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venerdì 18 gennaio 2013

Mons. Marini: "Il Gloria 'responsoriale' non va bene; la Messa non è un 'contenitore' da riempire con quello che piace a noi".

Girovagando in rete, abbiamo scovato questa interessante intervista (del 15 gennaio 2013) che don Enrico Finotti ha fatto a mons. Guido Marini, cerimoniere del Papa, a proposito dei riti natalizi celebrati da Benedetto XVI.
Per motivi tecnici non riusciamo a riproporla qui sul nostro blog, ma potete leggerla al link nel sito Liturgia Culmen et Fons, e vi consigliamo di farlo perché è davvero interessante!!!
Qui alcuni alcuni degli argomenti trattati per "ispirare" le prossime celebrazioni natalizie delle parrocchie cattoliche: il significato del rallentare il canto del Credo alle parole dell'incarnatus est, l'opportua  e ottima consuetudine di suonare le campane al Gloria della Notte di Natale (e non solo in quella di Pasqua), quando l'inno angelico fu "inaugurato" per la prima volta per la nascita dell'Emmanuele;  il significato teologico della deposizione dell'Evangeliario accanto della statua del Bambin Gesù, il Verbum Dei incarnatus.

 Cantuale Antonianum ha scritto alcune ottime considerazioni sui punti più particolari delle parole e delle istruzioni/direttive liturgiche -più o meno esplicite- date da Mons. Marini per le celebrazioni parrocchiali,  e ve le proponiamo volentieri.

"Mi pare che mons. Cerimoniere approfitti dell'opportunità non solo per rispondere alle domande, ma anche (e soprattutto direi) per mandare chiari messaggi da "mettere in pratica" nelle liturgie delle diocesi e delle parrocchie, prendendo spunto ed esempio dalle messe papali.
Vediamo tre di questi "messaggini subliminali" per nulla nascosti, ma elegantissimamente ammaniti. Ve li traduco in linguaggio popolare, terra terra, così tutti possono capire:
a) Fuori la Kalenda dalla Santa Messa di Mezzanotte. Pur essendo un bellissimo testo - e tanto pubblicizzato anche su questo blog - dice bene Mons. Marini: non si può inserire nella santa Messa quello che pare e piace. Il canto della Kalenda, o annuncio del Natale, è parte dell'Ufficio e viene tratto dal Martirologio Romano. Deve rimanere al suo posto, ossia al termine della Veglia che solitamente, in tutte le chiese, precede la Messa della Notte e ne costituisce come il preludio.
b) Via il "Gloria di Lourdes" e affini dalla liturgia. Il canto del Gloria, che risplende a Natale (e Pasqua) dopo le settimane di preparazione in cui non lo si canta, è un inno e in forma innica (cioè tutto di seguito come è scritto) dev'essere cantato. Non è un salmo responsoriale o una canzone con ritornello. Quindi sono da eliminare dall'uso liturgico (anche se molto belli... non si sta discutendo di questo) i canti del Gloria (Giombini (!) oltre che Lourdes...) che inseriscono ritornelli nel corpo dell'inno di lode. Infatti ribadisce Marini, il Gloria "non dovrebbe essere mai eseguito nella forma responsoriale".
c) Sì alla pietà popolare ma da distinguere nettamente dalla liturgia. No alle commistioni emozional-liturgiche!
Facendo riferimento alla visita del Papa al presepio dopo la Messa della Notte, Mons. Marini ne approfitta per fare una sintesi del rapporto fra pietà popolare e liturgia. Assolutamente non si deve disprezzare una per far emergere l'altra, ma nemmeno si devono mescolare. Ognuna delle espressioni della devozione e del culto cristiano ha il suo posto e la sua ragion d'essere. La liturgia annuncia e celebra il mistero della Fede nella sua integralità e integrità, la devozione popolare contempla con il sentimento e con gli slanci del cuore: mentre - per es. - i testi della liturgia non devono essere cambiati dai singoli perché esprimono l'oggettività del dato di Fede, invece le espressioni della pietà popolare devono adattarsi ai luoghi e all'indole del popolo, perché esprimono la soggettività della risposta della devozione.
Ognuna nel suo ambito - liturgia e pietà popolare - sono entrambe da coltivare e da far fiorire: ma non da mischiare per fare una liturgia più partecipata o una devozione più biblico-liturgica (spesso però razionalizzata, inaridita e fredda). Questo non vuol dire che non si debba vigilare sulle esagerazioni devozionali come anche si deve sempre lottare contro gli abusi liturgici (ma questo è un altro discorso...).

Testo preso da:
Cantuale Antonianum

8 commenti:

  1. Onore a Mons.Guido Marini,e davvero Complimenti per le Celebrazioni Gloriose da lui organizzate.
    Si potessero seguire tutte le sue indicazioni liturgiche, almeno nella metà delle chiese parrocchiali (che già non lo fanno)allora, a quel punto la messa di Natale richiamerebbe davvero i cuori della gente.
    Il suono dell'organo e delle campane, (evitando,di sovrapporre almeno i campanelli interni alla chiesa, alle parole del Gloria)è davvero qualcosa che riporta, chiudendo gli occhi alla grotta della Natività.
    "Gloria In Excelsis Deo" le Campane e l'organo ci ricordano che con quelle parole egli si è fatto Carne. Con quelle gloriose parole gli Angeli ci annunciano che un Bambino ci guarda con i suoi occhi misericordiosi e che è pronto a fare tanto per noi.

    Bellissima anche l'immagine, sottolineata da Mons.Guido Marini della processione del Celebrante con la "deposizione" del Bambinello al presepio, solo però alla fine della Celebrazione Liturgica.
    Purtroppo ho visto in molte chiese fare questo atto, durante il canto del "Gloria".
    Dico purtroppo perché, ciò secondo me, oltre a distrarre notevolmente tutta l'assemblea, che si concentra sulla processione e non sul canto del Gloria, non porta quella stessa gioia e commozione che si avrebbe, se invece tale a atto si facesse, solo alla fine della Celebrazione Liturgica.

    Speriamo davvero che i consigli di Mons. Marini possano essere letti ed ascoltati da molti "Cerimonieri" perché, con tali aiuti liturgici, La Solenne Messa di Natale può essere davvero un Grande atto di Gloria verso il N.S.G.C. e non solo una festa popolare.





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  2. Non sono molto daccordo su questo con l'anonimo sopra, il canto del Gloria insieme alla deposizione del Bambinello creano un effetto molto bello e commovente, "deporre" il Bambinello a fine celebrazione non avrebbe senso, in quanto la messa è finita, e la particolarità della messa della notte di Natale è proprio rievocare la nascità di Gesù anche attraverso forme visibili e di pietà popolare. in molte chiese dopo il CVII si è deciso addirittura di non allestire più il presepe proprio perchè "ci si deve concentrare sulla liturgia e non sul devozionalismo popolare",ma penso che sia una cosa totalmente sbagliata. anche il gloria cantanto " a mo di salmo", cioè con la ripetizione della strofa "gloria in excelsis deo", non mi pare chissà quale abuso liturgico, ma anzi accentua di più la solennità del gloria, che cantato in qusto modo è veramente bello e suscita pietà popolare. filippo

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    1. Concordo con l'Anonimo delle 14,17.
      Sono anche d'accordo con la questione del Gloria.
      Debbo tuttavia notare che all'atto pratico in alcune celebrazioni festive, senza coro, il ritornello di Laourdes del Gloria, magari accompagnato dall'Organo Pleno, crea un momento liturgico di particolare solennità che come tale è recepito dai fedeli.
      D'accordo che il Gloria non andrebbe ridotto ad un ritornello ma in mancanza della Schola all'inizio e alla fine dei versetti recitati il canto del ritornello con l'accompagnamento dell'Organo ( con il ripieno) contribuisce a immettere nei fedeli il senso della festa.
      Altre soluzioni, per il momento, non ne vedo ( a parte il canto del Gloria della Messa VIII gregoriana sempre meno cantato da parte dell'assemblea). Mi ci sono invecchiato con questa problematica del canto del Gloria : le stesse osservazioni di decenni fa ... ora pur di salvare un minimo di solennità ho adottato la "soluzione" di cui sopra. In alcune parti ho sentito cantare dai cori la parte iniziale del Gloria di Vivaldi, in altre il "Gloria" della Messa Popolare di Michele Haydn... questa precisazione giova anche alle Scholae perchè possano riprendere la sana abitudine di studiare per intero delle Messe gregoriane o figurate ma non risolve la questione delle celebrazioni senza coro.

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    2. organista di parrocchia21 gennaio 2013 alle ore 23:28

      Nella mia parrocchia ogni domenica si canta con l'assemblea il Gloria per esteso in italiano (autore Luigi Picchi), mentre durante cinque solennità all'anno si canta, alternata tra coro e assemblea, la Missa de Angelis, dunque Gloria compreso.
      È stato un impegno non irrilevante quello di riuscire in questo intento, ma dopo mesi di perseveranza siamo contenti di avercela fatta.
      Il canto del Gloria per esteso mette molto bene in risalto la sua forma tripartita dedicata alla SS.Trinità.
      È vero che per praticità o per indolenza è molto diffuso il ritornello con le parole iniziali dell'inno, ma vi assicuro che agli effetti pratici non è la stessa cosa. È un unicum che nella Messa non va sottovalutato, a costo di qualsiasi sacrificio.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Pienamente daccordo con Mons. Guido Marini, anche se, secondo me, creano piu' scandalo gli ABUSI LITURGICI che le esagerazioni devozionali (e comunque anche questi). Iniziamo a eliminare i primi per poi passare ai secondi. Soprattutto iniziaTe, chi di competenza, ad intervenire nei seminari. Iniziamo/Te a sanare da li'. Perche' qualche cattivio maestro, ho idea, che abbia preso residenza proprio li'.
    Vostro fratello in Cristo.
    Martnes

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  5. Con il "mi piace e non mi piace" o con "è commovente" ecc non si va avanti!! La liturgia è patrimonio della Chiesa Universale e come tale va rispettata nelle sue forme e regole! Apprezzo molto le osservazioni fatte dal mons. Guido Marini, chiare e semplici e soprattutto di facile applicazione in ogni comunità parrocchiale dalla piu piccola alla piu grande.
    Infine un rigraziamento al sito: www.liturgiaculmenetfons.it molto bello e interessante, da segnalare i bei video di celebrazioni presenti e la rivista che se ho capito bene edita l'associazione che cura il sito tesso.
    Bravi!

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