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mercoledì 31 ottobre 2012

Il cardinale Cañizares: «Celebro in rito antico per far comprendere che è normale usarlo»


Il cardinale Cañizares spiega perché ha accettato di presiedere in San Pietro la messa di sabato per i fedeli del pellegrinaggio «Una cum Papa nostro»


di Andrea Tornielli

«Ho accettato volentieri di celebrare la messa di sabato prossimo per i pellegrini venuti a ringraziare il Papa per il dono del motu proprio Summorum Pontificum: è un modo per far comprendere che è normale usare la forma straordinaria dell’unico rito romano…». Il cardinale Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, risponde così alla domanda di Vatican Insider sul significato della celebrazione che avrà luogo sabato prossimo, 3 novembre, alle ore 15, presso l’altare della Cattedra nella basilica di San Pietro. Proprio questa mattina, il portavoce del pellegrinaggio intitolato «Una cum Papa nostro» ha annunciato la presenza alla celebrazione anche dell’arcivescovo Augustine Di Noia, vicepresidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei.

Qual è il senso di questo pellegrinaggio?

«È quello di rendere grazie a Dio e di ringraziare il Papa per il motu proprio di cinque anni fa, che ha riconosciuto il valore della liturgia celebrata secondo il messale del beato Giovanni XXIII sottolineando la continuità della tradizione nel rito romano. Riconoscendo la liturgia precedente si comprende che nel riformare non si nega ciò che era in uso precedentemente».

Perché ha accettato di celebrare la messa per i pellegrini che seguono il rito preconciliare?

«Ho accettato perché è un modo per far comprendere che è normale l’uso del messale del 1962: esistono due forme dello stesso rito, ma è lo stesso rito e dunque è normale usarlo nella celebrazione. Ho già celebrato diverse volte con il messale del beato Giovanni XXIII e lo farò volentieri anche questa volta. La Congregazione della quale il Papa mi ha chiamato ad essere Prefetto non ha nulla in contrario all’uso della liturgia antica, anche se il compito proprio del nostro dicastero è di approfondire il significato del rinnovamento liturgico secondo le direttive della costituzione Sacrosanctum Concilium e dunque di metterci sulla scia del Concilio Vaticano II. A questo proposito bisogna dire che anche la forma straordinaria del rito romano deve essere illuminata da quella costituzione conciliare, che nei primi dieci paragrafi approfondisce il vero spirito della liturgia e dunque vale per tutti i riti».

Cinque anni dopo come giudica l’attuazione del motu proprio Summorum Pontificum?

«Non conosco nei dettagli ciò che avviene nel mondo, anche perché la competenza su questo è della Commissione Ecclesia Dei, ma credo che poco a poco si cominci a comprendere come la liturgia è fondamentale nella Chiesa e noi dobbiamo ravvivare il senso del mistero e del sacro nelle nostre celebrazioni. Inoltre mi sembra che a cinque anni di distanza si possa meglio comprendere come non si tratti soltanto di alcuni fedeli che vivono nella nostalgia del latino, ma che si tratti di approfondire il senso della liturgia. Tutti siamo Chiesa, tutti viviamo la stessa comunione. Il Papa Benedetto XVI lo ha spiegato molto bene e nel primo anniversario del motu proprio ha ricordato che “nessuno è di troppo nella Chiesa”».

da vaticaninsider.lastampa.it

martedì 30 ottobre 2012

Vigilia del Pellegrinaggio "straordinario" che inizierà domani con i Primi Vespri di Ognissanti

Carissimi, ormai ci siamo. Siamo alla Vigilia del Pellegrinaggio. Eh sì: infatti questo speciale triduo tradizionale (che vedrà la partecipazione di tutti i fedeli della famiglia Summorum Pontificum provenire da tutto il mondo) si aprirà domani  mercoledì 31 alle 19.15  con i primi vespri di Ognissanti, presso la Parrocchia della Ss.ma Trinità dei Pellegrini.
Da domani e fino alla S. Messa in Vatincano, nella Città Santa sarà "invasa" da sacerdoti in talare, giovani famiglie numerose, religiosi e fedeli "tradizionali". Inoltre sarà un fiorire di celebrazioni, di momenti di preghiera dei e per i pellegrini che mano mano arriveranno per partecipare alla grande processione di sabato e poi alla S. Messa all'altare della Cattedra alle 15:00 in san Pietro. 

- CLICCA QUI  per il PROGRAMMA -

Il primo appuntamento degno di nota è la S. Messa pontificale che celebrerà il card. Brandmuller per Ognissanti alle 10:30 alla Ss.ma Trinità dei Pellegrini che, nonostante il malore cardiaco che ha avuto a settembre, ha voluto confermare la propria presenza e disponibilità e celebrare personalmente la S. Messa.

Un'altra celebrazione per i pellegrini sarà quella celebrata da Mons. Giuseppe Sciacca, segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, venerdì alle 18:30 sempre alla Trinità dei Pellegrini, in suffragio per le anime di tutti i i Defunti.
Può essere occasione questa per imparare qualche notizia su cosa sia il Governatorato dello Stato più piccolo, ma più importante, al mondo e sulle sue funzioni, in modo da conoscere qualcosina in più ogni volta che oltrepassiamo il confine tra lo Stato Italiano e quello Vaticano (nato nel 1929). (Lo sapevate che la Polizia Italiana non può salire i gradini della scalinata antistante la Basilica?) "Il Governatorato, ossia il complesso degli organismi attraverso i quali il Presidente, coadiuvato dal Segretario Generale e dal Vice Segretario Generale, esercita il potere esecutivo, si articola in Direzioni ed Uffici Centrali".
Il lavoro del Presidente e del Segretario del Governatorato consiste in questioni ben importanti e a volte di estrema delicatezza (si veda il caso del maggiordomo, del processo e di quello che ne consegue). Molto delicati sono i Rapporti Diplomatici (tenuti in sintonia e collaborazione con la Segreteria di Stato - Sezione Rapporti con gli Stati), così come l'attuazione delle leggi dello Stato del Vaticano e l'emanazione di Regolamenti interni (ad esempio: per il Governo e la sicurezza della Basilica Vaticana e di tutte le Basiliche Papali).
Qui sul sito ufficiale dello Stato della Città del Vaticano si possono trovare informazioni sulla struttura del Governatorato, sulla sua organizzazione, sulla gestione di tutto quello che riguarda il "potere temporale" del Papa (dagli edifici extraterritoriali e Ville Pontifice che ne costituiscono la superfice territoriale, alla Gendarmeria adibita a difenderla, dalle Poste alla Zecca fino alla Sanità e all'Ufficio del Lavoro -per l'assunzione e la disciplina dei rapporti lavorativi dei dipendenti laici).
Potete trovare anche qualche curiosità sull'Inno del Vaticano  -composto dal celebre Charles Gounod-, sulla bandiera, sulle targhe ecc.
Sicuramente dopo la lettura di questo bel sito saprete spiegare a chi farà confusione per ignoranza e per polemica, la differenza tra S. Sede e Stato del Vaticano, e lo stretto e inscindibile rapporto strumentale che lega il secondo alla prima per permettere al Papa la realizzazione piena ed autonoma del suo Magistero Petrino.
La S. Sede, con a capo il Papa, Capo della Chiesa Cattolica in quanto Vescovo di Roma, "governa" spiritualmente i milioni di cattolici nel mondo intero, il Governatorato, si occupa per conto del Papa, Sovrano dello Stato, del solo aspetto "terreno" del Vaticano e di quanto ne è accessorio e pertinenza.

Tornando al Pellegrinaggio: i fedeli della Famiglia "Summorum Pontificum" dovrebbero essere soddisfatti: due cardinali, un arcivescovo e un vescovo prenderanno parte al pellegrinaggio in diversi modi.
Anche nel "merito" delle competenze dei 4 prelati si nota una particolare attenzione della Curia Romana ai cattolica di sensibilità "tradizionale": il Prefetto della Congregazione del Culto Divino, custode dell'ortodossia e della cattolicità dei Riti, celebrerà a San Pietro, assistente il Vicepresidente della Pontificia Ecclesia Dei (che si occupa specificamente della Liturgia antica). Il Segretario del Governatorato, celebrerà la Messa per i Defunti e un Officiale dell'Ecclesia Dei sarà il primo cerimoniere. 
Insomma uno sguardo amorevole e di attenzione verso i fedeli!
Si potrebbe concludere con queste righe (di Robert Moynihan, uno dei maggiori vaticanisti americani, fondatore ed editore di Inside the Vatican):

"Data la posizione e le vedute di Canizares, si potrebbe pensare che, simbolicamente parlando, la decisione di permettere la celebrazione di questa Messa nella basilica Vaticana all’inizio dell’ “Anno della Fede” e di avere come celebrante l’uomo a capo del dicastero liturgico del Vaticano, soprannominato “il piccolo Ratzinger”, sia per Roma la scelta strategica più vicina al far celebrare la Messa dal Papa, pur non facendola celebrare, in realtà, dal Papa in persona."
R
obert Moynihan, The Moynihan Report, numero 28.Il testo completo in italiano è stato pubblicato qui: http://www.missagregoriana.it/?p=1179 

F.S.S.P.X e la S. Sede. Comunicato dell'Ecclesia Dei del 27 ottobre 2012

Ringraziamo un lettore per averci segnalato questo Comunicato di sabato scorso, 27 ottobre 2012, che ci era incolpevolmente sfuggito per giustificati motivi... di maltempo.

Letto il comunicato, noi facciamo parte degli ottimisti (non degli ingenui eh, ben sapendo che si ha a che fare con i preti, e, per giunta, di Roma). e dei fiduciosi in Dio e in Benedetto XVI.  Ma è indubbio che non si può non notare che in generale i toni della Dichiarazione sono pacati e concilianti e che il focus del messaggio sia il desiderio del Papa e della Fraternità per la tanto auspicata e voluta "riconciliazione".
Per raggiungere questa, da un lato si legge che la Fraternità ha bisogno di preparare, con studio e riflessione, la propria risposta alle proposte della S. Sede (non si dice che la F.S.S.P.X deve decidere se accettare o no: si dice che essa deve preparare la risposta, come dire: 'noi si auspica che la risposta sia positiva'), dall'altro lato la S. Sede si dichiara ben disposta ad aspettare e a comprendere il bisogno di riflessione dei superiori lefebvriani, pur di arrivare al punto di incontro.
Certo, si tace su un fatto grave che è stato il vero motivo del brusco stop del riavvicinamento della Fraternità con Roma: si tace sul fatto che le correzioni di Mons. Fellay (apportate prima di giugno alla dichiarazione dottrinale e che erano state approvate dal Papa in persona -e che avrebbero così permesso un'immediata accetazione da parte della F.S.S.P.X del riconoscimento canonico propostole-) sono state poi improvvisamente eliminate dalla Congregazione della Dottrina della Fede che -il 13 giugno 2012-  aveva così riproposto a Fellay il testo originario, causando, in questo modo, l'arretramento delle intese in corso.
Il fatto è stato grave e facilmente spiegabile. Ne azzardiamo una: forse nell'anno che avrebbe visto il 50° dell'apertura del Concilio, i lupi della Curia non avrebbero mai permesso di accordare ai lefebvriani il diritto di contestare e criticare il Concilio o anche solo alcune espressioni di alcuni documenti conciliari.
Sia come sia, ormai è fatta.
Ma non tutto è perduto. Notiamo che l'Ecclesia Dei vuol far sapere ufficialmente alla Fraternità che le cose sono in standby e che lei resta in attesa. E lo fa parlando con toni pacati per esprimere le migliori intenzioni e per annunciare una pausa (e non una rottura!) e una mano tesa. La porta quindi non è chiusa (come certi corvacci del malaugurio si sforzano di gracchiare ai quattro venti).
Certamente più della forma è importante la sostanza. Ma nei comunicati -della S. Sede soprattutto- anche la forma può racchiudere un contenuto importante.
Si potrebbe dire, con un po' di malignità, che la dichiarazione di sabato scorso non sia stata scritta da Müller (che alcune fonti informate dicono essere contrario categoricamente in merito all'impossibilità di una riappacificazione tra S. Sede e Fraternità). E mano male! Perchè avendo mancato la berretta cardinalizia all'imminente concistoro, avrebbe avuto il dente ancor più avvelenato.
Il Comunicato invece sembra improntato dello stile diplomatico e benevolo del Vicepresidente dell'Ecclesia Dei. Sotto la guida di mons. Di Noia, c'è da auspicarlo, si riuscirà di nuovo a limare il documento dottrinale, e a trovare così una forma e una sostanza gradite ad entrambe le parti, e il conseguente riconoscimento canonico della Fraternità che le garantisca libertà di azione e di parola. (e il fatto che la Fraternità si sia liberata di Mons. Williamson può essere un buon punto).
Magari aspettiamo il prossimo anno quando l'euforia e l'eccitazione per il 50° del Concilio saranno scemati e si potrà di nuovo trattare. C'è davvero tanto bisogno di "
pazienza, serenità, perseveranza e fiducia" in Dio, e, aggiungiamo noi, di preghiera.
(sottolineato nostro).
Roberto

DICHIARAZIONE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE “ECCLESIA DEI”


Città del Vaticano, 27 ottobre 2012 (VIS). Di seguito riportiamo la dichiarazione rilasciata questa mattina dalla Pontificia Commissione "Ecclesia Dei":

"La Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” coglie l’occasione per annunciare che, nella sua più recente comunicazione (6 settembre 2012) la Fraternità sacerdotale di S. Pio X ha indicato di aver bisogno per parte sua di ulteriore tempo di riflessione e di studio, per preparare la propria risposta alle ultime iniziative della Santa Sede.
Lo stadio attuale delle attuali discussioni fra la Santa Sede e la Fraternità sacerdotale è frutto di tre anni di dialoghi dottrinali e teologici, durante i quali una commissione congiunta si è riunita otto volte per studiare e discutere, fra le altre questioni, alcuni punti controversi nell’interpretazione di certi documenti del Concilio Vaticano II. Quando tali dialoghi dottrinali si conclusero, fu possibile procedere ad una fase di discussione più direttamente focalizzata sul grande desiderio di riconciliazione della Fraternità sacerdotale di S. Pio X con la Sede di Pietro.
Altri passi fondamentali in questo processo positivo di graduale reintegrazione erano stati intrapresi dalla Santa Sede nel 2007 mediante l’estensione alla Chiesa universale della Forma Straordinaria del Rito Romano con il Motu Proprio Summorum Pontificum e, nel 2009, con l’abolizione delle scomuniche. Solo alcuni mesi orsono in questo cammino difficile fu raggiunto un punto fondamentale quando, il 13 giugno 2012, la Pontificia Commissione ha presentato alla Fraternità sacerdotale di S. Pio X una dichiarazione dottrinale unitamente ad una proposta per la normalizzazione canonica del proprio stato all’interno della Chiesa cattolica.
Attualmente la Santa Sede è in attesa della risposta ufficiale dei Superiori della Fraternità sacerdotale a questi due documenti. Dopo trent’anni di separazione, è comprensibile che vi sia bisogno di tempo per assorbire il significato di questi recenti sviluppi. Mentre il nostro Santo Padre Benedetto XVI cerca di promuovere e preservare l’unità della Chiesa mediante la realizzazione della riconciliazione a lungo attesa della Fraternità sacerdotale di S. Pio X con la Sede di Pietro – una potente manifestazione del
'munus Petrinum' all’opera – sono necessarie pazienza, serenità, perseveranza e fiducia".

“La forza della Verita'- P.Tomas Tyn, un aiuto nell'anno della Fede” Il Convegno di Rieti. L'intervento di Francesco Bernardini

Abbiamo già dato la notizia del Convegno commemorativo della figura di Padre Tomas Tyn che si è tenuto a Rieti il 19 ottobre scorso. 
Per cortese concessione dell'Autore pubblichiamo per il momento   metà del lungo ed interessante intervento del Dott. Francesco Bernardini ringraziandolo per questo squisito gesto nei confronti dei lettori di MiL. 
A.C. 


Mi è facile prendere la parola in questa sede volendo ricollegare l’argomento del convegno “ La forza della Verita'- P.Tomas Tyn, un aiuto nell'anno della Fede” con l’aspetto particolare della Fede Cattolica che più mi sta a cuore in questo periodo della mia, ahimè ormai lunga, vita.

Si parla di Fede, si parla di Padre Tyn e quindi non possiamo non parlare di quello che Padre Tyn ha detto, o meglio scritto, su quella che sicuramente è la fonte della nostra Fede. Vorrei leggervi è scusate se non è brevissimo, un tratto della lettera che il Padre ha scritto all’allora Card Ratzinger a proposito della Celebrazione della S. Messa celebrata secondo il rito di San Pio V.
E’ da notare che Padre Tyn, con spirito profetico diceva queste cose 22 anni prima della pubblicazione del motu proprio “Summorum Pontificum” con cui l’attuale Pontefice, destinatario 22 anni prima della lettera, ha voluto “liberare” la celebrazione di tanta bellezza perché i fedeli possano attingere ad essa a piene mani e rafforzare la propria Fede. E di questo dobbiamo essere grati al Sommo Pontefice. Ma leggiamo insieme quanto padre Tyn diceva :
4 agosto 1985Infine desidero dire qualcosa sulla sacra liturgia, soprattutto per ringraziare l'E.V. per l'opera compiuta nel favorire l'indulto che  permette la celebrazione del divino sacrificio secondo il rito di S.Pio V di venerata memoria. Ho già fatto pervenire, per mezzo del Rev. Padre Priore all'Em.mo Card. Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna, una relazione sulle Messe tuttora celebrate nella basilica bolognese di S. Domenico e così dopo aver informato il mio Superiore immediato, Reverendissimo Padre in Cristo, oso esprimere la mia gioia anche a Lei.
Quanto  santa e sublime è quella letizia della quale si riempie il cuore tanto del sacerdote celebrante quanto del popolo assistente, allorché quel rito, venerabile per l'antichità, viene compiuto, quel rito, cioè, che tutto e soltanto a Dio si volge, a Cui, come a Padre clementissimo, il Figlio crocifisso, nell'oblazione del suo divino sacrificio, rende somma gloria e lode, un rito tanto sublime in tutte le parole e i gesti di cui fa uso ed infine tanto bello ed elegante, tanto accetto al popolo che partecipa con viva fede (né è noto ai Cristiani un altro modo di vera partecipazione).
Non ho mai potuto capire, e neanche adesso riesco a capire, perché tanta bellezza debba esser stata espulsa dalla Chiesa. Si obietta che essa costituisce un certo diletto accessibile a pochi; ma - e ciò è degno di nota - simili "obiezioni" non è solita muoverle la gente semplice e devota, ma piuttosto una certa pretesa aristocrazia (tuttavia perversa, che meriterebbe piuttosto il nome di "cacocrazia"), fastidiosa e pseudo intellettuale, turbolenta per la sua presunzione, dedita al nichilismo che sostiene e produce il brutto al posto del bello.Non posso non provare emozione quando leggo queste parole colme di santa gioia e così poco “politicamente corrette”. Viviamo, oggi più di 22 anni fa, in un’ epoca in cui quando si dicono certe cose si è guardati con sospetto se non con disprezzo, anche e soprattutto nell’ambiente ecclesiale, per cui per quieto vivere si finisce per tacere o smorzare i toni, compiendo quello che ai miei tempi era considerato un peccato: il rispetto umano e che oggi viene considerato una virtù: “il politicamente corretto”, il rispetto per ogni idea, scambiando il rispetto per le idee con il rispetto per le persone. Nostro Signore ha rispettato tutte le persone, se in buona fede,  ma mai le idee sbagliate ed il peccato e coloro che in buona fede non erano. Il trattamento riservato ai farisei è emblematico.
Scusate la digressione, vorrei soffermarmi su 6 punti che padre Tyn tocca nella sua lettera nella parte che riguarda la celebrazione della S. Messa Antica.1.      Un invito sicuramente profetico e gioioso a ripermettere tale celebrazione
2.      La testimonianza personale della gioia che tale rito infonde nei cuori
3.      La sottolineatura sul fatto che tale rito rende “somma gloria a Dio”
4.      La bellezza del rito e l’accoglienza dei singoli fedeli
5.      Piccola polemica sulla sua soppressione pratica
6.      Polemica rovente con la componente modernista che tale rito non accetta Vorrei brevemente soffermarmi su questi punti :1.      Un invito sicuramente profetico e gioioso a ripermettere tale celebrazione

Non conosco a sufficienza padre Tyn e prego i relatori intervenuti eventualmente di smentirmi. Ritengo che il padre abbia intuito che la crisi della Fede che già a quei tempi era grande, trovasse nel Rito Antico un antidoto per vincere la malattia. Per quello che mi detta l’esperienza di questi ultimi 4 anni, posso dire che si stanno formando, un poco in tutte le parti del mondo ed anche in Italia, gruppi ancora piccoli ma in costante progresso numerico e di crescita di presenza nelle comunità ecclesiali che, facendo sentire il loro apporto puntuale al “ragionare sulla Fede”, cominciano ad incidere e non poco, sulla mentalità dei singoli fedeli. 
Non so se è un caso, ma almeno dalle mie parti, la componente modernista del mondo ecclesiale, se pur più numerosa di quella legata alla tradizione, ha perso, parafrasando una frase del ’68, ogni “spinta propulsiva” e vive ancora perché radicata in certe gerarchie e si dedica essenzialmente a reagire con “anatemi” e “condanne” ad ogni iniziativa legata al mondo della Tradizione. 
Quando cominciai a frequentare a Livorno gli amici del gruppo legato alla celebrazione della Messa in latino, ebbi la sensazione chiarissima, eravamo in 7 o 8, che quella poteva essere la via per invertire la crisi. Spero ardentemente che la rete di conoscenze, di preghiera comune, di informazioni, iniziative etc che scaturiscano dalla formazione dei gruppi nati ed impegnati per la applicazione della “Summorum Pontificum” sia seme fecondo per un nuovo radicamento della Fede Cattolica nella nostra società. La mia presenza qui deriva da questa Grazia concessami.2.      La testimonianza personale della gioia che tale rito infonde nei cuoriQuale sia la gioia che prende i nostri cuori quando assistiamo alla S. Messa in latino è difficilmente spiegabile per cui invito chi tali esperienze non fa, di fare dei sacrifici per farle, di questo parlerò un attimo alla fine, spero che qualcuno mi ringrazierà del suggerimento. 
Mi si potrebbe obiettare che la gioia del cuore dovrebbe essere presente anche quando si assiste alla Messa N.O. ed è vero, ed anch’io concordo, ed anch’io qualche volta ho provato tale gioia, se ciò non sempre accade sarà colpa della mia poca Fede, delle celebrazioni raffazzonate, pressappochiste, personalizzate etc … ma tale gioia io ormai la provo rarissimamente nelle poche volte che sono costretto ad assistere alla Celebrazione N.O. In tali celebrazioni, dovete convenire,  vedo intorno a me tanta noia testimoniata da sbadigli ed occhi perduti in pensieri di ogni tipo. Ma quello che più confonde il fedele è la partecipazione attiva di tanta gente … ma ne parliamo dopo
Francesco Bernardini

Ss. Messe per i defunti in rito antico in Toscana.

AGGIORNAMENTO SPECIALE - SS. MESSE IN RITO ANTICO IN TOSCANA PER LA FESTA DEI SANTI E LA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI (1-2 novembre)

_ BIENTINA, Chiesa di S. Domenico, S. Messa per Ognissanti:
http://coordinamentotoscano.blogspot.it/2012/10/bientina-s-messa-per-ognissanti.html

_ FIRENZE, Chiesa dei SS. Michele e Gaetano, SS. Messe per Ognissanti e defunti:
http://coordinamentotoscano.blogspotit/2012/10/ss-messe-per-santi-e-defunti-firenze-ss.html

_ FIRENZE, Chiesa di S. Francesco Poverino (temporaneamente alla Basilica dell'Annunziata), S. Messa per Ognissanti:
http://coordinamentotoscano.blogspot.it/2012/10/firenze-s-messa-per-ognissanti.html

_ FIRENZE, Chiesa di S. Salvatore in Ognissanti, SS. Messe per Ognissanti e defunti:
http://coordinamentotoscano.blogspot.it/2012/10/firenze-messe-in-s-salvatore-in.html 


_ LIVORNO: Chiesa di S. Giulia, SS. Messe per Ognissanti e defunti: http://coordinamentotoscano.blogspot.it/2012/10/livorno-ss-messe-per-festa-dei-santi-e.html

_ PIOMBINO, Chiesa della Misericordia, SS. Messe per Ognissanti, defunti:
http://coordinamentotoscano.blogspot.it/2012/10/piombino-messe-per-ognissanti-e-defunti.html

_ PISA, Chiesa di S. Giorgio ai Tedeschi, SS. Messe per Ognissanti, defunti: http://coordinamentotoscano.blogspot.it/2012/10/pisa-ss-messe-per-ognissanti-e-defunti.html

_ POGGIBONSI, SS. Messe per Ognissanti e defunti:
http://coordinamentotoscano.blogspot.it/2012/10/prossime-celebrazioni-religiose-nella.html

_ PRATO, Chiesa di S. Cristina a Pimonte, SS. Messe per Ognissanti e defunti: http://coordinamentotoscano.blogspot.it/2012/10/prato-messe-s-cristina-pimonte-1-2.html

Inoltre, segnaliamo:


Nuova celebrazione in rito antico in diocesi di Massa-Carrara-Pontremoli, presso il Monastero delle Clarisse dell'Immacolata a Aulla, ogni domenica e festa di precetto:

http://coordinamentotoscano.blogspot.it/2012/10/aulla-nuova-celebrazione-della-s-messa.html

Coordinamento toscano 'Benedetto XVI' - Per l'applicazione del motu proprio Summorum Pontificum


Pellegrinaggio "straordinario": l'Ecclesia Dei ci sarà. Il Vicepresidente, Mons. Di Noia, assisterà in coro alla S. Messa, e un Officiale, don de Andrade, ne sarà il cerimoniere

Comunicato del Coetus Internaitonalis Summorum Pontificum
Una messa sotto i migliori auspici


Gli organizzatori del Pellegrinaggio "Una cum Papa nostro" sono lieti di annunciare che S. E. Mons. Augustine Di Noia, Vicepresidente della Commissione Ecclesia Dei, sarà presente alla Messa conclusiva del Pellegrinaggio, che verrà celebrata sabato 3 novembre, alle ore 15:00, dal Cardinale Cañizares Llovera nella Basilica di S. Pietro. Il cerimoniere sarà un Officiale della stessa Commissione, il brasiliano don Almiro de Andrade.
Per tutto il popolo Summorum Pontificum, coetus fidelium e preti diocesani, la partecipazione di Mons. Di Noia è una gioia e un onore. È anche il segno che, nonostante l'impegnativa missione affidatagli dal Santo Padre (la riconciliazione con la Fraternità San Pio X), Mons. Di Noia tiene comunque a manifestare la sua sincera attenzione per tutti quanti hanno ancora, talvolta, l'impressione di essere di troppo nelle loro parrocchie o nelle loro diocesi a causa delle incomprensioni, e anche opposizioni, che suscita la legittima espressione della loro sensibilità liturgica.
A prescindere dagli altri prelati che saranno a San Pietro sabato, la celebrazione nella forma straordinaria del rito romano da parte del Prefetto del Culto Divino in presenza del Vicepresidente della Commissione Ecclesia Dei costituisce in se stessa una bella dimostrazione del fatto che "nessuno è di troppo nella Chiesa", come sottolineava il Sovrano Pontefice nel 2008 ai vescovi francesi nel primo anniversario del Motu Proprio Summorum Pontificum. È dunque a un grande momento di unità e di ringraziamento che il Coetus Internationalis Summorum Pontificum invita tutti i cattolici sabato prossimo a Roma.

Contatti: cisp@mail.com e secretary@fiuv.org
Seguiteci su facebook.com/unacumpapanostro
Guillaume Ferluc: 366 70 46 023

***

Communiqué du Coetus Internaitonalis Summorum Pontificum

Une messe sous les meilleurs auspices

Les organisateurs du pèlerinage "Una cum Papa nostro" sont heureux d'annoncer que Son Excellence Monseigneur Di Noia, vice-président de la Commission Ecclesia Dei, assistera à la messe de clôture que célébrera, samedi 3 novembre à 15 heures, le cardinal Cañizares Llovera en la basilique Saint-Pierre de Rome. C'est en outre un officiel de la même commission, le Brésilien don Almiro de Andrade, qui officiera comme cérémoniaire.
Cette participation est pour tout le peuple Summorum Pontificum, groupes de demandeurs et prêtres diocésains, une joie et un honneur. C'est aussi le signe que, en dépit de la lourde mission confiée par le Saint Père à Monseigneur Di Noia (la réconciliation de la Fraternité saint Pie X avec Rome), ce dernier a à cœur de manifester l'attention qu'il porte aussi à tous ceux qui ont encore, parfois, l'impression d'être de trop dans leur paroisse ou leur diocèse en raison du mépris voire de l'opposition que suscite l'expression de leur sensibilité liturgique.
Sans présager des autres prélats qui seront à Saint-Pierre samedi, la célébration de la forme extraordinaire du rite romain par le Préfet du Culte Divin en présence du vice-président de la Commission Ecclesia Dei constitue en soi une belle illustration du fait que "nul n'est de trop dans l'Église" comme l'avait souligné le Souverain Pontife en 2008 aux évêques de France pour le premier anniversaire du motu proprio Summorum Pontificum. C'est donc à un grand moment d'unité et d'action de grâces que le Coetus Internationalis Summorum Pontificum invite tous les catholiques ce samedi à Rome.

Contacts : cisp@mail.com et secretary@fiuv.org
Suivez-nous sur facebook.com/unacumpapanostro
Guillaume Ferluc: 0039 366 70 46 023

Pellegrinaggio "straordinario": il messalino per i fedeli scaricabile in pdf


Pellegrinaggio Una cum Papa nostro:

Messalino della Messa di sabato in San Pietro in Vaticano,
a cura dell'Associazione San Gregorio Magno.


Vi proponiamo di scaricare il file del messalino del Pontificale che celebrerà il cardinale Cañizares questo sabato 3 novembre in basilica vaticana per la chiusura del pellegrinaggio del popolo Summorum Pontificum a Roma. Questo file, predisposto a cura dell'Associazione San Gregorio Magno di Castel San Giovanni (PC) , è destinato ai fedeli di lingua italiana e presenta il testo in latino con traduzione a fronte.

E' in formato PDF ed è pronto per la stampa qualche sia il vostro sistema operativo, basta avere un lettore PDF del tipo Adobe o Foxit, gratuitamente scaricabile dal web.

Istruzioni per la stampa: il file PDF contiene fogli già pre-accoppiati per la stampa su fogli formato A4, che possono essere stampati in ordine fronte-retro e quindi fascicolati. Si procede così: stampare prima tutte le pagine dispari e poi, sul retro dei primi fogli e in ordine, tutte le pagine pari. Alla fine piegare i fogli lungo la metà, fascicolarli e, se si vuole, legarli con un punto metallico.

S. Messa tradizionale anche a Prato

ogni domenica e feste di precetto - ore 10:00
chiesa di Santa Cristina a Pimonte (via della chiesa di S Cristina n.2 - Prato (PO) Tel. 0574 59 53 92)
sede della locale Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri
SANTA MESSA letta nella forma extraordinaria del Rito Romano
secondo il Motu Proprio "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI.

La Santa Messa è normalmente "letta", mentre è "cantata" in alcune Domeniche e Solennità:
- Cristo Re, 28 Ottobre,
-  Tutti i Santi,
- la Prima Domenica di Avvento, 2 Dicembre,
- il giorno dell'Immacolata Concezione;
- il giorno di Natale.

- Il giorno dei Defunti - 2 Novembre - la celebrazione avverrà alle ore 21:00.

- Nella solennità dell'Epifania la Santa Messa V.O. sarà celebrata nella vigilia, cioè la sera del giorno 5 Gennaio alle ore 19:00.

Ulteriori precisazioni del calendario successivo alle feste natalizie verranno fornite più avanti.

P. Stefano Bertolini C.O. - Preposito

lunedì 29 ottobre 2012

Pellegrinaggio "straordinario": gli organizzatori hanno bisogno dell'aiuto dei fedeli: diamo loro una mano!


"Un aiuto per il pellegrinaggio Una cum Papa nostro"


Sarai a Roma in processione il 3 novembre e a San Pietro per la S. Messa e vuoi dare anche un'aiuto concreto? 
Oppure non riesci a partecipare per impegni di lavoro o di famigli ma Ti senti anche Tu parte della grande famiglia del "Summorum Pontificum"? Oltre la preghiera, anche Tu puoi partecipare al pellegrinaggio internazionale Tradizionale!

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Niente Halloween nelle scuole russe “Pericoloso per la psiche dei bambini” ( La Stampa )

Articolo di Anna Zafesova 
Niente Halloween nelle scuole russe, troppo pericoloso per i bambini e la loro salute «psichica e fisica»: il ministero regionale dell’Istruzione a Krasnodar, Russia del Sud rurale e conservatrice, ha proibito zucche e fantasmi nelle scuole. 
Ovviamente non sono mancati pareri di psicologi, secondo i quali «i bambini che partecipano a questi festeggiamenti spesso si impauriscono, avvertono sentimenti di oppressione e aggressione, e sono inclini al suicidio», riporta un comunicato delle autorità. Ma soprattutto è una festa troppo americana, e al posto di vampiri e morti viventi le scuole sono state invitate a organizzare eventi «ispirati ai valori tradizionali russi».
Torna Halloween e torna puntuale il dibattito, che sembrerebbe quasi avvicinare la Russia ai suoi vicini europei nel chiedersi quanto la macabra festa di origine celtiche sia un’invenzione commerciale o un rito divertente di esorcismo delle paure dell’infanzia. 
Ma in Russia tutto è sempre politica, e festeggiare o bandire Halloween diventa anche un segnale di schieramento politico, di scelta dei valori. 
...
Nonostante questo, Halloween si festeggia allegramente, complici i film americani e Harry Potter. 
Pipistrelli, zucche e scheletri popolano le vetrine e i locali organizzano serate a tema, la festa si è ricavata uno spazio comodo nel pantheon già complicato e variopinto delle festività post-sovietiche. 
Nel calendario russo convivono pacificamente e assurdamente celebrazioni comuniste, religiose, storiche, che spesso e volentieri cambiano la loro natura originaria per diventare qualcos’altro, come le divinità pagane cooptate in qualità di santi dal cristianesimo delle origini. 
Così il 23 febbraio - giorno dell’Armata Rossa e anniversario della sua prima (fallimentare) battaglia nel 1918 - diventa pian piano la «festa degli uomini», che dalle autorità viene celebrata con film patriottici e lezioni di veterani a scuola, e in privato diventa una sorta di festa del papà con profumi e rasoi in regalo, la tardiva vendetta maschilista sull’8 marzo, trasformatosi negli anni a sua volta da rivendicazione della parità dei diritti al profumo di mimosa a un ibrido tra festa della mamma e San Valentino, l’unico giorno dell’anno in cui le donne (sovietiche e poi russe) venivano omaggiate, complimentate e soprattutto esonerate dai lavori domestici. 
Per tornare il giorno dopo alla montagna di piatti lasciata dai maschi che hanno festeggiato il trionfo del femminile. 
Nel frattempo però è arrivato anche San Valentino, altro innesto americano che ha messo radici rapidamente nella terra della Santa Russia, con cuoricini, cioccolatini e cene romantiche. 
La confusione ideologica regna sovrana, con le date ereditate dal calendario comunista, come il 1 maggio, che non sono mai state cancellate per paura di perdere consenso. 
Per anni il 7 novembre, anniversario della rivoluzione (che porta il nome di Ottobre, nonostante si celebri a novembre), ha convissuto nel calendario con il 12 giugno, nuova festa nazionale, giorno dell’indipendenza (mai specificato da chi) e anniversario dell’elezione di Boris Eltsin come primo presidente russo. 
I ponti si moltiplicavano, e qualche anno fa il Cremlino ha osato cancellare l’imbarazzante ricorrenza del «colpo di Stato dei bolscevichi» come viene definito da alcuni nuovi manuali di storia, sostituendolo subito però - per non rompere le abitudini decennali - con il 4 novembre, anniversario della cacciata dei polacchi nel 1612 che ha segnato la nascita della dinastia Romanov. 
Evento troppo remoto per venire sentito come una celebrazione in cui ricongiungersi con le proprie radici, e anche di sapore vagamente monarchico. 
Ma alla confusione ideologica si aggiunge quella cronologica, visto che la chiesa ortodossa non riconosce il calendario gregoriano e continua a marciare con 13 giorni di ritardo, con il risultato che in Russia il Natale - tornato da una ventina d’anni come festività, insieme alla Pasqua, dopo 70 anni di ateismo di Stato - viene celebrato dopo Capodanno, e resta una festività sostanzialmente religiosa, mentre tutti gli attributi natalizi - albero, regali, cena - appartengono ormai da decenni all’ultimo dell’anno, la festa più amata, meno ideologica, l’unica che tutti i russi riconoscono, il vero momento di unità nazionale.

Giulio II inauguro' la conclusione della volta della Cappella Sistina celebrando i vespri del 31 ottobre 1512. Benedetto XVI ripeterà lo stesso gesto in omaggio al capolavoro assoluto di Michelangelo a 500 anni di distanza esatti (Ansa)

31 Mercoledì - Solennità di Tutti i Santi Cappella Sistina, ore 18.00
Celebrazione dei Primi Vespri
in occasione del 500° anniversario dell'inaugurazione
della volta della Cappella Sistina


(cliccare qui per una visita virtuale della Capella Sistina: eccezionale! Dal Sito della S. Sede) .

Capolavoro assoluto di tutti i tempi, "lucerna dell'arte nostra", come la definì Giorgio Vasari, ancora oggi meta (ogni anno) di 5 milioni di visitatori provenienti da ogni parte del mondo (e che ne mettono a rischio l'integrità), la Cappella Sistina celebra il 31 ottobre i 500 anni dallo svelamento degli affreschi della volta. 
Il Pontefice Giulio II della Rovere, che l'aveva commissionata a Michelangelo Buonarroti nel 1508, dovette aspettare ben 4 anni prima di ammirare quell'immane, insuperata opera popolata di centinaia di figure e scene delle Scritture, capaci di rivoluzionare la storia dell'arte influenzandola per secoli. 
Solo nell'agosto del 1511, il 'papa guerriero' era riuscito a compiere una parziale visione degli affreschi, che andavano a sostituire nella volta della Sistina il magnifico cielo stellato dipinto da Pier Matteo d'Amelia, di certo ispirato dalla padovana Cappella degli Scrovegni. 
Una meraviglia che perfettamente si armonizzava con le decorazioni volute Sisto IV, anche lui un della Rovere, che aveva fatto edificare tra il 1477 e il 1483 la Cappella. 
A tal scopo erano stati chiamati i maestri indiscussi del '400 italiano da Botticelli al Ghirlandaio, da Signorelli a Perugino, il quale coordino' il lavoro dei ponteggi e realizzò per la parete dell'altare 'La Nativita' di Cristò e 'Mose' salvato dalle acqué, nonché la pala dell'Assunta. 
La nuova commessa di Giulio II si rese necessaria per la grande crepa che si era prodotta sulla volta per un inclinamento della parete meridionale. 
Vasari racconta che fu proprio il Bramante, uno dei maggiori sostenitori di Raffaello Sanzio, a suggerire al pontefice il nome di Michelangelo, conosciuto soprattutto come scultore. 
Tra il Buonarroti e il genio urbinate si stava consumando un'aperta rivalità, e il primo architetto del papa, sicuro che Michelangelo non sarebbe stato in grado di eguagliare i capolavori di Raffaello, secondo l'autore delle Vite trovò questo espediente per "levarselo dinanzi". 
Anche per la soluzione di mettere a punto dei ponteggi idonei a quell'impresa (la volta è a 20 metri da terra), Bramante elargì consigli dubbi, tali da danneggiare lo stesso edificio. 
Capita l'antifona, prosegue il Vasari, l'artista fiorentino decise di costruirsi da solo l'impalcatura e affrontò quell'immane lavoro con pochi collaboratori fidatissimi. 
I problemi arrivarono subito con lo strato di intonaco steso sulla volta, che cominciò ad ammuffire perché troppo bagnato. 
Michelangelo dovette rimuoverlo e ricominciare da capo, ma provò una nuova miscela creata da uno dei suoi assistenti, Jacopo l'Indaco. 
Questa non solo resistette alla muffa, ma entrò anche nella tradizione costruttiva italiana. Inizialmente il Buonarroti era stato incaricato di dipingere solo dodici figure, gli Apostoli, ma presto l'impegno cambiò. 
Su sua richiesta, ritenendo il progetto iniziale "cosa povera", ricevette da Giulio II un secondo incarico che lasciava all'artista la piena ideazione del programma. 
In solitudine Michelangelo si mise all'opera e concepì una possente architettura in cui inserì nove Storie centrali, raffiguranti episodi della Genesi, con ai lati figure di Ignudi, a sostenere medaglioni con scene tratte dal Libro dei Re. 
Alla base della struttura architettonica, ecco i dodici Veggenti, Profeti e Sibille, assisi su troni monumentali contrapposti più in basso agli Antenati di Cristo, raffigurati nelle Vele e nelle Lunette. 
Nei quattro Pennacchi angolari, l'artista rappresentò infine alcuni episodi della salvazione miracolosa del popolo d'Israele. 
Durante l'impresa, Michelangelo pretese che nessuno vedesse il suo capolavoro, rifiutando regolarmente le richieste di Giulio II di ammirare, insieme alla sua corte, lo stato dei lavori. 
Il rivale Raffaello, che in realtà ne comprendeva il genio, riuscì nel 1510 a contemplare parzialmente la prima parte degli affreschi e ne rimase così colpito da inserire un ritratto di Michelangelo (l'Eraclito) nella Scuola d'Atene. 
E quando fu necessario smontare parte dei ponteggi, anche il papa e il suo seguito videro quello che il Buonarroti stava realizzando. 
L'artista stesso si rese conto che doveva portare delle modifiche al suo modo di dipingere. 
Nelle scene del Peccato originale e della Cacciata dal Paradiso Terrestre e nella Creazione di Eva la raffigurazione divenne quindi più spoglia, con corpi più grandi e massicci, accentuando la grandiosità delle immagini. 
Ma non cedette mai alle pressioni del pontefice per aggiungere più oro e decorazioni. 
Nel tardo pomeriggio del 31 ottobre 1512, Giulio II inaugurò la conclusione della volta della Cappella Sistina celebrando la liturgia dei Vespri alla vigilia di Ognissanti. 
Lo stesso gesto che per omaggio al capolavoro assoluto di Michelangelo ripeterà a 500 anni di distanza esatti Papa Benedetto XVI. 
Nicoletta Castagni, Ansa

Intervista con padre Niklaus Pfluger sulla situazione attuale della FSSPX

 
Kirchliche Umschau: Solo pochi mesi fa, il Vaticano sembrava essere sul punto di concedere il riconoscimento canonico alla Società. Ora sembra che tutti gli sforzi siano stati vani. Mons. Müller, il nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l'ha più o meno lasciato intendere in diverse recenti interviste.

Padre Niklaus Pfluger: Tutti gli sforzi non sono stati vani, ma un accordo nel prossimo futuro è improbabile. Il parere sia nostro che della Curia è che ogni accordo sarebbe inutile a meno che non ci sia una comune comprensione della fede. Ciò doveva essere espresso in una « dichiarazione dottrinale », per la stesura della quale ci siamo presi tutto il tempo, e nel mese di aprile 2012, Mons. Fellay, Superiore Generale, ha presentato una preliminare bozza informale. Ma, con nostra grande sorpresa, questo testo è stato respinto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Così siamo tornati al punto di partenza.
Kirchliche Umschau: Come si spiega il cambiamento di posizione di Roma?
Padre Niklaus Pfluger:  A Roma c'è un gruppo fortemente contrario a una regolarizzazione canonica per la Fraternità. Tale riconoscimento ufficiale potrebbe in effetti essere un segno che il post-Vaticano II è obsoleto e che un nuovo capitolo è iniziato. Naturalmente, questo non conviene ai sostenitori del Concilio; per essi, il riconoscimento ufficiale della Fraternità San Pio X non sarebbe soltanto un affronto, ma anche una messa in discussione del Concilio, quindi, una sconfitta. È chiaro che hanno potuto imporsi.
Kirchliche Umschau: Pensa che ci potrebbe essere un nuovo sviluppo?
Padre Niklaus Pfluger:  Non solo lo penso, lo so! I fatti sono quelli che sono. La Chiesa in tutto il mondo, con alcune rare eccezioni, sta subendo un processo di auto-distruzione, e non solo in Europa. In America Latina, per esempio, la situazione non appare migliore. Dove l'economia è relativamente forte, come in Germania, Svizzera, e Stati Uniti, le strutture ancora rimangono. Ma la perdita della Fede si ritrova ovunque. Ora, senza fede, non c'è Chiesa. In Germania, i vescovi hanno recentemente inviato un messaggio chiaro: il diritto di reclamare l'imposta ecclesiastica è più importante di 120.000 cattolici che lasciano la Chiesa ogni anno. Stiamo assistendo ad un fenomeno di regresso unico nella storia, una marea montante che neppure i vescovi possono sventare, utilizzando, come fanno, una tattica priva di spirito di fede. Joseph Ratzinger, come padre del Concilio, 50 anni fa, ha parlato di una « Chiesa, imbevuta dello spirito del paganesimo ». Siamo arrivati a questo punto anche a causa del concilio. Sono convinto che questo processo, da un lato, riconduce i vescovi ad una certa lucidità, e, d'altra parte, rimarranno solo i conservatori, cioè coloro che semplicemente vogliono credere come la Chiesa ha sempre creduto, e rimanere cattolici. Con essi, non avremo più bisogno di discutere, l'unità sarà trovata in fretta.
Kirchliche Umschau: Sta insinuando che la marea di auto-distruzione riguarderà i cattolici liberali. Ma i liberali vedono le cose in modo diverso. Vogliono ancora più riforme per assicurare la sopravvivenza della Chiesa vivente.
Padre Niklaus Pfluger:  non sto inventando niente. Guardo i fatti. Quale ordine religioso, diocesi o gruppo ha aderenti più giovani per assicurare la sua crescita futura e quali non ne hanno? Possiamo osservare che il declino e lo scioglimento sono più evidenti in quei luoghi in cui le cosiddette riforme conciliari sono le più applicate. Non nego che, nell'opinione pubblica e a livello parrocchiale l'approccio liberale è quello che incontra più simpatia. Ma la Chiesa non vive di simpatia o di applausi umani. Essa vive di uomini e donne che credono e praticano la loro fede, che sono disposti a rinunciare ai piaceri mondani a diventare preti, monaci o monache. Questi ultimi non li trovate tra i liberali, ed è per questo che ora vogliono ricevere l'ordinazione sacerdotale, ma naturalmente senza celibato, senza abnegazione. Ingenuamente prevedono di aumentare la propria vocazione abbassando gli standard!
Kirchliche Umschau: Vi attendete una nuova scomunica dei vescovi, o addirittura di tutta la Fraternità?
Padre Niklaus Pfluger:  Ci sono molti propensi ad una nuova scomunica, ma sotto questo pontificato, sembra altamente improbabile. Come la si giustificherà? Non vi è alcuna « eresia tradizionale ». Noi non apparteniamo ai « sedevacantisti ». Accettiamo pienamente il fatto che l'assistenza dello Spirito Santo è concessa al papa e ai vescovi. Ma dal punto di vista di Roma, la « disobbedienza » esisteva già anche quando le scomuniche del 1988 sono state successivamente ritirate. Come giustificano nuove pene ecclesiastiche? Perché si rifiuta il Concilio? Nel Credo non c'è nessun articolo: «Io credo nel Concilio Vaticano II ...». La realtà stringente dei fatti appena citati dovrebbe essere più importante delle discussioni. La si trova oggi in una nuova generazione di giovani sacerdoti, che lentamente ma inesorabilmente scopre l'antico rito, e attraverso esso, la fede cattolica nella sua interezza, e il sacerdozio autentico. Ma anche nei giovani cattolici interessati alla fede, che quasi sempre scoprono al di fuori del loro parrocchie. Essi sono molto colpiti dalla dottrina tradizionale e dal culto, anche se ancora partecipano alla Nuova Messa. Essi guardano la fraternità, la seguono con interesse, cercano di contattarci, richiedere le nostre pubblicazioni, e rimanere in comunicazione con noi. Lo stesso vale per le comunità Ecclesia Dei, e tra i sacerdoti diocesani, i quali, grazie al Motu Proprio del 2007, hanno cominciato a celebrare la Messa tridentina. Non siamo solo una Fraternità con circa 600 sacerdoti; la nostra influenza è molto sentita nella Chiesa, e in particolare in quegli ambienti che hanno un futuro. Se i romani vogliono salvare la faccia, sapranno saggiamente evitare una scomunica che poi si dovrà presto revocare.
Kirchliche Umschau: Quindi sussiste ancora la possibilità di regolarizzare la fraternità, ma sembra che la linea di fondo sia quella di « riconoscere il concilio»
Padre Niklaus Pfluger:  Naturalmente ci rendiamo conto che c'è stato un Concilio Vaticano II. Lo stesso arcivescovo Lefebvre era un padre del Concilio. Tuttavia, dobbiamo ammettere che non solo le riforme post-conciliari, ma anche alcuni testi del Concilio stesso sono in contraddizione con le dottrine importanti già definite dalla Chiesa. Alcune ambiguità e le novità sono al centro della dissoluzione attuale della Chiesa. Per Roma, è inaccettabile che si parli di « errori del concilio » Vedete, abbiamo criticato il Concilio quando esso era celebrato dappertutto, e quando la Chiesa aveva una fede più profonda e più vitale di oggi. Perché dovremmo improvvisamente fare un dietro-front, quando i nostri avvertimenti e le nostre critiche si verificano visibilmente in tutto il mondo? Vedendo la triste realtà, 50 anni dopo il Concilio, le previsioni di mons. Lefebvre erano tutt'altro che esagerate. Nel 1970, a causa dell'entusiasmo e dell'ottimismo ingenuo del momento, nessuno avrebbe potuto immaginare che i vescovi cattolici s'impegnassero a favore dell'omosessualità, la propagazione dell'Islam, e la dissoluzione del matrimonio, che oggi purtroppo dobbiamo subire !
Il Vaticano si trova di fronte alle rovine della Chiesa, che era un tempo così bella e forte. Ma ora non c'è vero rinnovamento, non c'è sollievo in vista. Una valutazione realistica delle nuove comunità carismatiche, che sono state lodate negli ultimi decenni come un segno di vitalità, dovrebbe servire invece come segnale di pericolo. Non capisco perché non vi è stata un'indagine onesta e approfondita delle cause della situazione attuale nella Chiesa. La Chiesa si distrugge, e non si cambierà questa realtà semplicemente mettendo a tacere ogni discussione. La continua pretesa secondo la quale il Concilio non è da biasimare per la crisi postconciliare è ideologica.
Kirchliche Umschau: Dal momento che sembrate così poco disposti al compromesso, perché ancora discutete con la Congregazione per la Dottrina della Fede?
Padre Niklaus Pfluger: Perché il papa e Roma sono realtà inseparabili dalla fede. La perdita della fede nelle strutture ecclesiali, perdita della fede da cui siamo, grazie a Dio, risparmiati è solo un aspetto della crisi nella Chiesa. Da parte nostra, soffriamo anche di un difetto: del fatto della nostra irregolarità canonica. Lo stato della Chiesa post-conciliare è imperfetto, il nostro anche.
Kirchliche Umschau: Si riferisce ai membri della sua comunità che rifiutano le discussioni con Roma?
Padre Niklaus Pfluger:  Sì, ma sono pochi, molto pochi. Il lungo periodo di separazione ha portato alcuni membri a confusioni teologiche. In fondo, queste oppongono la fede in opposizione al diritto, come se l'unione con il Papa, il primato del papa, fossero solo una questione secondaria di diritto.
Separare la legittimità del papa dalla Fede, e ridurre la sua legittimità a una questione meramente giuridica, è un segno di grande pericolo. Infine, è una visione protestante della Chiesa. Ma la Chiesa è visibile. Il papato appartiene al dominio della fede.
Noi stessi, cattolici fedeli alla Tradizione, soffriamo la crisi in due modi. Partecipiamo a questa crisi, anche se su un piano diverso e superiore, come la vedo io. Non si può negare l'obbligo di prendere parte attiva nel superamento della crisi né può essere contestato. E questa opera inizia con noi, con il desiderio di superare il nostro status canonico anomalo.
Kirchliche Umschau: Quindi siamo di nuovo al punto di partenza. Perché non siglare con Roma?
Padre Niklaus Pfluger:  Perché non possiamo scambiare uno stato imperfetto per uno che è ancora meno perfetto. L'unione con Roma dovrebbe essere un miglioramento, non una mutilazione. Omissioni di alcune verità di fede, oltre al divieto di criticare varie posizioni dubbiose e liberali: tutto questo equivarrebbe a una mutilazione. Questo non lo faremo.
Kirchliche Umschau: Nel mese di luglio si è tenuto il Capitolo generale. Quale posizione è stata presa dai membri del Capitolo?
Padre Niklaus Pfluger: Abbiamo stabilito sei orientamenti che devono essere soddisfatti prima di qualsiasi riunione con Roma. Questi corrispondono a ciò che abbiamo sempre sostenuto. La nostra posizione è stata rafforzata una volta di più.
Kirchliche Umschau: Su Internet, c'è un dibattito su questo tema. Sono state scagliate condanne contro i capi della Società, che sono accusati di tradimento.
Padre Niklaus Pfluger: Stai citando il vescovo Williamson, che è stato escluso dal Capitolo generale dalla grande maggioranza dei superiori. Ciò dimostra quanto fortemente siamo uniti.
Kirchliche Umschau: Ma tu hai un problema di comunicazione. A giudicare da alcuni forum su Internet, la situazione non potrebbe essere peggiore.
Padre Niklaus Pfluger:  È vero che Internet richiede, e anche esige, una nuova forma di comunicazione. Siamo costretti ad andare oltre le sole pubblicazioni a stampa in uso fino ad oggi - come il Vaticano del resto! Ma sicuramente ci sono anime semplici che sono facilmente indotte in errore da seminatori di discordia, essi stessi disinformati da Internet. I nostri sacerdoti hanno fatto appello ai fedeli di non andare su questi siti di discussione che spesso sono vergognosi, e non lasciarsi turbare e sconvolgere dalle voci e dagli intrighi trovati su Internet. Useremo i mezzi di comunicazione disponibili da ora in poi, compreso Internet.
Kirchliche Umschau:  Alcuni gruppi hanno preso di mira lo stesso Vescovo Fellay.
Padre Niklaus Pfluger:  Mons. Fellay ha certamente fatto di più per la causa dei cattolici fedeli alla Tradizione di tutti coloro che dubitano di lui, lo criticano, e anche lo accusano di tradimento. Per diversi anni, ha condotto i rapporti con Roma con prudenza e abilmente, mai agisce con precipitazione, mai si lascia provocare né perde la pazienza. Oggi abbiamo la Messa tridentina a disposizione di qualsiasi sacerdote, abbiamo visto la revoca delle scomuniche che erano state lanciate contro di noi nel 1988, abbiamo avuto gli incontri sui problemi del Concillio. E, come ammette un vescovo austriaco, abbiamo fatto del concilio un tema di discussione. Quindi, ormai, il Concilio non è più intoccabile e la sua gloria si trasforma in polvere. E questo non potranno cambiarlo neppure le celebrazioni del giubileo per i 50 anni del concilio..
Il nostro Superiore Generale ha realizzato molto, perché ha perseverato nei negoziati e presentato fedelmente le nostre  posizioni teologiche. A questo proposito, osservo che ha un solo scopo in vista di questa crisi della Chiesa, quello di preservare la fede e di servire la Chiesa con tutto il cuore.
Kirchliche Umschau:  Una domanda rimane. Perché è che Mons. Fellay sembra aver fatto nulla contro la campagna diffamatoria montata contro di lui negli ultimi mesi su Internet?
Padre Niklaus Pfluger:  La pazienza, la gentilezza e la generosità appaiono a molti come punti deboli, ma non è così. Di fronte a ripetuti attacchi e molestie via Internet, non rinunciamo ai nostri valori e ai nostri principi. Trattiamo gli intrighi secondo le leggi della Chiesa. Questo può apparire ad alcuni una lentezza perfino fastidiosa, ma non può essere altrimenti, se non vogliamo tradire i nostri ideali. Vorrei chiarire questo punto: nessuno deve immaginarsi di poter criticare impunemente l'autorità.
Kirchliche Umschau: Cosa significa precisamente?
Padre Niklaus Pfluger:  Il Vescovo Williamson ha ricevuto un'ammonizione. Questo è un triste capitolo nella storia della nostra Fraternità. Se egli continua la sua campagna su Internet contro la Fraternità e il suo Superiore Generale, la separazione dalla Fraternità sarà inevitabile. Oltre alle sue idee false, ha manovrato sotto copertura. La tragedia vera e propria è il fatto che per anni non ha accettato l'autorità del Superiore Generale, ma si è auto-assegnato una missione. Prima del Capitolo Generale, ha promosso  la ribellione. Per un vescovo cattolico, questo è molto grave.
Kirchliche Umschau:  Lo scopo della fraternità non si limita ai negoziati con Roma. Quali altri campi di apostolato si possono immaginare?
Padre Niklaus Pfluger:  L'Occidente ha perso la fede. Una delle ragioni di questa perdita è il fatto che la Chiesa non presenta più la fede, non la porta più al mondo. I moderni uomini di Chiesa sembrano quasi vergognarsi della loro fede, che è il motivo per cui si preoccupano della campagna per la difesa dell'ambiente, la redistribuzione della ricchezza, e gli aiuti allo sviluppo. Non possiamo aspettare che siano loro a rinsavire. Dobbiamo essere più attivi all'esterno, conquistare una influenza in pubblico, e ricostruire la cristianità con prudenza, umiltà e carità. Come Nostro Signore  ha lanciato questo appello a quelli del suo tempo: non temete!
Kirchliche Umschau:  Dove vede le sfide importanti da affrontare?
Padre Niklaus Pfluger:  A livello mondiale in questo momento assistiamo alla persecuzione dei cristiani in Oriente. La sfida per noi è attirare la nostra attenzione dei nostri fratelli sui perseguitati e di venire in loro aiuto. La Dichiarazione del Capitolo Generale lo ha messo in evidenza. Nei paesi occidentali, sempre meno bimbi vengono messi al mondo, perché la famiglia è svalutata; le leggi di Stato minacciano la famiglia, che è il nucleo della società. L'impegno in favore delle famiglie e l'aiuto alle famiglie è un compito importante. Dobbiamo dare il nostro sostegno alle famiglie numerose, e guidarle perché non siano messe ai margini dalla società. Ma il nostro dovere primario resta, - e la Dichiarazione del capitolo generale di luglio l'ha di nuovo sottolineato - la difesa e la conservazione della fede, e in particolare la formazione di sacerdoti veramente cattolici. Questo è il modo migliore in cui possiamo servire la Chiesa.
A livello personale, si tratta della santificazione. La preghiera, l'istruzione religiosa, e i sacramenti sono un aspetto, una vita esemplare e la carità fraterna è l'altro aspetto. Vanno insieme. Svolgendo questo compito, convinciamo i nostri simili e ci disponiamo per il Cielo. Sì, certo, abbiamo conosciuto momenti in cui si può presentire l'armonia e la felicità del cielo. Il materialismo, l'ateismo, ma anche le sette e le false religioni limitano sempre più la sana vita cattolica. Si tratta di una missione decisiva per la fraternità: aiutare i credenti di buona volontà a conservare la fede in tempi difficili, e  a viverla. Questo è il nostro compito in questo momento, un compito magnifico ed esaltante se se siamo capaci di diffondere il fuoco dell'amore divino fino agli estremi confini della terra. Questo è possibile solo attraverso una fede profonda e vibrante.
Kirchliche Umschau:  Grazie per l'intervista, Padre.

Fonte:

Traduzione a cura di Chiesa e post concilio