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venerdì 23 novembre 2012

Pellegrinaggio "straordinario": Un obbiettivo raggiunto e un nuovo punto di partenza" (J. Smits)

In esclusiva per i lettori di Paix Liturgique -che ci ha autorizzato alla pubblicazione anche sul nostro blog-, il bell'articolo firmato Jeanne Smits, direttrice del quotidiano Présent (quotidiano cattolico francese), sulla conclusione del pellegrinaggio del popolo Summorum Pontificum a Roma. Ringraziamo Marco per la traduzione.



PELLEGRINAGGIO UNA CUM PAPA NOSTRO:
UN OBBIETTIVO RAGGIUNTO E UN NUOVO PUNTO DI PARTENZA
da Paix Liturgique, lettera n. 36

la processione verso S. Pietro
Emozione e riconoscenza: ecco i due sentimenti che, di sicuro, hanno animato le centinaia di pellegrini che hanno partecipato ai diversi appuntamenti proposti dal Coetus Internationalis Summorum Pontificum dal primo al tre novembre, e le migliaia di persone, soprattutto laici, che hanno partecipato al momento culminante, nella Basilica di S. Pietro, sabato pomeriggio. Emozione di vedere davvero onorata la liturgia tradizionale, in tutta la bellezza che le è propria. E non è un caso se la messa di commemorazione di tutti i defunti, venerdì, nella chiesa della Trinità dei Pellegrini, ha radunato un numero considerevole di fedeli. Celebrata da Mons. Sciacca, Segretario del Governatorato della Città del Vaticano, essa fa parte dei riti che contrastano più violentemente con il loro corrispondente nella liturgia "ordinaria": che ha "dimenticato" i paramenti neri, "dimenticato" il lato terribile della morte, "dimenticato", troppo spesso, le preghiere per strappare i defunti dagli artigli dell'inferno...La chiesa della Trinità dei Pellegrini, parrocchia personale interamente dedicata alla liturgia tradizionale, è uno dei numerosi e, inizialmente, inattesi frutti del Motu Proprio. Affidata nel 2008 alla Fraternità San Pietro, essa accoglie molti pellegrini di passaggio a Roma; soprattutto, è sovente visitata da seminaristi e da sacerdoti che si stanno formando nella città eterna, e che vengono qui a scoprire una liturgia che non conoscono. Molti di loro non si limitano a soddisfare una curiosità, ma chiedono di imparare a celebrare la liturgia tradizionale, e spesso lo fanno proprio lì.Noi eravamo presenti solo all’appuntamento di sabato, ed abbiamo potuto vedere e vivere sul posto la profonda pietà e l’atmosfera di pace del pellegrinaggio. Dopo l’adorazione eucaristica per tutta la mattinata a San Salvatore in Lauro, sull’altra sponda del Tevere, alla quale hanno assistito numerosi sacerdoti e chierici, centinaia di fedeli si sono ritrovati per una processione contraddistinta dal canto degli inni latini tradizionali e delle litanie dei santi. In un istante, la grande diversità delle origini nazionali e linguistiche non ha più costituito un problema. Si pregava, si cantava insieme grazie alla lingua latina, che è il patrimonio comune di tutti i fedeli di rito latino…A quando risaliva una processione come questa, all’ombra di Castel sant’Angelo, e poi lungo la corsia centrale di via della Conciliazione? È stata la marcia lenta e solenne, sotto lo sguardo sbalordito dei numerosi turisti del week-end di Ognissanti (“È per un film?”), di centinaia e centinaia di persone che rendevano a loro modo “visibile” la Chiesa. Cosa certo non originale a Roma, ma che in quell’occasione significava molto.Stessa impressione di forza e di pace in Basilica… Bisogna sottolineare la caratura dei partecipanti: accanto al Cardinal Canizares, il cerimoniere era don Almiro de Andrade, della Commissione Ecclesia Dei; mons. Juan Miguel Ferrer Grenesche, sotto-segretario del Culti Divino, era il prete assistente; il diacono, don William Barker, è vicario alla Trinità dei Pellegrini; il suddiacono era il domenicano padre Réginald-Marie, della Fraternità San Vincenzo Ferrier; il secondo cerimoniere, don Marco Cuneo, della diocesi di Albenga-Imperia. Era anche presente, come “familiare”, don Rinaldo Bombardelli, il sacerdote che ha “riportato la messa tridentina a Trento”, dopo averla scoperta grazie al Motu Proprio.Si vedevano dei sacerdoti “felici come dei bambini a Natale”, ha commentato uno degli organizzatori uscendo dalla messa. Se quella stessa mattina non ci fosse stata la messa celebrata da Benedetto XVI in San Pietro per i cardinali defunti nell’anno, parecchi cardinali si sarebbero uniti ai tanti sacerdoti e prelati presenti in coro: numerosi hanno inviato un messaggio per scusarsi di non poter partecipare.Si notava, comunque, la presenza di mons. Di Noia, insediato alla Commissione Ecclesia Dei per facilitare i rapporti con la Fraternità San Pio X; quella di mons. Perl, già responsabile della Commissione, e del suo segretario, mons. Pozzo, che quella stessa mattina aveva appreso la sua elezione ad arcivescovo ed elemosiniere del Papa. Mons. Wach, don Laguérie, don Cantoni dell’Opus Mariae Matris Ecclesiæ e molti altri sacerdoti e religiosi come don Nicola Bux, e il padre Nuara, domenicano italiano, hanno voluto anch’essi essere presenti.Ma è stata, soprattutto, un’iniziativa dei fedeli: diversi rappresentanti e personalità della Federazione Internazionale Una Voce, che erano presenti (Patrick Banken, Jack Oostveen, Leo Darroch, Jacques Dhaussy e altri…), hanno contribuito a far conoscere il pellegrinaggio, che è stato sostenuto con entusiasmo da don Claude Barthe. I loro sforzi hanno avuto successo, poiché si può dire che l’evento ha segnato una tappa importante nella “normalizzazione” della messa tradizionale, dopo tanti anni difficili nel corso dei quali numerosi istituti, fraternità, comunità l’hanno conservata nonostante venti e maree contrari. Ma non si è trattato di una conclusione: occorre vedere nell’evento un momento propulsivo, che si deve a tante persone ostinate nel loro amore per la Chiesa, per la liturgia e per la messa, e che sta acquistando forza crescente.
Jeanne Smits
Présent, sabato 10 novembre 2012