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lunedì 25 febbraio 2013

Breve storia della custodia dell'Eucarestia: dai Padri della Chiesa ad oggi passando per i due Concili: di Trento e Vaticano II

grazie a Luigi per la segnalazione. 
Breve storia della custodia dell'Eucaristia 
di dom Cassian Folsom osb - trad. it. a cura di d. G. Rizzieri

 "Bene et firmiter"

Nell'intento di discernere i grandi cambiamenti avvenuti lungo i secoli nella dottrina e nella prassi della custodia del Santissimo Sacramento, dividerò la storia del tabernacolo in quattro sezioni: dal periodo patristico fino al tempo carolingio, dal periodo carolingio fino al Concilio di Trento, dal Concilio di Trento al Vaticano II, e dal Vaticano II ad oggi.


Dal periodo Patristico fino al tempo Carolingio

Nel primo periodo storico si riscontrano due generi di custodia del Santissimo Sacramento: 1) la custodia privata dell'Eucaristia nelle case dei fedeli, e 2) la custodia dell'Eucaristia in chiesa per portarla ai malati o ai morenti. Nella prima categoria, le case dei fedeli, non abbiamo quasi informazioni su dove e come l'Eucaristia fosse custodita, sappiamo solo da alcune fonti che essa veniva devotamente avvolta in un telo di lino bianco o posta in una apposita cassetta o contenitore. Nel caso di riserva del Santissimo Sacramento nelle chiese, le Costituzioni Apostoliche al cap. VIII n. 13, indicano che i diaconi dovevano mettere ciò che avanzava delle specie eucaristiche consacrate durante la Messa in una stanza particolare chiamata 'Pastoforio', che nelle chiese orientali si trovava nella parte sud dell'altare. In occidente, era denominata 'secretarium' o 'sacrarium'. Il diacono, avendo l'incarico di amministrare l'Eucaristia, ne teneva le chiavi. Nella stanza vi era un'apposita credenza o cassetta chiamata 'conditorium'. Ne sono un esempio i mosaici del mausoleo di Galla Placidia del V secolo a Ravenna. Riguardo al tempo pre-carolingio, non si ha conoscenza dell'uso dell'altare come luogo per la riserva dell'Eucaristia.

Dal IX secolo, la riserva in chiesa del Santissimo Sacramento diviene la norma, mentre scompare la prassi di conservare l'Eucaristia nelle case. E' uno di quei cambiamenti fondamentali che merita maggiore attenzione. Giambattista Rapisarda offre tre ragioni per un cambiamento così significativo nella prassi eucaristica: 1) il sorgere delle grandi dispute eucaristiche sulla natura della presenza di Cristo, a partire da Pascasio Radberto (+859) e Ratramno (+868); 2) la diffusione di una diversa spiritualità che consisteva in un nuovo genere di preghiere apologetiche che manifestavano enorme rispetto per l'Eucaristia e un senso di profonda indegnità dinanzi a un così grande mistero; e 3) la conversione in massa dei popoli barbari con il pericolo di profanazione dell'Eucaristia da una parte, e di superstizione dall'altra.


Dal periodo carolingio al Concilio di Trento

I sei o sette secoli di questo secondo periodo vedono notevoli sviluppi nella teologia e nella prassi eucaristica. E' il tempo della controversia eucaristica che infuriò intorno a Berengario (+1088); dello sviluppo di una nuova pietà eucaristica che esprimeva il desiderio di vedere l'Ostia, per cui venne introdotta, nella consacrazione del pane e del vino nella Messa, prima l'elevazione dell'Ostia e poi quella del Calice; delle precisazioni scolastiche circa la transustanziazione; dell'istituzione della festa del Corpus Domini; del declino della ricezione della Comunione, e così via. Alcuni di questi fattori contribuiscono al formarsi di nuovi modi per custodire l'Eucaristia (le torri sacramentali, per esempio). In altri momenti, è la forza della consuetudine che mantiene le forme più tradizionali.

Righetti distingue cinque modi principali di custodia del Santissimo Sacramento durante questo periodo: 1) Propitiatorium: contenitore o cassetta posta sull'altare, una sorta di tabernacolo portatile. Il Concilio Laterano IV (1215-1216) prescriveva che dovesse restare chiuso a chiave e messo al sicuro. Un sistema assai diffuso in Italia nei secoli XIII e XIV; 2) Sacrestia: In molti luoghi, l'Eucaristia era conservata in sacrestia, in una sorta di apposita cassetta o credenza. Una prassi che durò fino al Concilio di Trento; 3) Colomba eucaristica: sistema usato attorno al secolo XI. Colomba di metallo (simboleggiante lo Spirito Santo), concava, di modeste proporzioni, che dal ciborio (se c'era) pendeva sull'altare o era posata su un tavolino accanto all'altare. Di uso frequente in Francia e Inghilterra, ma raramente usato in Italia; 4) Tabernacoli murati: il sistema più comunemente usato a partire dal XIII secolo, soprattutto in Italia e Germania, perché più pratico e sicuro. Dalla parte dell'altare su cui era posto il Vangelo, si incastonava alla parete un tabernacolo. Un fine esempio di tabernacolo simile è ancora visibile nella chiesa di San Clemente a Roma (XIII secolo). Dal XVII secolo, con lo sviluppo del tabernacolo sull'altare, i tabernacoli murati serviranno a custodire gli oli sacri; 5) 'Sakramentshaeuschen' o torri sacramentali: dal XIV al XVII secolo, era una caratteristica dei Paesi del nord Europa (Germania, Olanda e Francia settentrionale). Il tabernacolo, generalmente a forma di torre, costruito vicino all'altare, custodiva l'ostia consacrata in un contenitore di vetro protetto da una grata di qualche metallo. Rispondeva ai sentimenti della pietà popolare del tempo, che desiderava vedere l'ostia. Le torri erano in realtà quasi degli ostensori, che permettevano una sorta di esposizione permanente del Santissimo Sacramento. Ve ne era una grande varietà a seconda del luogo e del tempo. All'epoca, non vi era una prassi uniforme per la Chiesa universale.


Dal Concilio di Trento al Vaticano II

In questo terzo periodo, ciò che cambiò radicalmente la prassi cattolica fu la negazione protestante della presenza reale di Cristo nell'Eucaristia, e la risposta della contro-riforma a tale sfida. Il Concilio di Trento afferma contro i riformatori, che il Santissimo Sacramento deve essere custodito, ma il canone in questione non è molto specifico (sess. 13, can. 7), accennando appena al 'sacrarium' come luogo di custodia. Saranno la pietà popolare e due vescovi ad avere un ruolo importante nello stabilire una nuova forma di riserva eucaristica. Nel secolo XVI, ancor prima del Concilio di Trento, il vescovo Gian Matteo Giberti di Verona (+1543) disponeva che l'Eucaristia si custodisse in un tabernacolo posto sull'altare maggiore: "Il tabernacolo sia collocato sull'altare maggiore e installato permanentemente ("bene et firmiter"), affinché non venga assolutamente asportato da mani sacrileghe". Divenne normativo nella diocesi confinante di Milano, tanto che nel 1565, al primo sinodo provinciale di Milano, venne decretato che: "il vescovo vigili che nella cattedrale, nelle chiese collegiate, nelle parrocchie e in tutte le altre chiese, dove la Santissima Eucaristia è o dovrebbe essere generalmente custodita, essa sia collocata sull'altare maggiore, salvo parere diverso del Vescovo, per ragioni serie o necessarie". Nel 1576, un altro sinodo di Milano proibì i tabernacoli murati, ordinandone la distruzione. San Carlo Borromeo gettò su questa nuova prassi tutto il peso della sua autorità morale e spirituale. Nel duomo di Milano, egli fece trasferire il Santissimo Sacramento dalla sacrestia, dove fino ad allora era conservato, all'altare maggiore. Nel 1577 fu pubblicato il libro 'Instructionum Fabricae et Supellectilis Ecclesiasticae Libri II' del Cardinale Borromeo, che ebbe enorme influenza per i progetti architetturali delle chiese nei secoli a venire. Egli detta le norme per i tabernacoli in forma autoritativa, senza fornire giustificazioni. Partendo dal decreto del sinodo provinciale di Milano del 1565 sull'ubicazione del tabernacolo possibilmente sull'altare maggiore, San Carlo dispone che si ponga in vigore tale prassi, dando istruzioni sui materiali da usare, sullo stile, sui motivi decorativi, sulle dimensioni, ecc.

Il 'Rituale Romanum' del 1614 incorporò tale prassi nei "praenotanda", nella sezione del Santissimo Sacramento dell'Eucaristia (Titulus IV, c.1, par.6), il che fece sì la riserva del Santissimo nel tabernacolo sull'altare prendesse il nome di "tradizione romana". La collocazione sull'altare maggiore non era tuttavia assoluta, nel caso in cui si prevedesse che un altro altare potesse essere più dignitoso o più adatto. Il Rituale non era obbligatorio, per questo la "tradizione romana" del tabernacolo sull'altare maggiore si diffuse solo gradualmente, mentre gli altri Paesi europei continuarono a conservare le loro usanze, a volte per secoli. Ma la parte delle 'Instructiones' di San Carlo Borromeo dedicata al tabernacolo, ebbe un influsso superiore a tutte le altri parti della sua opera, tanto che dal XVII al XVIII secolo quasi ovunque i tabernacoli d'altare saranno tutti secondo le istruzioni di San Carlo Borromeo.

Il cambiamento estremamente importante che si verificò dopo il Concilio di Trento può essere spiegato da un numero di fattori: 1) la negazione protestante sulla custodia del Santissimo Sacramento e l'affermazione nel modo più chiaro possibile della Chiesa di porre il tabernacolo al centro dell'altare maggiore; 2) il conseguente accentuarsi delle devozioni eucaristiche, quali l'adorazione e l'esposizione del Santissimo; 3) il fiorire dell'architettura barocca, soprattutto a Roma, che comunica una esasperata fierezza ed entusiasmo nella fede cattolica della presenza eucaristica; 4) la standardizzazione dei libri liturgici (in questo caso il Rituale Romano) e di conseguenza, il graduale uniformarsi della prassi liturgica.


Dal Vaticano II ad oggi

I cinquanta anni trascorsi dal Concilio Vaticano II sono stati caratterizzati da enormi cambiamenti nella teologia liturgica e nella sua prassi. L'ubicazione del tabernacolo rispetto all'altare è stato un tema di animato dibattito. Ciò che era normativo nel periodo post-tridentino è stato largamente respinto nel periodo post-Vaticano II. Se c'è stato un consenso generale circa dove il tabernacolo non deve stare (sull'altare maggiore), nessun consenso invece circa a dove dovrebbe stare. Il disaccordo teologico su tali temi ha condotto ad una prassi pastorale quanto mai confusa e talvolta contraddittoria. Tali cambiamenti verranno presentati in dettaglio nella seconda sezione sulle norme liturgiche del prossimo numero di 'Sacred Architecture".

Due sono le ragioni principali che hanno determinato l'attuale enorme cambiamento. 1) La motivazione teologica tendeva a mettere al centro dell'attenzione l'altare e l'azione eucaristica della Messa, opposta all'adorazione e al culto del Sacramento nel tabernacolo (una sorta di dicotomia tra l'Eucaristia intesa come sacrificio e l'Eucaristia intesa come sacramento). Nella prassi, la conseguenza è stata il declino della devozione eucaristica. 2) La motivazione pastorale tendeva a promuovere la partecipazione attiva ponendo l'altare 'versus populum'. Nelle chiese antiche, la soluzione più comune è stata di collocare un nuovo altare di fronte a quello vecchio, causando però un certo conflitto interiore nel fedele, almeno a livello di subconscio. Il dilemma su dove porre il tabernacolo per il Santissimo Sacramento è stato frequentemente risolto creando una cappella laterale.

Se questa è stata la prassi plurisecolare delle grandi Basiliche e Cattedrali e rimane eminentemente appropriata nelle medesime situazioni, molte innovazioni moderne sono state meno che riuscite, e le cappelle del Santissimo Sacramento, piccole e affollate, possono sembrare inadeguate e perfino irriverenti. Le Istruzioni Generali riviste del Messale Romano del 2002, tentano di risolvere alcuni di questi dilemmi proponendo un nuovo modello.



The Institute of Sacred Architecture, vol. 22 - autunno 2012 http://www.sacredarchitecture.org/articles/ibene_et_firmiter/
trad. it. a cura di d. G. Rizzieri

(28/01/2013)

23 commenti:

  1. Ormai ci sono chiese dove il Santissimo non è nemmeno più nell'edificio principale ma in una cappella (ripostiglio - sala giochi per i bambini la domenica), fuori dal corpo della chiesa, come ad esempio nella nuova chiesa (?) del Carmine a Monselice. Altro esempio è la nuova chiesa di Rocchette, vicino a Vicenza, dove il sacerdote non può nemmeno fare le genuflessione al Santissimo perchè non è visibile dall'altare (è nascosto da una parete).

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    1. ci sono preti che si genuflettono al santissimo ma persino quando sono ancora in chiesa pensano a peccare di sacrilegio. É meglio un prete ipocrita che si genuflette al Signore pubblicamente ma che poi commette sacrilegi gravissimi di nascosto facendo quello che gli pare e disobbedendo a Dio oppure è meglio un prete che dimentica di genuflettersi mostrandosi al popolo ma che peró segue nella sua vita privata tutti i Comandamenti di Dio con vera fede? Il prete che ostenta di seguire il protocollo solo esteriormente, davanti agli altri, ma non si inginocchia nella sua vita alla Leggi del Signore è come gli ipocriti farisei condannati da Gesú.

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    2. Fate quello che dicono, ma non fate quello che fanno... ci sarà pure un motivo per questa affermazione, o no? E poi cosa c'entra la sua risposta con la custodia del Santissimo Sacramento?

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    3. La ringrazio anonimo 11:00 per la frase riportata anche se la citazione è incompleta e fatta a sproposito perché mentre lei la usa maliziosamente come sbrigativa scusante per gli ecclesiastici ipocriti, in realtà Gesù invece la usò proprio per condannare senza esitazione (non per scusare) scribi e farisei per la loro falsità di fronte a Dio e al popolo.

      Matteo 23, 1-12

      “ Allora Gesù si rivolse alle folle e ai suoi discepoli dicendo: “SULLA CATTEDRA DI MOSÈ SI SONO ASSISI GLI SCRIBI E I FARISEI. FATE E OSSERVATE CIÒ CHE VI DICONO, MA NON QUELLO CHE FANNO. POICHÉ DICONO MA NON FANNO. LEGANO INFATTI PESI OPPRIMENTI, DIFFICILI A PORTARSI, E LI IMPONGONO SULLE SPALLE DEGLI UOMINI; MA ESSI NON LI VOGLIONO MUOVERE NEPPURE CON UN DITO. FANNO TUTTO PER ESSERE VISTI DAGLI UOMINI. INFATTI FANNO SEMPRE PIÙ LARGHE LE LORO FILATTERIE E PIÙ LUNGHE LE FRANGE; AMANO ESSERE SALUTATI NELLE PIAZZE ED ESSERE CHIAMATI DALLA GENTE RABBÌ”.

      Come dice giustamente anonimo 08:26 oggi molti tabernacoli sono addirittura nascosti da pareti in chiesa per cui non sono neppure visibili dal sacerdote durante la celebrazione della Messa.

      Se oggi tanti ecclesiastici non sono più capaci di custodire il Santissimo neppure nel proprio cuore, come possiamo pretendere di poterlo custodire degnamente nelle chiese?

      Tutti possono portare secondo il proprio gusto segni esteriori di una fede che non hanno ma Gesù Cristo si fa trovare solo da chi lo cerca veramente.

      Il "fate quello che dicono non quello che fanno" perché quello che fanno i religiosi è contro Dio, è proprio una delle spiegazioni che ha spostato il Santissimo fuori dal centro della vita di tanti ecclesiastici mondani e, di conseguenza, di molte chiese di oggi.

      Se vogliamo rimettere il Santissimo al centro delle nostre chiese dobbiamo prima mettere il Santissimo al centro della nostra vita tramite la conversione.

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    4. Placet anonimo 12:19

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  2. Non bisogna vedere cosa sia meglio o peggio ma il meglio. Il sacerdote deve mostrare riverenza verso il Santissimo Sacramento e condurre vita santa. Sono caratteristiche che dipendono l'una dall'altra. Se non ha rispetto del Santissimo Sacramento inoltre non può essere santo.

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  3. ...e non solo....quanti ci mettono quelle orrende poltrone davanti al Tabernacolo!!

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  4. ma come fa uno studio del genere a non citare le prescrizioni del Ceremoniale Episcoporum sulla posizione del Tabernacolo? dilettantismo? incompetenza?

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  5. ah scusa. L'unico commento lecito è forse: articolo perfetto, splendido? faccio una critica fondata. Se scrivo della custodia dell'Eucaristia dopo il Concilio di Trento e non cito uno dei principali testi legislativi a riguardo, forse l'articolo non è così perfetto e la superbia non c'entra nulla.

    Vedo che i commenti di MIL sono perfino più acidi, calunniosi e gratuiti di un tempo. Francamente rimpiango perfino Simon de Cyrène, che almeno argomentava a suo modo. Ora vedo solo provocatori da due soldi e calunniatori. Si stava meglio quando non c'erano più i commenti

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    1. Anonimo 17:07, c'è modo e modo di criticare.

      Il tuo commento è superbo perchè tu addirittura insinui che chi ha scritto l'articolo pecchi di, parole tue, "dilettantismo? incompetenza?" e poi ti lamenti se te lo fanno notare?

      Un conto è dire che era meglio citare un testo legislativo, tra l'altro una precisazione non così fondamentale per la natura e la comprensione dell'articolo, altra cosa è dire che gli altri siano degli incompetenti e/o dilettanti: offese immeritate e al vetriolo.

      Però se ti fanno notare la tua superbia allora tu subito scrivi che "si stava meglio quando non c'erano più i commenti".

      Anonimo, l'unico che lascia commenti acidi, oltre che immaturi ed infantili, qui mi sembri proprio tu.

      Porta un pò di rispetto per chi lavora in Redazione e si è preso la briga di tradurre un testo.

      E metti un pò di zucchero nella tua camomilla stasera: magari ti addolcisci un poco.

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    2. purtroppo è un testo fondamentale, che tra l'altro inficia buona parte della tesi dell'Autore dell'articolo, prescrivendo che nelle chiese con ufficiatura corale (cioè le principali, dove la liturgia si volgeva nella sua forma più completa), il SS.mo NON sia conservato sull'altare maggiore. Quindi posso parlare di incompetenza e dilettantismo, perché argomento ed entro nel merito delle questioni offerte alla nostra riflessione. Invece pensare immediatamente che uno parli di incompetenza per acidità e simili, senza argomentare nel merito della questione, è esattamente ciò che mi fa rimpiangere l'assenza dei commenti.

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    3. Anonimo 11:52 non sei acido: di più! Ha ragione anonimo 18:28. Dare dell'incompetente e del dilettante all'autore dell'articolo è pura mistificazione.

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    4. Mistificare e' far passare l'autore dell'articolo come un professionista.
      Ha ragione anonimo 11:52

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  6. Articolo estremamente interessante!

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  7. La nuova chiesa conciliare democratica non ha bisogno del Tabernacolo. Celebra se stessa ed erige da sè la Chiesa.

    Già Paolo VI aveva detto che un pensiero non cattolico sembra affermarsi. Ora ci siamo e prima di parlare della custodia della Eucarestia dovremmo chiederci quanto di cattolico è rimasto a seguito della riforma protestantizzante della liturgia.

    Prima di affrontare un tale tema, poi, sarebbe utile sapere quanti cattolici (post conciliari) sanno cosa sia il Tabernacolo.

    Io la domanda l'ho fatta nella mia parrocchia (in cui l'Eucarestia viene distribuita sempre da volenterose ministre straordinarie: il parroco filo comunista fa omelie da oltre 15 minuti: mai nominando la Madonna chiaramente) e la stragrande maggioranza dei parrocchiani non sapeva cosa fosse!

    Durante la messa della domenica (ore 10 e 30) i bambini ululanti vengono stipati tutti in una cappellina latera che ospita il Santissimo Sacramento. Del resto Dio non ha più diritti: è un nostro pari a cui dare del tu!





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    1. Non esiste una chiesa conciliare. Esiste solo una Santa Chiesa Cattolica. La Chiesa, come si evince dalla chiara esposizione dell'articolo, ha introdotto i tabernacoli soltanto molti secoli dopo la sua istituzione e in risposta a richieste "umane", non per volontá divina. Quindi cerchiamo di capire la storia e la tradizione tutta della Chiesa e la sua evoluzione nel tempo altrimenti siamo soltanto tradizionalisti arroccati ad una tradizione falsata e nostalgica di una sola parte recente del passato! Non facciamo come i farisei che erano attaccati alle loro tradizioni religiose tramandate dai loro padri e che preferirono seguire le loro tradizioni umane invece di Gesú, il Figlio di Dio. Se la tradizione apostolica ci rivela che l'eucarestia per diversi secoli era persino custodita nelle case dei cristiani avvolta in un semplice panno di lino, perchè ci dovremmo scandalizzare se l'eucarestia oggi viene distribuita anche da ministre straordinarie? Amiamo la tradizione come i farisei oppure amiamo Nostro Signore Gesù Cristo?

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  8. I soliti pasticci italiani... nella liturgia come nella politica. E lo stesso discorso vale anche per la collocazione del crocifisso: accanto a destra, accanto a sinistra, sopra la mensa, dietro sulla parte o che pende sopra l'altare... nella mia parrocchia il parroco ha risolto l'enigma eliminandolo del tutto!

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  9. Che bel e appropriato termine: la "mensa".

    Nei moderni hangar e chiese conciliari dell'orrore, ormai si utilizza una tavola, il Tabernacolo è sparito, il crocifisso non c'è, l'inginocchiatoio non va bene (non si concilia con lo status di cattolico adulto).

    I nuovi edifici cattolico-democratici-conciliari-ecumenici sono orami sensibimente diversi dalle chiese cattoliche ante concilio e sensibilmente omologhi agli edifici dei protestanti.

    Cortesemente qualcuno può rispondere ad un mio dubbio: le varie chiese protestanti (a vario titolo) hanno validi mezzi di salvezza. E' necessario per queste persone convertirsi al cattolicesimo?

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    1. Se leggi bene l'articolo viene specificato che il tabernacolo è stato introdotto solo negli ultimi secoli dalla Chiesa. Prima non esisteva. Quindi è un'usanza a cui ci siamo affezionati ma nulla più.
      Se i protestanti si convertono al cattolicesimo sicuramente sarebbero avvantaggiati ma Giovanni Paolo II insegna che il protestantesimo come tutte le altre religioni hanno al loro interno mezzi di salvezza. Tu che dici? C'è da crederci?

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  10. trovo l'articolo interessante, se manca qualcosa nn lo reputo un dramma...in tutte le chiese di mia conoscenza il tabernacolo è al centro dell'altare(forse xchè vivo a Roma e le chiese sono antiche), però in alcune chiese più " moderne" effettivamente è posto in cappelline laterali che manco ci pensi che c'è il santissimo! Garantisco, che entrare in Chiesa e vedere subito la presenza del Signore che fa " accoglienza" è consolante!

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La Redazione