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domenica 29 maggio 2011

Ottaviani, un difensore della Chiesa
per la rubrica PENSIERI & PAROLE
Rai Vaticano, Marzo 21, 2011

di A. Cannarozzo


Per chi ha qualche capello grigio, il nome del cardinale Alfredo Ottaviani susciterà forse vecchi ricordi su che cosa era la Chiesa appena mezzo secolo fa e sul fatto che tra i suoi massimi rappresentanti vi fosse proprio la figura di questo eminente cardinale. L’uomo certamente più potente, dopo il Papa, nella Chiesa del suo tempo; uno strenuo difensore della religione, contro ogni forma di prevaricazione dottrinale.

Non per nulla venne soprannominato da amici e nemici il “carabiniere”, appellativo che ben si addiceva alla sua indole e al suo atteggiamento di fermezza e di fedeltà alla Chiesa, alla quale non venne mai meno, specialmente davanti alla crisi di valori che si andavano accentuando in quel cosiddetto secolo breve che fu il ‘900.

E se qualcuno pensasse di beatificarlo? La mia, lo affermo subito, è una pacifica provocazione, per non dimenticare un difensore della Chiesa o, almeno, della Chiesa che fino a quel tempo aveva servito.

Infatti difficilmente, visti i tempi, crediamo che alcuno possa avviare con successo questa pratica di beatificazione. Ciò nonostante, ritengo che figure che hanno segnato la storia della Chiesa con totale abnegazione, debbano essere ricordate senza barriere ideologiche come ci ricorda lo stesso Giovanni Paolo II nell’omelia che pronunciò proprio il giorno dei suoi funerali, nel 1979: “Sempre disponibile, sempre pronto a servire la Chiesa, La sua esistenza si è letteralmente spesa per il bene della Chiesa santa di Dio. Il nostro fratello fu in tutto e sempre “homo Dei, ad omne opus bonum instructus” (2Tm 3,16) e questo, sì, questo è un riferimento d’ordine essenziale, questo è un parametro valido per ben inquadrarne la fisionomia spirituale e morale. La sua preparazione giuridica, che già in età giovanile gli aveva garantito l’attenzione di altri sacerdoti, lo sostenne nel lavoro che svolse a difesa della Fede Cattolica “. Parole, crediamo, che si commentano da sole sull’uomo, la sua opera e la sua fede.

Era nato povero, nel caratteristico quartiere di Trastevere, il 29 ottobre del 1890, dunque “un romano de Roma” che non dimenticò mai le sue origini popolari. Nella sua vita non arricchì nessuno, tanto meno sé stesso. Alla sua morte ciò che aveva lo lasciò interamente alla Chiesa e alla varie opere di carità cui aveva dato il suo aiuto.

Sembrava un ragazzo destinato ad una vita come tante nel quartiere: un lavoro, una famiglia e chissà cos’altro. Invece un giorno la sua vita cambiò e, tra lo stupore dei suoi amici, entrò in semiario, per essere consacrato sacerdote nel 1916 a ventisei anni.

Nel corso degli anni di preparazione al sacerdozio, si fece notare per la sua serietà, intelligenza e capacità di studiare e di apprendere, ma soprattutto per una vita profondamente cristiana, per un amore totale per la Chiesa e per il Papa. Un atteggiamento quest’ultimo che non cambiò mai, nonostante le dure prove che il destino gli avrebbe inferto proprio dal quel “Soglio” tanto amato e venerato.

Le sue doti non sfuggirono ai superiori, e così, non ancora trentenne, fu nominato prima professore di filosofia scolastica presso il Pontificio Collegio Urbaniano e, pochi anni dopo, professore di Diritto Pubblico Ecclesiastico, materia di cui fu sempre considerato grande esperto, presso l’Ateneo Giuridico dell’Apollinare.

Nel 1921 entrò nella Segreteria di Stato collaborando con il cardinale Pietro Gasparri alla stesura del Concordato tra la Santa Sede e lo Stato italiano, firmato nel 1929, partecipando a tutte le commissioni preparatorie. La Segreteria di Stato, come ricorderà nei suoi diari, fu per lui un osservatorio ed una scuola di vita eccezionale, che gli permise di vedere esattamente come andava il mondo e come la Chiesa doveva destreggiarsi per non rimanere schiacciata dagli avvenimenti della storia senza perdere la sua missione.

In quel periodo ebbe alle sue dipendenze come minutante un giovane bresciano serio, diligente ed attento nel lavoro: si chiamava Giovan Battista Montini, che trent’anni dopo sarebbe diventato papa con il nome di Paolo VI. Tra i due non ci fu mai simpatia e una volta diventato papa, Montini non dissimulò mai i suoi sentimenti verso Ottaviani, simbolo di una Chiesa conservatrice.

Dopo aver lavorato per quasi quattordici anni nella diplomazia vaticana, sempre con incarichi di grande prestigio, nel 1935 entrò per la prima volta come assessore presso il Sant’Uffizio. Un luogo che rimase, fino alla morte, il suo campo di battaglia contro i nemici della Chiesa.

Quello stesso anno, però, dovette subire anche un delicato intervento agli occhi che lo condizionò per tutta la vita, portandolo negli ultimi anni alla completa cecità. Conoscendo le sue doti giuridiche, Pio XI lo volle vicino a se nella stesura dell’enciclica Divini Redemptoris missio dove si definiva il comunismo ateo “intrinsecamente perverso”. L’anticomunismo, Ottaviani lo manifestò tutta la vita, senza alcun distinguo o tentennamento.

Vedeva nell’ideologia marxista un’offesa alla legge di Dio e una tragedia per l’intera umanità. Fu, quasi vent’anni dopo, tra i propugnatori della celebre scomunica del 1949 voluta da Pio XII contro i comunisti, ma ciò nonostante fece sempre la differenza tra il peccato ed il peccatore e curiosamente mantenne un rapporto di grande stima, sempre ricambiata, con Palmiro Togliatti fino alla morte di quest’ultimo.

Sostenitore della romanità, non riteneva opportuno il dialogo con le ideologie radicalmente ostili e inconciliabili con la fede. Non era solo il comunismo, ma anche i suoi “frutti avvelenati”, come li chiamava, che si andavano espandendo anche all’interno della Chiesa stessa.

Richiamò con fermezza quelle frange di cattolici progressisti, nonché i promotori, tedeschi e francesi, della cosiddetta nouvelle théologie che manifestarono, qualche decennio dopo, tutta la loro capacità comunicativa durante le assise conciliari.

Pur rimanendo il comunismo il suo vero nemico, non fu meno tenero con le ideologie fasciste e naziste. Fu tra i prelati che consigliarono Pio XI di non ricevere Hitler in Vaticano durante la sua visita di Stato a Roma nel 1938. Tra il 1943 e il 1945, attraverso una serie di operazioni umanitarie approvate da Pio XII, riuscì a portare sollievo alle popolazioni martoriate dalla guerra, proteggendo ebrei perseguitati ed antifascisti – senza differenza di colore politico – presso chiese e conventi. Da un documento scoperto negli archivi segreti vaticani risulta che le autorità fasciste denunciarono nel 1944 alla Santa Sede la sua attività filo-ebraica e che un fascicolo su di lui era presso il comando della Gestapo a Roma, ma Alfredo Ottaviani andò dritto per la sua strada e la storia gli dette ragione.

L’Italia era uscita stremata dalla guerra: rovine, povertà, disperazione, malcontento. Erano i frutti lasciati dalla follia dell’assurdo conflitto, ma ora bisognava ricostruire non solo vita pratica degli italiani, ma anche la vita morale. Ottaviani non dimenticò mai le sue radici popolari. Fu uomo di grande sensibilità pastorale, specialmente verso i ragazzi dell’oratorio di San Pietro, spesso in condizioni disagiate, ai quali pagava le rette per lo studio, le tasse per lo sport: per tanti giovani fu come un padre sollecito ed affettuoso. Un dovere di carità che nasceva dalla sua vocazione sacerdotale, che non aveva mai dimenticato.

Nel 1947 Pio XII lo volle pro Prefetto del Sant’Uffizio dove, prima della riforma voluta da Paolo VI nel 1965, era Prefetto lo stesso Papa. Spesso si dice che il Concilio aperto da Giovanni XXIII in realtà era stato voluto dallo stesso Pio XII, che nessuno certo poteva accusare di modernismo.

In realtà le cose non stanno proprio così. È vero che papa Pacelli voleva indire un Concilio: infatti, il 4 marzo del 1948, chiamò in gran segreto il cardinale Ottaviani per costituire una Commissione preparatoria per un eventuale prossimo Concilio ecumenico. Non “per aprirsi al mondo”, come fu poi deciso da Giovanni XXIII, ma, al contrario, per ridefinire i vari punti della dottrina cristiana minacciati dalle “Nouvelle Théologie”.

Purtroppo, man mano che i lavori proseguivano, cominciarono a nascere le prime divergenze che ben presto diventarono insanabili, anche a livello personale. Erano i prodromi di ciò che sarebbe successo di lì a qualche anno, con le assise del Vaticano II.

Davanti a questo spettacolo inammissibile, lo stesso Pacelli, sotto consiglio dello stesso Ottaviani, decise di chiudere quest’esperienza preparatoria per il Concili, comprendendo il pericolo che si poteva innescare. Passeranno pochissimi anni e i timori di Ottaviani si manifestarono nel 1958, quando Giovanni XXIII volle indire il Concilio Vaticano II.

Momenti vissuti dal nostro cardinale con grande apprensione ed assai lontano dall’ ottimismo di papa Giovanni XXIII. “Il Concilio che inizia sorge nella Chiesa come un giorno fulgente di luce splendidissima. – dichiarò nel discorso d’apertura papa Roncalli - È appena l’aurora: ma come già toccano soavemente i nostri animi i primi raggi del sole sorgente! Tutto qui spira santità, suscita esultanza”.

Uomo schietto e concreto, Ottaviani definì il Concilio più che “una nuova aurora per l’umanità, una lunga notte per la Chiesa”. Nel suo diario, il cardinale scriveva, nell’estate del 1965, pochi mesi prima della chiusura dei lavori conciliari con grande amarezza: “Prego Dio di farmi morire prima della fine di questo Concilio, così almeno muoio cattolico”. Parole dure che disegnano la visione che egli aveva dell’avventura del Concilio. Oggi, a quasi cinquant’anni da quegli eventi, ognuno, dal suo punto di vista, può serenamente valutarne i frutti senza inutili barriere ideologiche.

Per descrivere gli anni di quel Concilio e l’opera di Ottaviani e dei cardinali a lui fedeli contro le fughe in avanti dei cattolici progressisti, non basterebbe un libro. Quelli, per l’ormai vecchio cardinale, furono anni durissimi anche per la sua oramai totale cecità che non gli permise di seguire tutti i lavori conciliari come voleva.

Un episodio, tra i tanti, credo possa illustrare bene l’atmosfera che si era creata. Il cardinal Ottaviani stava intervenendo il 30 ottobre del 1962 per protestare contro le modifiche che alcuni proponevano di far subire alla Messa. Affermò tra l’altro: “Stiamo cercando di suscitare il disorientamento e lo scandalo nel popolo cristiano, introducendo delle modifiche in un rito così venerabile, che è stato approvato lungo tanti secoli e che è ora divenuto così familiare? Non si può trattare la Santa Messa come se fosse un pezzo di stoffa che si rimette seguendo la moda, secondo la fantasia di ciascuna generazione”.

Ottaviani – era cieco e non poteva leggere – superò i dieci minuti concessi, cosa che l’assemblea aveva accettato per l’autorevolezza del personaggio e per la sua evidente menomazione. Il cardinal Alfrink che presiedeva l’assemblea, suonò il suo campanello di richiamo per i minuti sforati, ma Ottaviani, così preso dal discorso non lo sentì (i maligni dissero poi che lo avesse intenzionalmente ignorato). Spazientito, il cardinal Alfrink, fece un cenno ad un tecnico che staccò il microfono dell’oratore, come si fa per tacitare un seccatore.

A quel punto il cardinal Ottaviani prese atto dell’accaduto e, umiliato, si rimise a sedere. Il più potente cardinale della Curia era stato ridotto al silenzio. Ci fu un attimo di suspense, poi parte dei padri conciliari applaudirono di gioia. La “Chiesa della conservazione” era stata umiliata per sempre nella figura del suo maggiore rappresentante. Così scrissero molti giornali italiani e stranieri.

Anche se la Chiesa che aveva servito per oltre cinquant’anni non era più la stessa, Ottaviani difese sempre e comunque l’istituzione. A chi gli domandava dei suoi “nemici” rispondeva sempre “Ci sono contrasti non personali, ma di idee”. Lo stesso atteggiamento lo ebbe per Giovanni XXIII e Paolo VI che certo non gli furono amici, ma per i quali portò sempre immutato e assoluto rispetto. Ebbe parole di difesa e di amore verso tutti i successori di Pietro, nonostante le amare delusioni che vennero per lui dal quel “sacro Soglio”.

Nel 1968 si dimise dal suo incarico di Prefetto del Sant’Uffizio per motivi di salute, rimanendone membro emerito, ma ormai senza alcun potere. Grazie alla sua notorietà, finché fu in vita, non si tirò mai indietro nel denunciare una Chiesa che, a suo dire, era ormai allo sbando.

Negli anni ’70 andava a trovare spesso, salute permettendo, tra gli altri, un francescano, padre Coccia che celebrava, pur tra mille difficoltà, la Messa tridentina nella Chiesa di san Girolamo della Carità a Roma (eravamo tanti ragazzi, allora, a parteciparvi).

Ottaviani aveva parole di incoraggiamento invitandoci sempre ad avere fiducia e amore nella Chiesa e nei suoi rappresentanti. “L’obbedienza per un cristiano – diceva – deve essere sempre al primo posto. Senza di essa c’è solo disordine. Se gli altri non ubbidiscono, voi siate ubbidienti alla Chiesa anche per loro”.

Morì il 3 agosto del 1979 dopo aver visto succedersi sul soglio di Pietro ben nove papi; da Leone XIII a Giovanni Paolo II. Oggi la sua tomba si trova nella chiesa di San Salvatore in Ossibus, proprio dove esiste il confine tra lo Stato italiano e la Città del Vaticano.

Antonello Cannarozzo


40 commenti:

  1. Una cosa è certa: che RaiVaticano dedica una biografia così equilibrata e correttamente "scorretta" visto il Personaggio scomodo a certa corrente cattolica in Rai.... bè oserei dire che siamo nella fascia del miracolo.... :-D

    Bellissime riflessioni sulla vita di questo Principe della Chiesa, tutt'altro che anonimo, assai scomodo ma anche pieno di profonda umanità e carità....
    Bravo al sig.Antonello
    e un grazie per aver rievocato la figura del grande cardinale Ottaviani...

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  2. <span> 

    <span><span>"Nei primi anni della nostra battaglia, Cristina Campo, la nostra indimenticabile Cristina, vero pilastro d<span>ì « Una Voce », mi portò in Vaticano a far visita al cardinale Ottaviani e poi al Card. Bacci, i firmatari della storica lettera a Paolo VI, circa « l'impressionante allontanamento della teologia cattolica della Santa Messa ». Entrati nell'appartamento di Ottaviani, vedemmo il cardinale, seduto su una poltrona a rotelle, presso la finestra, coperte le gambe da un plaid rossastro. Non stava bene. La sa­lute lo aveva abbandonato. Era piuttosto gravemente infermo. Ma non lo spirito. Che spirito! Polemizzava con un'acutezza di argomenti che oltre a rivelare il vasto sapere, era qua e là punteggiata da schizzi di lampante ironia. Credendo di svelargli chissacché, gli dissi che il Vaticano era ormai « occupato » da una torma di progressisti indemoniati, presenti nelle varie Congrega­zioni, infiltratisi nei Sinodi, in ogni ufficio del Vaticano e ciò che faceva più impressione era il fatto che non si trattava di laici, ma di una potente Consorteria di preti...</span></span></span>  

    <span><span>OTTAVIANI: <span>— Potente sì, tant'è vero che noi, qua den­tro, la chiamiamo la Gran Pretagna...</span></span></span>  

    <span><span>Ricordo ancora la risata squillante di Cristina. Sarebbe lungo descrivere le emozioni provate in quelle due visite indimentica­bili. Perch<span>é, anche durante la visita al cardinale Bacci, toscano ed è detto tutto, scoppiarono frequentemente frizzi e botti di ironia, al fondo della quale vi era uno, grande tristezza.</span></span></span>  

    <span>Tristezza per un<span>  </span>tesoro perduto e ancor oggi<span>  </span>tenacemente </span><span><span>tenuto nelle fauci di una minoranza di esaltati, eretici e infedeli, fagocitati dal mondo anzich<span>é essere aspirati dal Soprannaturale. Potente consorteria alla quale non riesce a far fronte nemmeno il Papa".</span></span></span><span>E allora?</span>  

    <span>Allora preghiamo per queste anime morte che si illudono di essere vive, mentre hanno volontariamente spento dentro a se stessi lo Spirito che davvero li faceva fratelli di Cristo. Dio li perdoni per tutto il male che hanno prodotto e li faccia rinsavire prima che ne compiano dell'altro".</span>
    </span>
    <span> Carlo Belli, Altare deserto ( breve storia di un grande sfacelo) Giovanni Volpe, Roma 1983, pagine 120-121.  
    </span>


    <span></span>
    <span></span>

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  3. Un simile commento di Ottaviani su RaiVaticano... che coraggio... dobbiamo supporre che il vento stia cambiando??? Speriamo proprio di si.

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  4. Slobodanka Jokanovic29 maggio 2011 alle ore 09:27

    Grande sua Eminenza Ottaviani Grazie x il suo coraggio...J.S.

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  5. Su Ottaviani e sulla sua personale bontà e rettitudine ebbe parole di grande rispetto e stima persino, ed è detto tutto, Karl Rahner nel volume "La fatica di credere".

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  6. Ottaviani nel "breve esame critico" considerava sì valida la Messa Nuova (quando il sacerdote celebra secondo la fede del Concilio di Trento), ma illeggittima! OTTIMO!

    Meraviglioso il sovrano Pontefice che gli ha inflitto da morto la scomunica! (cfr. art. 19, Universae Ecclesiae).

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  7. arg!!! a questo non avevo pensato!!! tu sai come colpirmi caro Don Camillo!!!
    corro alla Messa, antica naturalmente e pregherò con il cardinale Ottaviani........ :-[ :-D

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  8. <span><span> il Vaticano era ormai « occupato » da una torma di progressisti indemoniati, presenti nelle varie Congrega zioni,</span>  
    <span>                                 infiltratisi nei Sinodi, in ogni   ufficio del Vaticano .....</span>  
    -------------------------  
     
    golpe compiuto,     golpe taciuto</span>

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  9. <span>Il cardinal Ottaviani stava intervenendo il 30 ottobre del 1962 per protestare contro le modifiche che <span>alcuni</span> proponevano di far subire alla Messa. Affermò tra l’altro:</span>

    <span><span>Stiamo cercando di suscitare il disorientamento e lo scandalo nel popolo cristiano, introducendo delle modifiche in un rito così venerabile, che è stato approvato lungo tanti secoli e che è ora divenuto così familiare? Non si può trattare la Santa Messa come se fosse un pezzo di stoffa che si rimette seguendo la moda, secondo la fantasia di ciascuna generazione</span>”.</span>

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  10. <span>speriamo sia davvero giunta l'ora di fare LUCE   su tutta la <span>verità dei</span><span> fatti  scandalosi </span><span>che si sono verificati dentro quell'assise conciliare,</span> che con il suo andamento anomalo e i suoi documenti anomali rispetto a tutta la storia precedente, avrebbe cambiato  in modo inopinato  il volto della Chiesa di Cristo, divenuta oggi, dopo 5 decenni di derive, totalmente   irriconoscibile.    
    ---------------------    
       
    <span>avviso tecnico per la Redazione:</span>    
    il testo del discorso del card. Ottaviani, che io ho ricopiato dal  post  da voi pubblicato, è leggibile solamente se viene replicato  appunto  nella finestra dei commenti dei blogger,   ma NON E'   interamente   leggibile nel    testo originale, cioè  il post su fondo giallo.    
       
    Penso che valga la pena (se possibile) di correggere il difetto grafico, visto che quelle parole del card. Ottaviani andrebbero scolpite in modo INDELEBILE negli ANNALI della storia di questa Chiesa post- conciliare,    A FUTURA  E PERPETUA  MEMORIA    dei posteri,   per i quali esso sarà  illuminante circa la reale natura  POLITICA (intrisa di sovversione arrogante, mistificatoria e violenta dell'ordine precedente) dell'evento "concilio vaticano II".    
    Grazie.</span>

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  11. Nell'episodio della parola tolta al Card.Ottaviani,abbiamo l'immagine di come ,nel Concilio,é stata tolta ,in alcuni casi,la parola allo Spirito Santo:hanno "staccato "il "microfono"della Tradizione!

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  12. bravo Pepito !  e  man mano che si abbassa il polverone della falsa primavera con cui ci hanno imbambolati per 50 anni, dovrà apparire sempre più chiaro e noto a tutti, che  è stata una mistificazione abominevole -la prima, fonte di tutte le successive che ora ci soggiogano- quella di attribuire  tutto ciò che è accaduto, in fatti e parole dentro quell'assise rivoluzonaria (dove una <span>minoranza di esaltati, eretici e infedeli ha potuto condurre in porto il 1789 della Chiesa), tutti gli abusi, soprusi e compromessi da cui sono scaturiti quegli ambigui e insidiosi documenti, allo Spirito Santo, anzichè alla volontà di potenza e  prepotenza degli uomini.</span>

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  13. In fondo,questa"falsa primavera"è la <span>loro</span> primavera,e ne stanno cogliendo i frutti...marci.

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  14. "A quel punto il cardinal Ottaviani prese atto dell’accaduto e, umiliato, si rimise a sedere. (...) La “Chiesa della conservazione” era stata umiliata per sempre nella figura del suo maggiore rappresentante".

    Queste sono le uniche cose che sanno fare i progressisti nella Chiesa: umiliare, zittire, ridere di ciò che è stato, eliminare con ogni mezzo chi non la pensa come loro. Ovviamente per la loro presunta buona causa di imporre la loro verità, rinnegano volentieri tutte le loro prediche sul dialogo come fondamento di tutto.
    Se penso a qualche film recente su Giovanni XXIII, ricordo che il ruolo del cardinale Ottaviani nella Chiesa è stato presentato come negativo e in contrapposizione a una ideologica super mega bontà e apertura al mondo del Papa. Purtroppo spesso è solo attraverso i film che il popolo semplice e "lontano" apprende certi passaggi delicati della storia della Chiesa. Penso allora che messaggi manipolati raggiungono la mente delle persone: progressismo= via verità e vita; tradizione= buio pesto.
    Immagino se fosse stato un progressista ad aver superato i 10 minuti di intervento e gli fosse stato chiuso il microfono: subito i compagni avrebbero gridato all'oscurantismo tradizionalista, all'ingiustizia, alla rigidità dell'applicazione delle regole e alla chiusura al mondo.  
    Comunque è un dato di fatto che il carisma che eccelle in loro è il revisionismo storico e l'alterazione delle verità storiche.

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  15. <span>l'alterazione delle verità storiche.</span>
      ovvero : vulgata di regime, utile  a  mantenere nell'intimidazione/soggezione   il popolo-bue con la fatidica  frase:
    "obbedite al concilio! accettate il concilioV2, altrimenti non siete cattolici ! "
    senza mai però specificare. chiarire e DEFINIRE  (una volta per tutte) i reali contenuti di quel  verbo  "accettare" ... CHE COSA bisogna accettare del concilio ? nessuno ancora lo ha precisato....
    e in nome di quell'accettazione indefinita e TOTALIZZANTE, i tiranni impediscono con tutti i mezzi la celebrazione della Messa di sempre.
    Il CV2 è diventato così un'entità fantomatica, imponente e tanto più terrificante quanto più INCONOSCIBILE nei suoi veri contorni :
    un totem nascosto e conturbante, che è impossibile ignorare o oltrepassare, con il quale -prima o poi- bisogna fare i conti, per la verifica della propria POSIZIONE LEGITTIMA  e approvata DALL'ALTO....
    qualcosa di molto simile a quel <span><span>Mega Direttore Galattico</span></span><span> </span>che -sempre invisibile- spaventava  il povero Fantozzi , annichilito al solo udirne la voce trasmessa da un  microfono, e tonante dall'alto sul povero travet  !
    (non a caso nelle risposte tremebonde, Fantozzi si rivolge a lui con l'appellativo  "Santità" ....v. mini-episodio, con la famosa definizione: <span>colui che nessun impiegato al mondo era mai riuscito soltanto a vedere... )</span>

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  16. "Portò sempre assoluto e immutato rispetto a Giovanni XXIII e Paolo VI...in queste parole è racchiuso il dramma dei cattolici fedeli alla tradizione che pur essendo maggioranza divennero ininfluenti.Ah se il card. Ottaviani  e gli altri che ne condividevano le idee avessero aiutato mons. Lefebvre!Invece lo lasciarono solo.
    Se avessero fatto come Paolo che resistette in faccia a Pietro forse non saremmo arrivati alla dissoluzione della fede attuale.
    Capisco comunque perchè preferì obbedire e tacere:ciò fu dovuto a un malinteso senso di obbedienza , a un allargamento eccessivo del dogma dell'Infallibilità,per cui tutto ciò che il papa diceva era infallibile,e questo non è accettabile.
    Così facendo involontariamente si è favorita l'aposrtasia,l'irreligione e finanche l'eresia.

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  17. Mons. Lefebvre non firmò il Breve esame critico.

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  18. Dice il Cardinal OTTAVIANI:"Prego DIO di farmi morire prima della fine di questo Concilio, così almeno muoio Cattolico". Parole gravi e sagge, chissà con quale stato d'animo ha vissuto gli ultimi annio della sua vita. Purtroppo questo Concilio ha lasciato molta amarezza anche ai tanti ignoranti di Teologia, ed ha spaccato i Cattolici in due tronconi. Ed ora? A distanza di quasi 50 anni a che punto siamo? Siamo dei Cattolici allo sbando ed ognuno vuole avere ragione, divisi in tante ideologie che formano gruppi e gruppetti. I Vescovi e Cardinali di allora sono tutti morti e con loro i famosi Progressisti Francesi, Olandesi e Belgi e le loro Chiese Locali sono cadute ancora più in basso se non  quasi sparite. Ringrazio Benedetto XVI che sta tentando di mettere un po' di ordine in questa CHIESA, spero che DIO ce lo conservi ancora a lungo. Certamente c'è bisogno di un altro Concilio, ma non solo, qualcosa si sta cambiando per la Liturgia, ciò che mi fa più male è lo scempio che si è fatto distruggendo e modificando tanti altari e presbiteri. Non voglio parlare di Dogmatica, poiché ciò è molto lungo, ma molti Cristiani non sanno più a cosa credere e ciò che è lecito fare o no.

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  19. l'ha solo messo in pratica, a dofferenza di Ottaviani

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  20. se tutti i tradizionalisti si comportassero come Ottaviani,ovvero lottare all interno della chiesa contro le miserie progressiste , le cose cambierebbero nel giro di un decennio.Siamo in un periodo storico ben diverso dagli anni 60 e 70,le ideologie sono allo sbando,e se sembrano potenti è perchè non c'è  unità nel  combatterle.

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  21. Ieri 28 maggio n Gesù è stata celebrata una messa per ricordare l'anniversario della fondazione della Georgetown University di Baltimora, prima Università cattolica degli Stati Uniti,ad opera Mons. Carrol gesuita.
    LaMessa, celebrata in inglese con Kyrie,Gloria e altri canti latini bellissimi...
    ma da italiano percepiva il disastro e la rottura avvenuta con l'abbandono del rito antico.
    Noi italiani potevamo solo ascoltare e pregare.
    Con le preghiere in latino ci si sente veramente fratelli.
    Oh Paolo sempre sotto il numero sei Roma fu perduta...dove sarai? Dante ti avrebbe messo con Bonifacio VIII!

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  22. Precisazione sulle origini del Card. Ottaviani29 maggio 2011 alle ore 23:03

    Non era proprio "romano de Roma", ma suo padre e sua madre erano di un paese vicino a Camerino da cui emigrarono per fare i fornai a Roma.

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  23. Paolo VI si è comportato peggio di Clemente XIV coi Gesuiti.Entrambi non vollero sentir ragioni...per colpa loro centinaia di sacerdoti sono morti di crepacuore e migliaia di anime si sono dannate.
    Coloro che mostrarono fedeltà alla Chiesa espulsi dalle università e dal Vicariato trasformato in una colonia di preti lombardi e piemontesi...
    Sacerdoti e vescovi non progressisti espulsi e ruspanti di scarsa cultura promossi vescovi!
    Lo chiamavano Amleto ma coi tradizionalisti fu un tiranno:sottomettersi o dimettersi.
    Così Paolo ha devastato Roma e la Chiesa...ricostruire è impresa ardua.

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  24. Condivido pienamente.

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  25. Umiliare, dici bene, e' la parola chiave per capire da quale albero cadono i frutti... laddove noi distinguiamo sempre il valore di un essere umano in quanto creatura di Dio (e quindi, comunque, nostro fratello) dalle sue azioni o pensieri, essi sono letteralmente spiritati e desiderano annientare, umiliare, negare chi si frappone...chi stona. Guarda al comunismo reale e troverai la stessa ispirazione diabolica, eppure, quando leggo delle loro gesta, sempre mi sovviene la citazione dello scrittore Isaac Singer ( sono politicamente corretto, vero?!) "chi fa vergognare un proprio fratello perde il suo posto in cielo"

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  26. Quando Ottaviani si interessava al problema, Lefebvre manco si rendeva conto di quello che stava accandendo. Tant'è che ad Econe provarono pure a celebrare la nuova messa. Il cardinale Ottaviani era anziano e malato, e, nonostante ciò, firmò il documento e scrisse con il cardinale Bacci la presentazione dello stesso. Lefebvre non firmò il "Breve esame critico". Questi sono i fatti.
    L'accusa, nei riguardi di Ottaviani, di aver avuto un'idea sbagliata del primato e dell'infallibilità del papa, rappresenta la cifra dell'eresia lefebvriana.

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  27. già: ricostruire....dove, come ?
    tutto ciò che è andato perduto in seguito ad una rivoluzione violenta  non potrà più essere ricostruito esattamente come era e come sarebbe diventato in un processo di crescita naturale, nella vera continuità, quella in cui la natura non "fa salti", o passaggi bruschi.
    E' come trovarsi dopo un terremoto, in cui una città viene interamente distrutta : la si potrà ricostruire, con lo stesso nome, in territorio adiacente, ma non avrà più il volto che aveva prima.
    La Speranza vuole che il Fondatore stesso, dopo aver permesso tanta distruzione, all'interno di un castigo annunciato e meritato, i cui effetti, come ONDA LUNGA, dureranno ancora per molto tempo, in una scia distruttiva del SACRO tout-court nelle coscienze delle nuove generazioni, intervenga con i suoi insondabili tempi e modi, perchè la Città futura, ricostruita con lo stesso nome, abbia un volto luminoso, rinnovato, più bello di quello passato e decaduto, e che sarà " senza macchia e senza ruga ".

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  28. <span><span>molti Cristiani non sanno più a cosa credere e ciò che è lecito fare o no.</span>  
     
    questo è il segno palese, il più grave, che la devastazione iniziata col CV2 propaga i su oi effetti nelle generazioni presenti e future, come un'ONDA LUNGA, il cui moto rapido, avanzante da 50 in qua,  è ancora ben lontano dall'esaurirsi.</span>

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  29. le prime affermazioni sono leggermente antistoriche. A Econe si andò avanti un po' col Messale del 65, non con la nuova Messa. Uno dei professori che veniva a dare corsi di patrologia nel 71-72 diceva la nuova Messa, e non potè mai celebrare in seminario. Il breve esame doveva essere firmato da Cardinali, nelle intenzioni degli estensori, ecco perché Lefebvre non lo firmò. Ma prese parte all'idea con Cristina Campo, Padre Guérard etc. Ma tu probabilmente leggi la biografia della Siccardi

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  30. s'è visto il grande effetto di quello che ha fatto Ottaviani, trionfo del progressismo su tutta la linea

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  31. Io ricordo di aver letto in un libro, scritto da qualcuno della FSSPX, che ad Econe si provò a celebrare la nuova messa. Mi informerò meglio, ma non penso di ricordare male.
    Per quel che concerne il Breve esame critico, non mi risulta che la sua presentazione e le relative firme fossero riservate ai soli cardinali. Se un vescovo, per giunta autorevole come mons. Lefebvre, avesse voluto apporre la propria, di firma, non penso che sarebbe stata cosa sgradita, anzi.

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  32. Questo sarebbe un uomo da beatificare!

    "... durante il Concilio, mentre un cardinale del Benelux stava sostenedo teorie possibiliste sulle pillole anticoncezionali, Ottaviani batteva, seccatissimo, la penna sul tavolo  esplodendo ad un certo punto dimentico anche dell'obbligatorio uso del latino: «Peccato che non se l'è presa su' madre»."
    Giulio Andreotti, Visti da vicino, Milano, 1982

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  33. Che personaggio mitico! Altro che Siri.

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  34. In effetti il problema dell'integrismo, un po' come del legittismo nell'Ottocento, è sempre la mancanza di ccordinazione ed una eccessiva reverenza verso l'autorità. Pensate se Siri, Ronca, Ottaviani e tutti quelli del Coetsu avesse deciso di fondare una specie di Fraternità San Pietro, con propri seminari, riviste, radio, ecc.  All'epoca si poteva ancora contrastare efficacemente la massa d'urto del neomodernismo ed oggi avremmo veramente una battaglia fra pari forze.

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  35. antonello cannarozzo6 giugno 2011 alle ore 15:00

    sono l'autore dell'articolo sul blog rai vaticano , antonello cannarozzo, e sono felice che una figura così cara alla mia giovinezza come il card. Ottaviani sia ancora ricordata da tanti fedeli cattolici, grazie

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    1. BUONGIORNO SIG. CANNAROZZO.
      DA UNO STUDIO, SEPPUR ANCORA SUPERFICIALE SUL CARD. OTTAVIANI, CREDO LEI POSSA SAPERE IL PAESE DI NASCITA DEI SUOI GENITORI, FORSE NELLE MARCHE E SE SONO LUOGHI CHE LUI IN GIOVENTU' ABBIA FREQUENTATO. LA RINGRAZIO ANTICIPATAMENTE. GIULIA ANZELLOTTI

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  36. QUALCUNO MI SAPREBBE DIRE DOVE SONO NATI I GENITORI DEL CARDINALE E SE LUI HA MAI FREQUENTATO QUESTI LUOGHI? CREDO NELLE MARCHE. GRAZIE IN ANTICIPO

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La Redazione