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lunedì 22 agosto 2011

Lectio Magistralis del Card. Piacenza sulla Bellezza nelle chiese

Vi proponiamo alcuni brani di un'interessantissima Lectio Magistralis del Card Piacenza, segnalataci da Dorotea (per leggerla nella sua interezza -è un mirabile ed accessibile sunto di teologia cattolica- si vada qui).

Università Europea di Roma – Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”
Master in Architettura, Arti sacre e Liturgia, Venerdì, 25 marzo 2011

Lectio Magistralis

di S. Em. R. il Cardinale Mauro Piacenza
Prefetto della Congregazione per il Clero

Ministri della Bellezza:
Architettura, Arti sacre e Liturgia al servizio della missione dei sacerdoti


Chiarissimi Rettori, Rev.mo Padre Abate, Carissimi confratelli nel Sacerdozio, Cari e “preziosi” Architetti ed Artisti, Gentili convenuti tutti,

sono lieto di essere qui tra voi, oggi, nella solare Solennità dell’Annunciazione del Signore, collocata all’esordio di primavera ed autentica primavera teologica. Ringrazio sentitamente il Coordinatore del Master, il Rev.do Prof. Uwe Michael Lang, per le cordiali parole di benvenuto e, soprattutto, per il prezioso lavoro profuso in questa opera. [...]
Il modello supremo della Dimora, in questo senso, è l’Abbazia e, per analogia, la chiesa: luogo anche fisico nel quale l’uomo può essere ri-creato!
Con questo spirito abbiamo accolto l’appello del Santo Padre Benedetto XVI a partecipare, attivamente e con passione, a quel perenne rinnovamento nella fedeltà che, anche nella liturgia, nell’architettura e nell’arte sacra, sempre deve trovare spazio nella vita ecclesiale.
L’auspicio di tutti è che nei prossimi decenni possa progressivamente, ma costantemente, anche a livello istituzionale, essere tematizzata la cruciale questione dell’architettura e dell’arte sacra, senza pregiudizi o contrapposizioni, senza sterili nostalgie o pericolose fughe in avanti, perché possa aver luogo un vero e proprio rinnovamento di queste dimensioni cruciali della vita della Chiesa. Ogni autentico rinnovamento, nella Chiesa, non può che essere considerato alla luce dell’imprescindibile rinvigorimento della fede accolta, professata e vissuta. Ogni passo, ogni gesto di questo prezioso Pontificato pare inequivocabilmente votato a tale profondo rinnovamento!
S
iamo qui riuniti, per volgere insieme lo sguardo a come l’Architettura e le Arti sacre siano chiamate a servire la Bellezza, e, quindi, come voi stessi, carissimi architetti ed artisti, siate chiamati a diventare, sempre più limpidamente, “ministri” della Bellezza e, conseguentemente, collaboratori della Salvezza di Cristo.
Direbbe san Paolo: «Adiutor gaudii vestrii» - «Collaboratore della vostra gioia» (2Cor 1,24), e quale gioia è più grande e profonda della Bellezza? Quale esperienza è gaudio più profondo di quella estetica? Quale rimanda più potentemente all’esperienza del soprannaturale, alla bellezza, che è Dio stesso?
Nostro Signore, Verbo incarnato, morto e risorto, raggiunge oggi gli uomini di ogni tempo e luogo attraverso le membra del Suo Corpo, che è la Chiesa, attraverso l’agire sacramentale e liturgico e, perciò, in modo unico, tramite i suoi sacerdoti.[...]

Afferma a tale riguardo San Tommaso d’Aquino che la santificazione dell’uomo, avendo come scopo e termine il bene eterno della deificazione dell’uomo, «è un’opera più grande della creazione del cielo e della terra, la quale ha come termine un bene mutevole» [I,II q. 113, a.9]. La Liturgia, perciò, è l’Opus Dei per eminenza che dà il vero senso dell’eternità della persona. [...]

1. Il concetto di bellezza
La bellezza, infatti, secondo la concezione di San Tommaso - una delle comprensioni più alte che l’animo umano abbia mai raggiunto di se stesso e della realtà tutta - costituisce uno dei cosiddetti “trascendentali”, cioè di quelle caratteristiche che sono proprie di ogni ente filosoficamente inteso, l’uno, il vero, il buono ed il bello, appunto, e che derivano dal fatto che il suo essere è “dato”, per partecipazione, da Colui che è lo Stesso Essere Sussistente, cioè da Dio. Secondo tale concezione, quindi, la bellezza di un ente risulta tanto più grande, quanto maggiore è la partecipazione di quell’ente all’Essere di Dio.
Questa è la bellezza: il venire da Dio ed a Lui condurre!
E l’uomo è, nell’universo, l’unico, eccetto gli esseri spirituali, che sia capace di riconoscere, in modo originario ed immediato, tale bellezza, e quindi l’unico a poter ringraziare, lodare e servire Colui al quale essa rimanda. E le realtà create rimandano il cuore dell’uomo al Creatore di tutte le cose, attraverso la gratuità, che la loro esistenza è, e, insieme, attraverso la loro bontà e verità, cioè attraverso il marchio che di Dio portano con sé e che fece scrivere a San Giovanni Apostolo: «Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» (Gv 1,3).
In questa concezione metafisica ed antropologica di bellezza, quindi, risulta “bello” ciò che “naturalmente” rimanda a Dio, cioè tutta la creazione, e, in modo eminente, l’uomo religioso, colui che, con la propria libertà, riconosce ed ama il suo Creatore.

2. La novità del Mistero dell’Incarnazione
...con l’Avvenimento Cristiano assistiamo al capovolgimento totale, paradossale, ma allo stesso tempo incredibilmente delicato ed armonioso, del concetto stesso di bellezza. Si tratta di quel Mistero che, nella Solennità odierna, la Chiesa ci invita a contemplare: «Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto». La Beata Vergine Maria, offrendo il proprio incondizionato “sì” alla divina Volontà, concepì il Cielo nel suo grembo e, così, la Realtà vera ed eterna, alla quale tutta la creazione da sempre innalzava il proprio canto, in Maria, si è fatta presente alla maniera di tutte le realtà create; la Bellezza si è fatta carne: «Et Verbum caro factum est» (Gv 1,14).
Dio, l’Eterno Presente, si è fatto presente in un modo umanamente comprensibile, cioè materialmente osservabile e misurabile, ma, al contempo, in un modo che eccede ogni umana misura. Credo di poter dire che qualcosa di questo paradosso divino, sia riconducibile, da un punto di vista fenomenologico, ad un aspetto particolare del Mistero dell’Incarnazione: il Verbo di Dio, facendosi uomo, ha assunto, ha fatto “proprio” quanto c’è di più “divino” nell’universo, di più originario ed imprevedibile, cioè un’autentica libertà umana.[...]

tale perfetta Comunione è stata realizzata «a caro prezzo» (1Cor 6,20), giungendo al suo culmine nell’obbedienza di Cristo «fino alla morte, e alla morte di Croce» (cfr. Fil 2,8). Se, infatti, l’unzione sacerdotale del Verbo di Dio è stata l’Incarnazione, il perfetto compimento di tale consacrazione-unzione è costituito dal Sacrificio della Croce, che consuma e trasforma, col fuoco dello Spirito, la carne assunta da Cristo.
Quella disarmata Bellezza accolta dai pastori di Betlemme, raggiunge il culmine nella Passione di Cristo, nella Sua morte violenta, nell’obbrobrio della Croce! Quanto vi era di più riluttante per l’uomo, cioè la morte, è diventato con Cristo la vera Bellezza, proprio per quell’inscindibilità del bello dal vero e dal buono, i quali, nell’Amore oblativo di Cristo, sono perfettamente compiuti.
Questa somma ed eterna Bellezza, che si è rivelata a noi nel Mistero della Croce, e che ci raggiunge, per dono dello Spirito, nella Risurrezione di Cristo, può essere riconosciuta e accolta dagli uomini, adesso, nella Santissima Eucaristia. In essa, Cristo ha affidato Se stesso e, quindi, i tesori della Salvezza, agli Apostoli ed ai loro successori.
In essa, il Signore Risorto è come crocifisso al nostro presente e, così, ci attira dentro il Suo futuro.

3. Conseguenze per la costruzione dell’edificio sacro
Dopo quanto abbiamo detto sulla novità del Mistero dell’Incarnazione, si comprende bene quale sia il compito del Sacerdozio ministeriale, e come la vostra missione possa contribuirvi.
Compito dei Sacerdoti è rendere presente la Bellezza che salva e offrirla agli uomini, dopo essere stati intimamente conquistati da essa e sacramentalmente trasformati. Ciò avviene, in modo eminente, nell’Eucaristia e nella Confessione sacramentale, nelle quali gli uomini, da duemila anni, si recano “fisicamente” davanti al Signore e vivono di Lui. [...]

Aiuterete così anche i Ministri ordinati in una duplice maniera: da un lato, accompagnando il loro annuncio, attraverso le rappresentazioni artistiche della realtà di Cristo e del Suo dialogo con gli uomini, così come i Vangeli scritti e quei Vangeli viventi che sono i Santi ci testimoniano; dall’altro, sostenendo i Sacerdoti nella comprensione della loro reale, nuova identità, così da poter essere accompagnati, anche dalla bellezza, in quel cammino di assimilazione dell’essere sacramentale ricevuto, che nella Celebrazione Eucaristica ha il proprio rinnovamento ed il proprio culmine.
Conseguentemente, proprio partendo dalla bellezza ontologicamente intesa e dalla nuova concezione di bellezza derivante dal mistero dell’evento storico di Cristo Signore, è necessario riconoscere come l’Incarnazione, la Croce e l’Eucaristia – presenza del Risorto tra noi e nel mondo – siano le tre “dimensioni” dello spazio sacro. [...]

A Cristo anche ciascun sacerdote è chiamato a guardare, soprattutto nella celebrazione dei divini misteri: la forma dello spazio sacro, la luce, l’arte che in esso vive e che, nel contempo, gli dona vita, sostengono un tale orientamento interiore innanzitutto del celebrante.
Lo spazio fisico della chiesa, che è sempre un segno inequivocabile della presenza del mistero nel mondo, acquista in modo più pieno e compiuto il proprio reale significato nella celebrazione liturgica. È differente lo stare in una chiesa anche molto bella, ma “muta” ed il vivere in pienezza la liturgia che in essa si celebra. Nella liturgia e della liturgia la chiesa vive, anche come edificio! Le pietre, le forme, le statue, gli affreschi, i dipinti, le vetrate, la musica, il canto, i gesti, tutto vive e riverbera nella sacra liturgia.
Lo spazio sacro viene, così, trasfigurato dal rito e, in particolare, da quel vertice sacramentale che è l’Eucaristia! Lo spazio è trasfigurato nella “Gerusalemme celeste”, che è realmente presente nel Sacramento e ci accoglie al proprio interno. Esso è chiamato a significare, così, la “precipitazione” del Cielo sulla terra, nella quale il Mistero percorre per noi quella distanza prima incolmabile.[...]

Conclusione
... Mentre i sacerdoti, ministri per grazia ontologicamente conferita ed essenzialmente differente, vivono e mostrano primordialmente la Bellezza Divina attraverso l’annuncio della Buona novella e la celebrazione dei sacramenti, tutti siete chiamati, in forza del battesimo e - è doveroso ricordarlo - anche della comune ragione umana, a servire la bellezza come reale possibilità di salvezza, come antidoto alla dispersione, al disorientamento, allo smarrimento dell’io e del significato dell’esistenza.[...]

+ Mauro card. Piacenza

Sulla "teologia della Bellezza" e sull'appellattivo di Maria quale "Mater Pulchritudinis", di cui parlammo l'estate scorsa, si veda qui

5 commenti:

  1. Alpium Pastor Quidam22 agosto 2011 alle ore 16:07

    E' proprio questo il problema. E se qualcuno non ci sta e raglia, lo si lasci andare per la sua strada. Per cambiare le cose, dopo averle ben motivate ed oggetivamente spiegate bisogna avere il coraggio anche di perdere  qualcuno.
    Solo per distruggere la Messa Cattolica i vari Bugnini e Lercaro hanno fatto documenti vincolanti. E Paolo VI, piangendo, li ha imposti. Bisognava non piangere ed impedire la distruzione.

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  2. Infondo le belle parole del card. Piacenza sono un'amara presa per i fondelli.
    Perchè non si fa qualcosa per impedire ad. esempio al Vescovo di reggio Emilia di esporre in duomo una croce astratta senza Cristo e senza i segni della passione? Perchè non si impediscono gli adeguamenti liturgici che sono vere e proprie azioni iconoclaste?
    mi dispiace per il card. Piacenza, ma quando mi sarà possibile economicamente ricostruirò le balaustre nella parrocchia in cui sono parroco e ricostruirò anche l'altare coram deo (copia di quello antico andato distrutto) e sia certo il Card. Piacenza che non chiederò permessi a nessuno, mi basterà l'appoggio della popolazione che da tempo me lo chiede.....
    don Bernardo
    P. S. Noi cattolici della tradizione dobbiamo essere un po' più coraggiosi.
    Perchè ad es. a Reggio Emilia non si fanno dimostrazioni di piazza davanti la Cattedrale? Perchè non si fanno manifestazioni: tipo occupazioni simboliche anche per poche ore della Chiesa?
    I primi cristiani contro gli ariani erano molto più coraggiosi di noi. Basterebbe andare a recitare il rosario in Chiesa e rimanere in ginocchio immobili sul presbiterio che vogliono modificare. Oppure presentarsi in Curia e chiedere udienza al Vescovo e non lasciarla finchè non viene concessa..... Mettere in moto la stampa, le televisioni locali:
    "I figli delle tenebre infatti sono più furbi dei figli della luce".......

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  3. .........BRAVO......don Bernardo!

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  4. Alpium Pastor Quidam22 agosto 2011 alle ore 23:22

    Il mio primo commento era di risposta ad uno che è  poi sparito e che recitava:  "parole, parole , parole. Ci vorrebbe invece un bel documento vincolante.

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  5. Don Bernardo ha ragione, anche gli artefici materiali degli obrobri di arte (non) sacra vanno svergognati pubblicamente e davanti a tutti senza avere paura, gli va semplicemente detto senza mezzi giri di parole che quello che stanno realizzando fa schifo e che se ne devono vergognare. poi vanno svergognati in faccia anche i personaggi che le commissionano assieme alle loro idee anticristiane. Da sottolineare il fatto che non solo vengono edificate chiese o opere d'arte ex novo che offendono Dio, ma vengono sfregiati Templi che hanno enorme valore storico e culturale, oltre che in primis Pastorale.
    Mio zio quando venne abbattuta la vecchia e magnifica chiesetta del paese di mia nonna per sostituirla con un obrobrio, lo disse all'architetto che il suo progetto faceva schifo (troppo tardi purtroppo). Non siamo noi a doverci vergognare, ma loro. E pensare che Ero entrato questo inverno nel Duomo di Reggio Emilia...

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