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giovedì 17 marzo 2011

Amo l'Italia


di Francesco Agnoli


In questi tempi, finalmente, dopo tanta retorica ufficiale, qualcuno sta raccontando veramente cosa fu il nostro Risorgimento. Questo dà fastidio a molti. Non che si possa negare che il mitico Mazzini era un settario, un proto-terrorista, come lo ha definito lo storico Pierre Milza, che glorificava il pugnale, l’assassinio come ordinaria modalità politica. Neppure è possibile smentire che Cavour fu un machiavellico, un cinico, disposto a tutto pur di realizzare l’espansione del regno di Sardegna, a danno degli altri stati italiani e degli stessi piemontesi, costretti a guerre su guerre, dalla Crimea al sud Italia. Difficile, poi, oggi, presentare ancora il pirata Garibaldi, devastatore del Meridione, avventuriero senza scrupoli, sciupafemmine incallito, come un eroe. No, la retorica ufficiale è rimasta bagaglio di pochi: Benigni, un comico, si può permettere di spararle grosse, di ergersi a storico ufficiale dell’Italia unita, 150 anni dopo, inventandosi un Garibaldi ed un Cavour che non sono mai esistiti, proprio perché nessuno persona seria che conosca quei fatti ha più il coraggio di dire certe amenità. Solo pochi decenni fa un giornalista e uomo politico importante come Giovanni Spadolini, poteva ancora scrivere le agiografie dei padri della patria, commuovendosi e trasfigurando i briganti in eroi, i ladri in benefattori. Poteva mettere aureole a destra e a manca, senza tema di grandi lamentele.

Oggi, lo ripeto, non è più possibile. Come mettere da parte, infatti, quello che hanno scritto i Verga, i Pirandello, i Tommasi di Lampedusa, i Carlo Alianello, e poi una generazione di storici accademici e di storici amatori, da Giacinto de Sivo a Pucci Cipriani, da Massimo Viglione a Gigi Di Fiore, da Paolo Mieli a Gilberto Oneto, da Giordano Bruno Guerri ad Angela Pellicciari, da Silvio Vitale a Massimo de Leonardis ecc., che hanno definitivamente revisionato la mitologia risorgimentale?

Cosa dicono, allora, i critici riguardo a coloro che rintracciano nel Risorgimento l’origine delle divisioni italiane, del profondo divario Nord Sud, della oppressione centralistica dello stato, del nazionalismo guerrafondaio, della mancanza di senso civico e di patriottismo vero ecc? Dicono, semplicemente, senza prendersi la briga di confutare documentalmente, chè sanno di non poterlo fare, che sarebbero dei "disfattisti", che non amano la loro patria, che non amano l’Italia.

Dicono, i Napolitano, i Bersani e quant’altri, che l’Italia è nata da Mazzini, da Garibaldi, e che questa Italia va celebrata. Costoro, si badi bene, appartengono a quella tradizione che fa capo a Gramsci, il quale criticava il Risorgimento come opera di pochi a danni dei molti, dei ricchi a danno dei poveri, dei Savoia a danno degli altri italiani. Tradizione che continuò con Togliatti, anch’egli sulle posizioni gramsciane, finché non gli fece comodo, ad un certo punto, trasformarsi in un "garibaldino", per apparire- lui filo-sovietico, obbediente a Mosca, internazionalista- patriottardo!

Ma chi sono i veri innamorati dell’Italia? Qui bisogna chiarirsi: di Italie ne esistono ancora più d’una.

I risorgimentali, di ogni tempo, sono coloro che per primi hanno voluto dividere il paese. Basti pensare al termine che hanno imposto per definire, appunto, il loro processo di unificazione: Risorgimento. Un termine fortissimo, quasi religioso, dicotomico, che segna una cesura. Hanno detto, costoro, che prima di Garibaldi, Mazzini, Cavour, e Napoleone III, l’Italia era morta.

Che loro hanno resuscitato un cadavere. Hanno così buttato a mare la storia, le radici, la cultura dell’Italia precedente, per sostituirli con la loro visione del paese. Questo è stato il Risorgimento: non solo l’unificazione politica - ché questa la volevano anche Pio IX, Rosmini e tanti altri, sebbene auspicassero un’Italia unita pacificamente, senza rivoluzioni, non dalle sette, federale e non giacobina-, ma anche il tentativo di creare una nuova Italia, archiviando l’Italia di prima.

Quale l’Italia da dimenticare? Anzitutto quella cattolica. Per Mazzini e Garibaldi il più grande nemico era la Chiesa, e con lei il popolo cristiano, i contadini e le donne, "servi dei preti", incapaci di comprendere le idee rivoluzionarie. Per questo il Risorgimento fu guerra alla Chiesa: sequestro di beni, imprigionamento e uccisione di vescovi e sacerdoti. Ma fu anche guerra ai popoli: non furono i veneti né, più tardi, i trentini a voler essere "liberati", chè nell’impero di Francesco Giuseppe non stavano affatto male. Neppure i meridionali poterono gioire dell’unificazione: è grazie al cosiddetto Risorgimento che il Meridione ha vissuto fucilazioni e saccheggi, la legge marziale, l’occupazione militare, la piemontesizzazione, interi villaggi bruciati, 15 milioni di persone costrette all’emigrazione, l’esplosione di fenomeni prima ben diversi e ben più marginali, come la mafia e la camorra ecc… Là dove c’erano le cattedrali e i palazzi stupendi di Noto, Ragusa, Scicli, Modica ecc. oggi rimangono, a testimonianza che risorgimento non fu, rovine e incuria…

E subito dopo il 1861? Le fucilazioni dei siciliani riuniti nei Fasci, da parte del garibaldino siciliano Francesco Crispi; l’imperialismo straccione ed il nazionalismo dello stesso Crispi, vero precursore del fascismo; il cannoneggiamento sulla folla di Bava Beccaris, col consenso del re, nel 1898; il nazionalismo ottuso di color che ci buttarono nella I guerra mondiale perché desiderosi di "compiere il Risorgimento" e di eliminare definitivamente il vecchio nemico, l’Impero asburgico, multinazionale e cattolico...

Ecco, allora, come stanno le cose: ci sono più Italie.

Per Adriano Prosperi, nemico acerrimo del pensiero cristiano, come in genere gli intellettuali del quotidiano "Repubblica", sull’Italia si può sputare ogni giorno: paese cattolico, e perciò "arretrato", che non ha avuto, purtroppo, la Riforma protestante; che invece ha ancora, purtroppo, i papi; che non ha compreso, ahimè, Machiavelli…

Anche un altro intellettuale di sinistra, Ermanno Rea, fresco autore de "La fabbrica dell’obbedienza", ha la sua Italia. Rea disprezza "i secoli bui" (ahi l’ignoranza e i luoghi comuni!), l’Italia cattolica, che non ebbe la Riforma ("quella mancata riforma che ha tolto ogni vigore agli italiani"), che visse "gli orrori della Controriforma"; al contrario elogia ed ama l’Italia di Gramsci, del PCI, cui egli aderì in gioventù, della Resistenza, che a suo dire produsse "verità e coscienza" (avrà mai letto qualcosa di Claudio Pavone, di Gianpaolo Pansa ecc?).

Rea divide gli italiani "degni" da quelli "indegni": i degni sono sempre i rivoluzionari, i nemici della Chiesa e della Tradizione, i giacobini "afrancesati"; gli indegni di ieri i cattolici e la Chiesa, quelli di oggi gli italiani "di centro destra", etichettati in massa come "servi", o quantomeno stupidi, corrotti ed ottusi.

Ad ognuno, dunque, la sua Italia. Al sottoscritto, al contrario, piace l’Italia di Dante e di san Francesco, di san Tommaso e di Giotto, di Simone Martini e del beato Angelico, di Petrarca e di Tasso, di Raffaello, di Michelangelo, di Caravaggio, di Colombo e di Vespucci, delle cattedrali romaniche e barocche, del melodramma e della lirica, dei papi che sorressero le università, finanziarono gli ospedali, pagarono gli artisti…

Amo l’Italia che ha dato al mondo i comuni, Genova e Venezia, le prime università del mondo, le prime banche, i primi e migliori ospedali, tantissima cultura ed arte, buona parte della medicina e della scienza moderna… Questa Italia non aveva bisogno alcuno di risorgere.

Questa Italia non doveva aspettare Garibaldi, che parlava meglio il francese né Mazzini, né tanto meno il Pci, che parlava russo, di Rea o Repubblica di Prosperi

All’Italia di Rea e di Prosperi, all’Italia azionista di Mauro e di Ciampi, preferisco l’Italia che non si esaltò per la I guerra mondiale, ma la definì un’ "inutile strage"; l’Italia di Gedda e di Guareschi, cattolica ed anticomunista, che nel 1948 sconfisse il Fronte popolare (il cui simbolo era la faccia di Garibaldi), che voleva trasformarci in un paese satellite di Mosca, con tanto di gulag, partito unico, eliminazione della libertà, povertà materiale e spirituale garantita per tutti.

Ai presunti "orrori della controriforma" – la Controriforma del Tasso e del Bernini, di san Giuseppe Calsanzio, fondatore della scuola moderna e di san Camillo de Lellis, iniziatore dell’ospedale moderno-, contrappongo i veri "orrori del comunismo", delle brigate garibaldine a Porzus, del triangolo della morte resistenziale, delle foibe e delle Brigate rosse…

All’Italia radical-comunista di Bresso, Bonino e Vendola, preferisco l’Italia di Cota, Formigoni e Polverini. Io ho la mia Italia, Rea e Prosperi la loro. Loro festeggiano perché sono nati il 17 marzo 1861, mentre per tanti altri l’Italia, benedetta e bellissima Italia! , esiste da oltre 20 secoli: l’Italia cuore dell’Impero di Roma, ponte tra la cultura latina e quella greca, capitale della cultura cristiana, non solo nazionale, ma mondiale. L’Italia che avrebbe potuto venir unita in altro modo, e da persone ben più degne dei carbonari, dei Savoia, e degli avventurieri. L’Italia che ora amiamo così come è, anche se i Prosperi, i Rea e mille altri cercano sempre di tagliarne le radici, di delegittimarne la storia, di creare ghetti per i "non degni", di separare "secoli bui" e epoche, presunte, luminose.

31 commenti:

  1. Il Risorgimento è stato smitizzato e fatto oggetto di controstoria da decenni (fra l'altro proprio da quella sinistra che oggi per motivi di bottega lo esalta), non è che si dica o faccia nulla di nuovo mettendo in mutande i "padri della Patria". Per il resto, la storia è storia, e non andrebbe mai confusa con la cronaca e i fatti del giorno, che sono un'altra cosa.

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  2. Ad ognuno, dunque, la sua Italia. Al sottoscritto, al contrario, piace l’Italia di Dante e di san Francesco, di san Tommaso e di Giotto, di Simone Martini e del beato Angelico, di Petrarca e di Tasso, di Raffaello, di Michelangelo, di Caravaggio, di Colombo e di Vespucci, delle cattedrali romaniche e barocche, del melodramma e della lirica, dei papi che sorressero le università, finanziarono gli ospedali, pagarono gli artisti…
    Amo l’Italia che ha dato al mondo i comuni, Genova e Venezia, le prime università del mondo, le prime banche, i primi e migliori ospedali, tantissima cultura ed arte, buona parte della medicina e della scienza moderna… Questa Italia non aveva bisogno alcuno di risorgere.
    Questa Italia non doveva aspettare Garibaldi, che parlava meglio il francese né Mazzini, né tanto meno il Pci, che parlava russo, di Rea o Repubblica di Prosperi.

    GRAZIE PROFESSOR AGNOLI!!!!! E NON HO ALTRO DA AGGIUNGERE  se non una piccola aggiunta  per RICORDARE ai più smemorati all'interno della chiesa attuale, che NON  a caso il becero comunismo fu riabilitato al CVII, proprio in virtù del fatto che è l'arma "intelletuale" e denigratoria usata dai nemici di questa nostra povera Italia. Ricordo le parole della Santissima Vergine a Suor Elena Aiello la quale disse:
    " se l' Italia non si scrollerà di dosso il giogo del comunismo sarà la nazione più umiliata e più castigata di tutte le altre nazioni del mondo."
    .....e al CVII il comunismo fu riabilitato in silenzio e senza dare nell'occhio, come? non menzionandolo affatto come se il comunismo fosse stato un nulla rispetto al nazismo. Stranamente però il comunismo ha prodotto e continua a produrre milioni di morti. NESSUN GERARCHICO che oggi festeggia e  ai molti distratti, ricorda i 28 milioni e passa di morti nei gulag? Sono forsi essi morti di serie Z per cui non vale una giornata della memoria?

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  3. Questa Italia non aveva bisogno alcuno di risorgere.

    E' ora di smontare la mitologia risorgimentale, e di riscrivere tutti i libri di storia di ogni ordine e grado !
    Grazie, prof. Agnoli  !

    GRAZIE per la "luce impietosa dell Verità "  (G. Biffi)

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  4. <span>Questa Italia non aveva bisogno alcuno di risorgere.  
     
    E' ora di smontare la mitologia risorgimentale, e di riscrivere tutti i libri di storia di ogni ordine e grado !  
    Grazie, prof. Agnoli  !  
     
    GRAZIE per la "luce impietosa dell Verità "  (G. Biffi)</span>

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  5. :)  Grazie prof. Agnoli!!!!
    e rispolveriamo Santa Caterina da Siena, ITALIANA D.O.C. già nel 1300....

    Preghiera per la PATRIA, dal Manuale di Preghiere per le Sacre Funzioni del 1950  
     
    Dio provvidente e buono, CHE FORMASTI LE NAZIONI, dando loro unità di lingua e determinati confini, assisti la nostra Patria e conservala degna delle sue nobili cristiane tradizioni.  
    Dà ai tuoi figli l'unità di intenti, alacrità nelle opere, solidarietà fraterna di spiriti nella ricerca del bene comune.  
    Tu facesti la Patria nostra maestra di civiltà alle genti: fa che mai venga meno alla sua sublime missione, per la gloria del Tuo Nome Santo, per la sua vera grandezza e per la felicità temporale ed eterna dei suoi Figli.  
    Amen.  

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  6. CORNICI:
         Ecco, allora, come stanno le cose: ci sono più Italie.

    i degni sono sempre i rivoluzionari, i nemici della Chiesa e della Tradizione, i giacobini "afrancesati"; gli indegni di ieri i cattolici e la Chiesa, quelli di oggi gli italiani "di centro destra"

         per tanti altri l’Italia, benedetta e bellissima Italia! , esiste da oltre 20 secoli: l’Italia cuore dell’Impero di Roma, ponte tra la cultura latina e quella greca, capitale della cultura cristiana, non solo nazionale, ma mondiale.

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  7. <span><span>Questa Italia non aveva bisogno alcuno di risorgere.    
       
    E' ora di smontare la mitologia risorgimentale, e di riscrivere tutti i libri di storia di ogni ordine e grado !    
    Grazie, prof. Agnoli  !    
       
    GRAZIE per la "luce impietosa della Verità "  (G. Biffi)</span></span>

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  8. <span>CORNICI:  
         Ecco, allora, come stanno le cose: ci sono più Italie.  
     
    i degni sono sempre i rivoluzionari, i nemici della Chiesa e della Tradizione, i giacobini "afrancesati"; gli indegni di ieri i cattolici e la Chiesa, quelli di oggi gli italiani "di centro destra"  
     
         per tanti altri l’Italia, benedetta e bellissima Italia! , esiste da oltre 20 secoli: l’Italia cuore dell’Impero di Roma, ponte tra la cultura latina e quella greca, capitale della cultura cristiana, non solo nazionale, ma mondiale.</span>

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  9. Mi sono recato pellegrino a San Lorenzo fuori le Mura, o posato la mia testa sull'altare del Beato Pontefice Pio IX! Magari avessi quello stesso amore per l'Italia, la mia Italia, che ebbe questo ultimo Papa RE!
    W L'ITALIA!

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  10. Grazie davvero,
    del resto l'Italia culturalmente esisteva già prima che nel Risorgimento. Unificata nelle sue espressioni culturali dalla lingua latina, vide l'Italiano apparire nella letteratura fin dal trecento. a Napoli, il Vico non scriveva in italiano già nel '600? Sicuramente l'unificazione poteva avvenire in altro modo e, oggi, gli italiani sarebbero più uniti. Anch'io amo l'Italia di Agnoli.
    Del resto, a riprova di quanto lui afferma, un documento massone citato in un'opera della Pellicciari, riporta esplicitamente che l'intento risorgimentale era quello di "liberare il popolo dalla schiavitù della Rivelazione". E' anche questo inizio che, attraverso epoche dure, ci ha portato fino all'attuale liberismo selvaggio. Del resto, come diceva Manzoni: Una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor. Se l'unità non è cementata dalla cultura e dalla fede, non è unità ma aggregazione.

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  11. Grazie davvero,  
    del resto l'Italia culturalmente esisteva già prima che nel Risorgimento. Unificata nelle sue espressioni culturali dalla lingua latina, vide l'Italiano apparire nella letteratura fin dal trecento. a Napoli, il Vico non scriveva in italiano già nel '600? Sicuramente l'unificazione poteva avvenire in altro modo e, oggi, gli italiani sarebbero più uniti. Anch'io amo l'Italia di Agnoli.  
    Del resto, a riprova di quanto lui afferma, un documento massone citato in un'opera della Pellicciari, riporta esplicitamente che l'intento risorgimentale era quello di "liberare il popolo dalla schiavitù della Rivelazione". E' anche questo inizio che, attraverso epoche dure, ci ha portato fino all'attuale liberismo selvaggio. Del resto, come diceva Manzoni: Una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor. Se l'unità non è cementata dalla cultura e dalla fede, non è unità ma aggregazione.  

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  12. concordo con Agnoli su tutto. Forse mi sono perso un passaggio: cosa fu per Agnoli il Ventennio fascista? Qual'è la sua anailsi?

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  13. antonio peschechera da Barletta17 marzo 2011 alle ore 11:13

    Grazie eminentissimo Agnoli! la ringrazio perchè in questo giorno di dolore per me nato nelle Puglie dei briganti (pensi che nella mia città c'è una viuzza dedicata a Ninco Nanco) qualcuno esprime, dice la verità; oggi io prego per le anime dei soldati papalini trucidati a Porta Pia e la Chiesa Cattolica dovrebbe celebrare Messe da requiem e non andare a stringere le mani insanguinate di chi passò sulla volontà e sulla pelle delle popolazioni di ogni parte d'Italia per raggiungere i suoi scopi. Antonio Peschechera

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  14. Vedo un parallelo con un altro Evento, una Nuova Pentescoste prima della quale tutto era oscurantismo, oppressione e malvagità.....

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  15. Il Grande Papa Pio IX che fu buttato nel Tevere dai massoni .... chissà perchè ..... e lo stesso Grande Papa Pio IX che dichiarò il Dogma dell'infallibilità papale e dell'Immacolata Concezione.

    A lui Dio gli diede l'onore e l'onere di proclamare il Dogma implicito per  salvezza della Chiesa e ai fedeli di avere lo strumento per smascherare chi invece con "motti risorgimentali"vorrebbe distruggerla.

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  16. 'Li chiamarono ... briganti!'


    http://www.youtube.com/view_play_list?p=E2AB7F261C4BF3A1

    Appena 10 giorni di proieziene e venne subito sospeso nelle sale di proiezione ed è, attualmente, di difficile reperibilità.
    scaricate!

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  17. Mille punti a questo contributo!

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  18. Alpium Pastor Quidam17 marzo 2011 alle ore 11:48

    Concordo caro Maurizio,
    Il parallelo cè perchè tutti due i protagonisti (del CVII non oso dire il Papa) avevano in animo di distruggere la Chiesa o di snaturarla asservendola al modernismo. Quasto è evidente anche oggi in chi interpreta il CVII come una rottura con la Tradizione.

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  19. http://www.youtube.com/v/ozlwPWoMWuM" type="application/x-shockwave-flash" width="170" height="140


    Viva tata maccarone, ca rispetta la religgione
    Giacubbine iate a mare, ch' v'abbrucia lu panare.
    Sona sona sona Carmagnola
    sona li cunsiglia viva o rre cu la Famiglia

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  20. Lutero, Elisabetta I, Robespierre, Napoleone, Mazzini, V.Emanuele II, Lenin, Mussolini, Gramsci, Ciampi, Napolitano. Stessa gente, stessa storia. Non la nostra. Una nuova Italia una nuova Costituzione. Agnoli sei tutti noi

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  21. Per una volta mi tocca esser daccordo con don Camillo!!? Viva l'Italia! Viva Pio IX!! Viva don Camillo!!!

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  22. Durante la traslazione notturna dalla Basilica di San Pietro a quella di San Lorenzo al Verano i massoni tentarono di buttare la salma di Pio IX nel Tevere, ma non ci riuscirono. Nonostante l'inerzia dei carabinieri i fedeli che seguivano il feretro riuscirono ad impedire la profanazione.

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  23. Viva Francesco II di Borbone, Savoia molto più dei Carignano.

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  24. Peccato che tra quelli che interpretano il CVII come una rottura con la Tradizione ci sia il 98% di quelli che intervengono su questo blog.

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  25. <span>Grazie Agnoli. Concordo quasi su tutto. Grazie anche per averci ricordato storici e saggisti non allineati come il precursore Carlo Alianello e i contemporanei Pucci Cipriani, Massimo Viglione, Gilberto Oneto, Angela Pellicciari, Silvio Vitale, Massimo de Leonardis. Aggiungerei il per me indimenticabile ma poco conosciuto Pino Tosca. Tutti, guarda caso, cattolici e vicini alla sensibilità tradizionalista. Amare l'Italia, le sue radici, la sua cultura, la sua storia, la sua civiltà non significa esaltare acriticamente il Risorgimento, le cui tare massoniche, anticlericali e liberali (ricordo che "il liberalismo è peccato") non possono e non devono essere passate sotto silenzio.</span>

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  26. Stefano78(Giustificazionista..ma non troppo)17 marzo 2011 alle ore 16:56

    Sono d'accordo, ma in parte, con l'articolo di Agnoli. L'identità nazionale italiana è frutto di una complessa unione di varie componenti.

    E' giusto smitizzare le vulgate. Simile a quella Risorgimentale c'è quella "Resistenziale" post-bellica. Ma è anche giusto dire che ad oggi la smitizzazione è in corso e non è più un tabù. Almeno per il Risorgimento.

    In ogni caso non si deve correre il rischio inverso di creare una contro-vulgata, generalizzando la smitizzazione e minimizzando i vari apporti al movimento di indipendenza. Che sono molteplici. Infatti Rosmini, Gioberti e lo stesso Mazzini, semplicisticamente squalificato da Agnoli, hanno dato una visione del Risorgimento che purtroppo poi non si è tradotta nella pratica dei fatti, e quella che doveva essere la nostra unificazione divenne l'espansione del Regno di Sardegna!

    Infatti Mazzini, che collabò con Gioberti per molto tempo, da "settario" ambiva però alla messa al bando delle sette. Gioberti fissò nel suo memorabile "Primato Morale e Civile degli Italiani" le caratteristiche dell'Identità nazionale.

    La sostanza è che il Risorgimento, alla fine non ci fu. Ci fu un'unificazione giuridica di varie regioni all'insegna della Casa Savoia.

    Tra l'altro , la cosa meno positiva per l'Italia è la logica POLITICA federalista (si può pensare ad un "decentramento amministrativo"). Ad un popolo come il nostro, che si è frammentato a causa delle varie dominazioni seguite all'Impero, con una tradizione LATINA, ROMANA, la proposta federalista è semplicemente l'anticamera della disunione. Occorrerebbe ri-educare all'Unità, rispettando e valorizzando le differenze, sulla scia della nostra Tradizione Latina.

    L'Identità nazionale è sintetizzata bene da Manzoni. Ma questa Identità non è stata sviluppata e valorizzata dal "Risorgimento", nè dalle attuali Istituzioni.

    L'Italia attende di essere Unita. Ma non lo è.

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  27. Stefano78(Giustificazionista..ma non troppo)17 marzo 2011 alle ore 17:03

    Lungi da me, sia chiaro, giustificare ciò che i personaggi del Risorgimento fecero di sporco.

    La revisione storica è sotto i nostri occhi. Quello che dico è che l'analisi dovrebbe "valorizzare" ciò che di positivo risiedeva in certe proposte politiche di unificazione, che fanno capo ad alcuni nomi, come ad esempio quelli da me citati.

    Il che deve comunque chiarire il fatto che l'Italia non è unita. Lo sarà quando ogni sua componente, in modo Armonico e in linea con la nostra tradizione Latina, sarà parte integrante dellO Stato e non parte "tollerata"..

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  28. Stefano78(Giustificazionista..ma non troppo)17 marzo 2011 alle ore 17:08

    E quando la Massoneria smetterà di assillarci!

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  29. Stefano78(Giustificazionista..ma non troppo)17 marzo 2011 alle ore 17:10

    ...e quando la Massoneria sarà debellata!

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  30. Centocinquant'anni di unità
    visti dalla parte di chi crede Una mostra e un libro curati dalla Fondazione per le Scienze Religiose e l'Istituto Treccani. Mercoledì l'inaugurazione con il cardinal Caffarra. L'esposizione si snoderà lungo otto sedi, dal cortile di Palazzo d'Accursio a Santo Stefano al Museo Archeologico


    Sostiene la Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna che forse mancava, nella storia sull'unità d'Italia, un capitolo che facesse piena chiarezza su ruolo e peso politico e culturale avuto dai cristiani nella vicenda, al di là del mero rapporto Stato-Chiesa, dalla Breccia di Porta Pia all'articolo 7 della Costituzione.

    Così, in occasione delle feste per i 150 anni, la fondazione lancia un'iniziativa, curata dal suo segretario Alberto Melloni. Anzi, due: un libro e una mostra, intitolati "Cristiani d'Italia. Chiese, società, Stato, 1861-2011", per raccontare la complessità della questione, dando conto della pluralità della realtà cristiana nel paese, in una visione trasversale del tema. Il poderoso volume (2000 pagine, 106 autori, 150 foto) uscirà per la Treccani e la prima copia sarà donata al cardinale Carlo Caffarra mercoledì prossimo, alle 17, in occasione dell'inaugurazione delle mostre, seconda tappa del progetto.

    Il percorso espositivo è articolato in otto sedi e, attraverso foto, filmati, documenti (provenienti dagli archivi Istituto Luce, Cineteca di Bologna, Rai, Alinari), ridefinisce i contorni di una storia illuminata da personaggi come Papa Giovanni XXIII o Don Milani, e ferita da guerre e attentati politici (ad Aldo Moro in primis). E' una storia che certo ha il cuore "al di là del Tevere", nella Curia romana, ma che si radica poi nelle comunità dei metodisti, dei valdesi, degli ebrei. Nel dettaglio, il percorso parte dal Cortile di Palazzo d'Accursio, con un'installazione fotografica che si snoda su una sciarpa bianca, lunga simbolicamente 150 metri, in cui scorrono immagini degli eventi salienti, a partire dal 1861. Ancora nel cortile è posizionato un "cubo antologico" con 150 buchi: attraverso questi si possono vedere spezzoni de "La storia siamo noi", il programma tv di Giovanni Minoli. Sullo scalone invece, un'altra sciarpa fa da supporto agli scatti del fotoreporter Rodrigo Pais.

    Al chiostro della Basilica di S. Stefano "Preti al cinema", a cura di Dario Viganò ed Enrico Magrelli, presenta figure talari sul grande schermo. Alla Biblioteca Dossetti (via San Vitale 14) sono esposte i ritratti di Don Milani realizzati da un giovanissimo Oliviero Toscani, mentre alla sede delle Poste in piazza Minghetti s'ammirano gli scatti di Hank Walker su papa Giovanni XXIII. In via Venezian, sulla facciata della Chiesa Metodista, una sciarpa ricorda le vicende bolognesi di questa comunità, mentre "Evangelici e Risorgimento" è il tema di una mostra all'Istituto Parri. Alla sede della Regione, in viale Moro 50, s'affiancheranno i volti di personaggi quali don Ciotti, don Sturzo e don Dossetti.

    Dal 25 aprile al Museo Archeologico si racconta la storia dei cristiani italiani con le immagini tratte dagli archivi dell'Ansa o dalle copertine della Domenica del Corriere. La ricerca è poi confluita in un video con immagini d'archivio, commentate da celebri arie e canzoni italiane, distribuito gratis a scuole e Comuni (info su www. fscire. it). "Speriamo di concludere queste celebrazioni aprendo a settembre un nuovo collegio internazionale nella nostra sede, dedicato a Nino Andreatta - commenta ancora Melloni -. E chissà se ad inaugurarlo potrà essere il Presidente della Repubblica". 

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  31.  SCOMUNICA DEL GRANDE PAPA PIO IX ALL'UNITA' D'ITALIA E' ANCORA VALIDA ..........

    Il mondo intero è a conoscenza come in questi tristissimi tempi i subdoli nemici della Chiesa Cattolica e di questa Sede Apostolica, abominevoli nei loro disegni e divulgatori di ipocrite menzogne, tentino, nel disprezzo di ogni diritto divino e umano, di privare questa Sede del Principato civile di cui gode, e si sforzino di perseguire lo scopo, non con una palese aggressione o con la forza delle armi, come altre volte, ma con la maliziosa propaganda di false e pericolose teorie e col suscitare maliziosamente moti popolari. Né si vergognano di indurre le popolazioni ad un’empia ribellione contro i legittimi Principi, condannata a chiare lettere dall’Apostolo che insegna: "Ogni anima sia soggetta ai poteri superiori. Infatti non vi è potere se non da Dio: i poteri esistenti sono voluti da Dio. Dunque chi si oppone al potere, si oppone alle disposizioni di Dio, e chi vi si erge contro, procura la condanna a se stesso" (Rm 13,1ss.).

    Mentre dunque questi malvagi mestatori aggrediscono il potere temporale della Chiesa e disprezzano la sua veneranda autorità, spingono a tal punto la loro impudenza da vantare pubblicamente la loro reverenza e il loro ossequio verso la Chiesa stessa. <span>Ma ciò che suscita il più grande dolore è il constatare che si siano macchiati di questo malvagio modo di operare coloro che, come figli della Chiesa Cattolica, dovevano spendere l’autorità che esercitano sui popoli loro sottomessi nel difenderla e nel tutelarla.</span>

    Poiché dunque siamo consapevoli, non senza il più vivo dispiacere del Nostro animo, che ulteriori istanze non troverebbero accoglienza presso coloro che, come aspidi sorde per essersi turate gli orecchi, non si sono ancora lasciati smuovere dalle Nostre ammonizioni e dalle Nostre lamentele, e, d’altra parte, sentiamo nel più profondo ciò che richiede da Noi la causa della Chiesa, di questa Sede Apostolica e dell’intero mondo cattolico, attaccata con tanta violenza da questi uomini perversi, avvertiamo il dovere di evitare che, il restare più a lungo indecisi, possa essere inteso come un venire meno al gravissimo compito del Nostro Ufficio.

    La situazione è stata resa a tal punto insostenibile da indurci, seguendo i ben noti esempi dei Nostri Predecessori, <span>a impiegare il Nostro supremo potere, a Noi affidato da Dio, non solo per sciogliere, ma anche per legare, ricorrendo a quel doveroso rigore verso i colpevoli che risulti anche di salutare esempio per gli altri.</span>

    Pertanto, dopo aver invocato la luce del Divino Spirito con preghiere pubbliche e private, e dopo aver sentito il parere di una scelta Congregazione di Nostri Venerabili Fratelli Cardinali di Santa Romana Chiesa, con l’autorità di Dio Onnipotente, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, e Nostra,<span> dichiariamo nuovamente che tutti coloro che hanno fomentato la ribellione nelle predette province del Nostro Stato Pontificio, ne hanno promosso l’illegale annessione, l’occupazione, l’invasione e cose simili, di cui Ci siamo lamentati nelle menzionate Nostre Allocuzioni del 20 giugno e del 26 settembre dello scorso anno, o hanno preso parte a qualcuna di queste imprese, nonché i loro mandanti, i complici, i fiancheggiatori, i consiglieri, i seguaci o chiunque altro abbia favorito la realizzazione di quanto sopra descritto, sotto qualsiasi pretesto o in qualunque modo, o vi abbiano preso personalmente parte, sono incorsi nella Scomunica Maggiore e nelle altre censure e pene ecclesiastiche irrogate dai Sacri Canoni, dalle Costituzioni Apostoliche e dai Decreti dei Concili Generali e [...]

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La Redazione