di cuore !
A.C. 


" La danza dell'io. 
Le fanno passare per danze che abbiano qualche rapporto con Dio. 
In realtà sembrano averlo solo con l'io. 
L'ultima, in ordine di tempo, a Cagliari. 
Promossa da religiosi, si conclude con una comparizione della croce, accolta tra urla ed applausi. 
A queste danze abbiamo fatto la brutta abitudine. 
Non ci abitueremo mai, tuttavia, all'idea che esse abbiano attinenza con la fede. 
E non ci abitueremo mai a quell'altra idea, del tutto strampalata, secondo la quale il Papa avrebbe invitato a ballare.    ( Sottolineatura nostra n.d.r. )
Papa o non Papa, l'equivoco deriva dal concetto di nuova evangelizzazione. 
Per alcuni essa non è nuova per il suo voler proporre l'identico vangelo ai nostri tempi, bensì per le forme in cui si attua. 
Perché se è plausibile che si ricorra a mezzi che sono di questi tempi, resta intatta la distanza tra il vangelo e il pensiero del mondo. 
Il Papa ha invitato ad evangelizzare, non a ballare. 
Bisogna servirsi dei mezzi, e non assumere i tempi. 
Il Vangelo ha la sua forza nella Verità che sorpassa tutti i tempi. 
Presentandosi quale forma nuova di evangelizzazione, questo spettacolo presume di riportare il Vangelo dove è nato: nelle strade! 
Ora, il Vangelo, se sono attendibili le fonti in nostro possesso, è nato a Nazaret, nell'umile dimora di una vergine di nome Maria. 
Se intendiamo il vangelo in quanto annuncio, bisogna vederne l'inizio a Betlemme, dove i pastori sono indotti ad andare senza indugio verso la grotta e a prostrarsi davanti al Bambino. 
Se, ancora, il Vangelo è potenza di Dio, allora esso è nato sulla croce. 
Se, infine, è quel che si intende comunemente, è associato alla missione pubblica di Gesù. 
Il quale va per le strade, è vero, ma per sottrarre alle vie del peccato e della presunzione e consegnare al Regno di Dio. 
Qui non si capisce a cosa si venga sottratti. 
Non certamente al pensiero del mondo, che in alcune danze ha la sua espressione rituale.
L'assenza di una melodia, un agitarsi senza coordinazione delle membra, un saltare solo per saltare, come storditi dal frastuono, sono tutte espressioni della vacuità esistenziale in cui l'uomo del nostro tempo sembra essere precipitato. 
Non voglio generalizzare, né tanto meno stigmatizzare pienamente i momenti in cui i nostri giovani vogliono evadere (da cosa, non si sa). 
Resta il fatto che queste danze seguono perfettamente il flusso del tempo. 
Non siamo in chiesa, ma l'evangelizzazione non diventa meno dignitosa per il fatto che non si svolge all'interno di un tempio. 
Si propone così, esattamente come accade nel contesto liturgico, la confusione tra lo spazio di Dio e lo spazio dell'uomo, con la prevalenza di quest'ultimo. 
L'annuncio del vangelo è invece ordinato all'ingresso dell'uomo nello spazio di Dio, attraverso la fede e le opere della fede, prime tra tutte quelle che sono destinate al culto di Dio e alla salvezza. 
Chissà quanti di questi giovani sono spinti a comprendere che entrare nello spazio di Dio, vivere e celebrare le opere di Dio, richiede la separazione da tutto quello che caratterizza la vita profana. 
Queste danze sono nate, e per lo più vengono riproposte, in chiave vocazionale. 
Sarà per questo che seminari e conventi sono strapieni... 
Non può mancare la nota squisitamente "liturgica" o teologica in tutto questo. 
E' una sola, la stessa da un bel pò di tempo, e valida per tutti, dal waka waka assisiano ai gruppi carismatici: Davide danzò davanti all'arca. 
Il presupposto è il medesimo dell'archeologismo liturgico: più si va indietro, è più ci si avvicina all'evento fondatore...
Solo che qui siamo indietro di qualche secolo persino rispetto a quell'evento (quant'è brutto chiamare evento il Figlio di Dio!). 
Se Davide ha danzato, non ha danzato Gesù. 
O almeno non ha chiesto di farlo. 
C'è poco da danzare nel cenacolo....
Se qualcuno ha danzato nel Nuovo Testamento, è il Battista, e per di più nel grembo della madre. 
Segno che siamo in presenza della nuova arca dell'alleanza. 
Le cose di prima sono passate! 
E di nuove ne sono sopravvenute, secondo un percorso lineare di sviluppo nella comprensione della verità. 
Perché dovremmo ballare e non stare in ginocchio? 
Perché dovremmo saltare e battere le mani, e non ascoltare? 
La crisi di fede ha la sua cartina di tornasole nella liturgia. 
Anche questa ridicola danza dell'io ci dice che siamo ancora lontani dalla sua ricomposizione. Non ci resta che far danzare il cuore nella preghiera, implorando la misericordia divina ".

8 commenti:

  1. Secondo me questi canti e balli inopportuni, smodati, e, diciamoci la verità, inutili, danno l'idea di una compensazione del celibato, e forse più ancora del nubilato........ Felice

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    1. A Felice, vatti a fare una psicoterapia!

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  2. Meno balli e più preghiere dai consacrati!

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  3. uno di questi fratacchioni, nell'uscire dalla Curia Arcivescovile di Cagliari ha chiesto a un giovane sacerdote se era uno di quelli che "indossano ancora quell'abito nero lungo"... Questi pagliacci vestiti da frati hanno suscitato solamente risate nelle discoteche, nelle piazze e in qualunque luogo ove han proposto le loro sciocchezze. Hanno umiliato la Chiesa e dato maggiori motivazioni alla gioventù per star lontani dalle parrocchie e diffidare del clero. Grazie frati dei miei stivali, buffoni! Ma tornatevene da dove siete venuti, a Cagliari di tutto avevamo bisogno, tranne che dei vostri balli. Grazie alla polizia municipale che ha cercato di argine il problema, dato che senza autorizzazione, con arroganza, hanno occupato strade e piazze, creando solo disagi. Mala tempora currunt. Speriamo solo che mons. Arcivescovo, mantenga l'equilibrio e la moderazione che finora han caratterizzato il suo episcopato.

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  4. Ho avuto un ottimo feed back dei giovani. Sono rimasti sorpresi e contenti di vedere dei consacrati scendere in piazza e interessarsi a loro. D'altra parte le chiese dove si celebra il Vetus Ordo si stano sempre più svuotando, mentre nel mondo tutto una Chiesa cresce anche in santità, nutrita dalla forma ordinaria della S. Messa di sempre.

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  5. La missione di Cagliari è stato un momento bello di evangelizzazione, i giovani sono stati raggiunti nei luoghi dove solitamente trascorrono la vita: università, scuole, pub, discoteche. Circa 400 giovani hanno partecipato alle catechesi serali, tanti dopo anni di lontananza dalla vita della fede e dalla frequenza ai sacramenti, nella chiesa di S. Antonio Abate in via Manno si sono accostati al sacramento della penitenza, tutto è servito all'annuncio di Cristo come unico vero Salvatore. I frati non hanno solo ballato, hanno incontrato volti di persone ferite dalla vita con cui hanno esercitato quel ministero della consolazione che ogni sacerdote è chiamato a esercitare! Prima di uscire per le strade hanno sostato in preghiera e la sera al rientro concludevano con l'adorazione e la benedizione eucaristica! Durante il giorno a turno i diversi gruppi dei missionari trascorrevano ore di adorazione silenziosa nella Chiesa di Sant'Antonio Abate! La missione giovani ha dimostrato che è possibile raggiungere i giovani e proporre loro la bellezza di Cristo e della sua sposa la Chiesa!

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  6. Un vero successo, altro che quelle liturgie anacronistiche dove ci vanno sempre i soliti che poi alla fine fanno gli stessi peccati di tutti. E allora?
    Almeno sti' fratacchioni ci hanno messo la faccia. I tradizionalisti ci mettono il lato B!

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  7. Almeno i "tradizionalisti" a Cagliari ci mettono la fede...PAGLIACCI!!! Meglio il circo!

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La Redazione