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sabato 4 settembre 2010

La musica liturgica, tasto dolente


Traendola da Zenit.org, pubblichiamo di seguito una riflessione di don Enrico Finotti, parroco di S. Maria del Carmine a Rovereto, apparsa sulla rivista Liturgia 'culmen et fons' del mese di giugno.


La musica sacra come parte integrante della liturgia solenne, ne partecipa il fine generale, che è la gloria di Dio e la santificazione ed edificazione dei fedeli” (Pio X, Motu proprio sulla musica sacra, 1). La musica che oggi si esegue nelle chiese è veramente conforme a questo principio? Esprime la gloria di Dio, oppure, si dice, per Dio tutto va bene, egli è indifferente alla qualità della nostra musica? Questo buonismo nei confronti di Dio è tollerabile? Tutto deve riferirsi a noi? Non è questo una forma di antropocentrismo? Che significato ebbero allora opere d’arte, nei recessi nascosti delle cattedrali gotiche, sottratte allo sguardo umano e fatte unicamente come atto di culto a Dio? Che ne è di una vita contemplativa tutta dedita a Dio e relegata dagli uomini? Se per Dio tutto va bene purché funzioni, per noi cessa ogni attenzione a Lui e tutto si concentra su di noi.

La vita spirituale perde ogni valore e ogni atto intimo ed interiore tra l’anima e Dio diventa insignificante. Al contempo ci domandiamo: la musica eseguita nelle nostre chiese eleva lo spirito alle cose soprannaturali, introduce nei misteri, scuote le menti, converte i cuori, qualifica il linguaggio, nobilita il pensiero, purifica le facoltà interiori, oppure si accontenta di piacere ai gusti momentanei, di soddisfare un’allegria superficiale e di offrire un intrattenimento effimero, di cantare i nostri sentimenti, le nostre angosce e di chiuderci nel cerchio della piccola cronaca quotidiana? In questo orizzonte, fondamentalmente antropocentrico, si delinea la vasta crisi attuale della musica sacra.

E’ importante valutare il problema ed individuare delle soluzioni. Possiamo mettere in luce più aspetti:

1. Non è infrequente l’affermazione: ‘La musica diventa sacra per il testo sacro che riveste’. - Qui per testo si intende un brano letterario tolto dalla Sacra Scrittura o dalla liturgia o da altra fonte letteraria sacra. - E’ questa una errata concezione, che compromette fin dalle radici la natura, la potenzialità propria e la dignità della musica stessa. Essa sarebbe neutra, ma diverrebbe sacra non appena riveste un testo sacro. In altri termini, la musica da se stessa sarebbe incapace di esprimere e creare il ‘sacro’, ma lo dovrebbe ricevere dall’esterno, mutuandolo appunto dal testo sacro. In realtà la musica è autonoma, ha capacità proprie, interne, iscritte geneticamente nel suo essere, che composte in un certo modo, generano, descrivono in modo geniale e potenziano mirabilmente l’esperienza del sacro. Le strutture costitutive della musica, melodia, ritmo e armonia, impiegate da uomini veramente spirituali, sono da se stesse in grado di creare un fraseggio musicale, che esprima il sacro in un ventaglio immenso di composizioni mirabili, che la storia ci offre e che sommi geni hanno creato. L’indipendenza della musica dal testo è facilmente dimostrabile sia dal fatto che molta musica sacra è senza testo da cantare, sia da testi sacri musicati in modo banale, non conforme al loro carattere sacro. Si pensi a certi testi, anche latini, (Pater, Kyrie, Sanctus) uniti a musiche inadeguate e mancanti. E’ per questo che l’autonomia tra musica e testo consente di affermare: il testo è eccellente, ma la musica è scadente e viceversa.

2. Il ‘testo sacro’, inteso però nel suo senso più largo di adesione intellettuale ed esistenziale ad una fede, è tuttavia importante, anzi indispensabile, per dare il contenuto e definire i connotati propri di un certo tipo di sacro. Infatti il sacro, che la musica è chiamata ad esprimere, è attinto dalla diversa tipologia propria dell’esperienza religiosa che vi sta dietro. Il dogma della fede islamica, non è quello della religiosità induista o buddista, quello della fede protestante non è quello della fede cattolica, ecc. La musica sacra quindi esprimerà fisionomie di sacro diverse a seconda del dogma della fede a cui si aderisce. Il concetto di un dio padrone e giustiziere è diverso da quello di Dio Padre e amore; quello di un dio lontano e insensibile diverso dal Dio vicino e incarnato, ecc. La musica avrà accenti e movenze diverse a secondo della teologia accolta dal compositore. In tal senso il ‘testo’ in questa sua accezione più larga è fondamentale per permettere alla musica di creare quella specifica esperienza del sacro alla quale si aderisce.

3. Si tratta ora di vedere le qualità che la musica deve avere per essere veramente sacra. S. Pio X afferma: “La musica sacra deve possedere nel grado migliore le qualità che sono proprie della liturgia, e precisamente la santità, la bontà delle forme e l’universalità”. (Motu proprio sulla musica sacra, 2) Ma come è possibile stabilire la presenza di queste qualità nella musica sacra, dal momento che viviamo in una cultura relativistica nella quale imperversa il soggettivismo, che nega ogni criterio oggettivo di giudizio? Se per me questo è bello, per te è brutto, se per me questo è bene per te è male, ecc. Indubbiamente la vera musica sacra inizialmente potrà apparire tale solo soggettivamente per una determinata cultura, popolo o epoca, ma nel suo sviluppo di maturazione tende ad essere ritenuta sacra universalmente, toccando fibre così profonde dell’essere umano e della sue esperienza religiosa da diventare espressione della religiosità universale. E’ questo l’esempio del canto gregoriano, che rappresenta un frutto ancora insuperato di musica sacra permeata dal mistero di Cristo al servizio della liturgia della Chiesa. Le tre ancelle ‘verità, bellezza e bontà’ non sono larve evanescenti, prive di radici ed esposte al mutevole giudizio soggettivo delle opinioni del momento, ma hanno una profonda base oggettiva, non sempre e subito individuata, che le rende eterne e sulla quale possono ritrovarsi gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Esse sono poi indissolubili: l’una non può sussistere senza le altre. Così è della musica sacra come un aspetto della bellezza e insieme della verità e della bontà proprie del sacro più autentico.

4. Per non giacere nella nebbia del soggettivismo e continuare a litigare in una babele musicale senza principi, senza regole e senza mete è necessario avere una guida, ascoltare i grandi interpreti e rifarsi umilmente ai modelli, che ci hanno preceduto. Non voler aver ‘padri’, tipico atteggiamento del relativismo contemporaneo, è letale per la musica e per ogni altro settore della cultura. Ecco allora la necessità di ascoltare e di seguire il Magistero della Chiesa, che attingendo alla testimonianza dei Santi, al genio dei suoi musicisti, all’esperienza cultuale secolare dell’intero popolo di Dio e soprattutto sotto la continua guida dello Spirito Santo, indica a noi oggi i sicuri riferimenti in ordine ad una musica sacra perenne, sempre fresca e sempre aperta a nuove creazioni degne della verità e della bellezza della nostra fede. Ciò però si verificherà solo nella misura in cui non verrà abbandonato mai il solco della Tradizione vivente [aggettivo infelice...] della Chiesa.

5. La musica sacra diventa specificatamente liturgica quando, senza mai deporre il suo carattere sacro, si pone al servizio dei testi e dei riti previsti dalla liturgia. Questo servizio tuttavia non si risolve semplicemente nel rivestirli di musica, ma di interpretarli col genio musicale in modo da elevarli potentemente nella loro identità sacra e in tal modo ‘dar gloria a Dio’ e ‘santificare ed edificare’ i fedeli. Non si tratta solo di cantare dei testi liturgici, ma di estrarre da loro tutta quella carica spirituale, che il solo recitato non esprime. In tal senso la musica al servizio della liturgia non è una semplice veste esteriore, ma apporta un supplemento di contenuto che la materialità dei testi e dei riti non potrebbe esplicare senza l’intervento dell’arte musicale. In tal senso la musica liturgica non può essere semplicemente decorativa, ma ‘é parte necessaria o integrante della liturgia solenne’ (SC 112). Questa dichiarazione deve sollecitare - soprattutto in coloro che curano le traduzioni nelle lingue parlate - uno stile ritmico, nobile e breve, così da poter cantare quei testi che sono di loro natura musicali, come i prefazi, le orazioni, la salmodia, gli inni, ecc. Un’eucologia prolissa e discorsiva rinuncia ad una sua qualità genetica, la ‘musicalità contemplativa’, e non corrisponde al genere tipico dell’atto di culto, che non è propriamente, né un trattato di teologia, né una lezione di catechesi. In tal senso è opportuno rivolgere l’attenzione alle ancora insuperate composizioni della liturgia classica romana.

29 commenti:

  1. Direi che tocca molti tasti dolenti...

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  2. Davvero un'ottima trattazione dell'argomento, fra l'altro - cosa sempre più rara di questi tempi - tradotta in impeccabile forma italiana. Un solo dubbio, non sarà che l'estensore, in ragione questa sua egregia esternazione, si ritroverà, quanto prima, ad essere assegnato alla parrocchia di un paesino posto su di un monte e non raggiungibile con strade carrozzabili?

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  3. si cominci l'educazione al vero buono e bello all'interno dei seminari pontifici e vescovili... nel mio seminario sono stato battuto e abbattuto ad ascoltare coattamente tutti i giorni durante la celebrazione della Santa Messa, canzonette scialbe insensate e mostruosamente brutte e per di più eseguite malissimo e naturalmente accompagnate da chitarre non una ma anche 2 o 3 e a volte anche tamburelli o bonghi... secondo voi è normale? e poi ci si chiede per quale motivo il prete non celebra bene la messa.. ovvio se così viene formato per anni e anni in seminario, cosa vi aspettate? e ancora, mi chiedo, la congregazione dell'udacazione cattolica e dei seminari, l'isituto di musica sacra, il culto divino, e quindi la santa sede perchè non intervengono? QUESTO SI CHE PER ME RIMARRA' SEMPRE N MISTERO!!!!

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  4. I parroci dicono che la musica seria, ad esempio la polifonia, può essere eseguita solo da un coro mentre la musica più orecchiabile può essere cantata dall'assemblea. Cioé non si ammette più la concentrazione e l'ascolto della Santa Messa ma bisogna festeggiare, cantare e, da quanto ho bisto, talvolta ballare. Che Dio abbia pietà di noi!

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  5. Volendo nelle parrocchie si potrebbero trovare situazioni "di compromesso" per rendere la situazione un po' migliore...non è vero che i canti popolari belli non esistono...
    Il problema poi è anche normativo: che fine ha fatto la Messa in canto? Di nome non esiste più e di fatto è quasi scomparsa fosse anche solo in italiano

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  6. Su un sito parrocchiale ufficiale - dirò il peccato, non il peccatore - e con tanto di benedizione del Vescovo, c'è incisa a caratteri definitivi la seguente frase: " Saremo salvi solo quando avremo compreso che siamo tutti uguali, che anche il cantare e gli strumenti musicali che sono il nostro linguaggio che ci unisce, sono tutti uguali, che tutte le preghiere degli uomini buoni sono gradite al Signore, indipendentemente dal credo che professiamo, saremo salvi solo quando avremo costruito la civiltà dell'amore, la città di Dio su questa terra martoriata, saremo salvi quando non imporremo agli altri il nostro modo di vivere, ma quando avremo compreso che ogni uomo è libero di vivere la vita che vuole."

    non c'è la firma, in compenso il sito della parrocchia, poco aggiornato, segnala solo iniziative DI GITE, la pastorale del Vescovo (senza commenti e senza riflessioni ), segnala il gruppo giovanile dedito all'insegnamento dell'uso della chitarra e del flauto...
    c'è poi una icona "Noi stiamo con il Papa" ma della Sacramentum Caritatis neppure l'ombra....

    Ho scritto sia al parroco del sito, sia al vescovo della Diocesi, a distanza di 7 mesei non ho ricevuto risposta da nessuno.... il sito è stato aggiornato, ma la frase non è stata tolta....

    Caro seminarista, comprendo il tuo dolore ma anche il tuo risentimento... alle tue domande non c'è risposta... possiamo solo e dobbiamo PERSEVERARE NELLA FEDE mentre le tenebre avanzano...

    Prendiamo il Rosario e preghiamo....

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  7. P.S.
    comunque è un ottimo segnale che su di una RIVISTA LITURGICA si possa leggere un testo del genere....lo vedo come un buon segnale...
    ;)

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  8. Coraggio, seminarista affranto. Tieni duro ed un giorno, spero presto, potrai nella tua parrocchia celebrare la liturgia per l'adorazione di Dio UNiTrino e ledificazione e santificazione delle anime. Coraggio. Sono anch'io in una situazione simile alla tua. Andiamo avanti cone fed e speranza soprannaturali e con tutta la nostra buona volontà. Non praevalebunt usque in finem.

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  9. Grave la mancata censura del Vescovo al sito parrocchiale citato che, con ogni evidenza, propugna quell'aspetto della eresia gnostica gioachimita che, confondendo su di un medesimo piano il lato trascendente con quello immanente, pretenderebbe di poter instaurare, per usare gli stessi termini riportati dal sito, " ...  l<span>a città di Dio su questa terra martoriata</span><span> ..."</span>

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  10. <span><span>Grave la mancata censura del Vescovo al sito parrocchiale citato che, con ogni evidenza, propugna quell'aspetto della eresia gnostica gioachimita che, confondendo su di un medesimo piano il lato trascendente con quello immanente, pretenderebbe di poter instaurare, per usare gli stessi termini riportati dal sito, " ...  l<span>a città di Dio su questa terra martoriata</span><span> ..." con le principale forza degli uomini, così obliterando, fra l'altro, il Sacrificio salvifico di Nostro Signore ... </span></span></span>

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  11. Vai ad Econe.... perchè ancora non hai visto niente!

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  12. C'è qualcuno di voi che sappia di una preghiera a Santa Cecilia (ovviamente in latino)?

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  13. Ma è Rovereto di Trento? Possibile leggere righe così sensate a quelle latitudini?! Bello! W don Enrico!

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  14. L'attuale pietoso stato della musica liturgica è un tasto amaro e una nota triste. Il post tocca con pertinenza diverse piaghe aperte. La crisi della coscienza musicale in Europa (e non solo) è profonda e generale. E non da oggi. Ciò vale, evidentemente, anche per l'ambito liturgico. La refrattarietà del clero alla buona musica e in generale l'ignoranza delle arti da parte del clero e dei laici più clericalizzanti è patente e proverbiale. Non mi riferisco alla competenza teorica, alla padronanza dei dati culturali o persino dei fondamenti teorici, ma all'incomprensione del fenomeno artistico. In quale condizione versasse la musica sacra - e ben prima delle stomachevoli porcherie del postconcilio - lo relaziona bene in un articolo del... 1835 nientemeno che Franz Liszt:


    Sentite questo stupido muggito che risuona sotto la volta delle cattedrali? Che cos'è? E' il canto di lode e di benedizione che la sposa mistica rivolge a Gesù Cristo, è la palinodia barbara, pesante, ignobile dei cantori di parrocchia.
    Come sono stonate, rauche, abominevoli le loro voci, come questo accompagnamento (fatto a casaccio) di Buccin e di un basso roboante è orrendo e ripugnante; ma non sembrano mostruosi insetti ronzanti su un cadavere?

    Ed è meglio non proseguire nella citazione per non immalinconirsi troppo. Oggi, a distanza di quasi due secoli, la situazione è ulteriormente peggiorata, perché il moto dissacratorio che nel 1835 dava la nausea al grande musicista ha assunto forme più aggressive, deliberatamente tali. Che fare?
    L'antidoto, a essere sinceri, sarebbe indicato persino nella S.C. - pur con tutte le solite ambiguità di dettato - là dove si sancisce solennemente che il canto gregoriano è il canto proprio della liturgia romana e si esorta alla cura della formazione musicale dei cristiani. Ma è lettera morta. E spirito morto: il tanto estolto "spiritodelconcilio", che vive a intermittenza, come un capo pret-à-porter da indossare quando fa comodo e da rinchiudere a tripla mandata nell'armadio quando rischia di creare qualche incomodo ai burocrati del culto e non solo. E così ci teniamo le flatulenze musicali d'ordinanza, costretti a rallegrarci se siamo arrivati in fondo alla nostra Messa "solo" con qualche oscenità di media virulenza all'attivo. Scacco a Re, proprio come la situazione che certa vescovaglia e pretaglia ha ordito contro Papa Benedetto. Riusciremo a cavarcene, magari con provvidenziale arrocco? Per elezione il cristiano ha il dovere di essere ottimista. Ma certo sotto il profilo specifico delle arti ci troviamo in una notte nera in cui tutte le waka e le wakkate sono nere.

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  15. Mancata censura del vescovo? Ah ah ah! Il vescovo sarà peggiore del parroco! Scusa, ospite, ma dove vivi?

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  16. La verità non teme ritorsioni4 settembre 2010 alle ore 19:49

    Cara Caterina, perchè non fare nomi e cognomi? Di cosa mai dovremmo avere paura? La causa santa della tradizione può essere servita bene se noi temiamo le ritorsioni dei lupi modernisti che infestano la Chiesa? La fede autentica non teme la verità e la verità ci farà liberi!

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  17. Sottoscrivo parola per parola. Solo una piccola osservazione. Non è la prima volta che su riviste liturgiche si parla della musica sacra e il tono è sempre lo stesso.  all'atto pratico non si cava un ragno dal buco, stiamo qui a piangerci addosso perché poi in fondo dobbiamo subire la volontà di preti tanto (musicalmente) ignoranti quanto arroganti. Cercano per forza un canto in linea con le letture del giorno: basterebbe usare il Graduale Romano ma guai a parlare di latino e di gregoriano, " la gente non lo conosce " (ed è vero) ma non lo conosce perché non lo si pratica e non lo si insegna. Però tirano fuori canzonettacce oscene e, se l'organista non le conosce e non ha la partitura, non fa niente, canta il prete da solo - "l'assemblea" non segue perché il canto è nuovo, spesso difficile -è di moda la scrittura sincopata - il prete la canta con un pressappochismo di ritmo e intonazione che farebbe scappare i cani, come diceva Mozart, però " le parole sono prese dalla Scrittura " e il decoro liturgico è salvo! (esperienza personale).Per ora mi fermo qui. 

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  18. Scrivi qui il tuo nome...4 settembre 2010 alle ore 21:13

    si si!! nella nostra ahimè povera diocesi don Enrico è forse l'unico barlume di salvezza e trascendenza! e pensare che fino a quarantanni fa il Principe Arcivescovo arrivava in cappa magna alle porte della cattedrale...ora bonghi e preghiere in urdu per farci sentire più universali...peccato che non usino mai il sinonimo greco forse un po' più consono...

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  19. Ora sto ascoltando la Missa de Angelis. Dopo la Messa prefestiva di stasera avevo bisogno di rifarmi un po' la bocca (o meglio,, le orecchie), ora cantano orrendità anche il sabato sera (almento non ci sono chitarre).
    pace e bene

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  20. don Camillo sei un sacerdote della FSSPX?

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  21. Non si tratta di paura.... io stessa non uso un username, ma il mio nome da professa domenicana e Dorotea il nome da Battesimo...
    ma qui è diverso, avendo scritto al vescovo della Diocesi e al sito indicato, attendo, anche se senza più speranza, o un contatto o che modifichino l'ardire di quel pensiero sincretista e ambiguo.... tanto se gli interessati dovessero leggere, comprenderebbero che parlo a "loro"... ;)

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  22. ORROREEEEEE!!!!!  >:o >:o >:o >:o >:o >:o >:o >:o

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  23. Dalla Sacramentum Caritatis:

    <span>

    Il canto liturgico
    42. Nell'ars celebrandi un posto di rilievo viene occupato dal canto liturgico.(126) A ragione sant'Agostino in un suo famoso sermone afferma: « L'uomo nuovo sa qual è il cantico nuovo. Il cantare è espressione di gioia e, se pensiamo a ciò con un po' più di attenzione, è espressione di amore ».(127) Il Popolo di Dio radunato per la celebrazione canta le lodi di Dio. La Chiesa, nella sua bimillenaria storia, ha creato, e continua a creare, musica e canti che costituiscono un patrimonio di fede e di amore che non deve andare perduto. Davvero, in liturgia non possiamo dire che un canto vale l'altro. A tale proposito, occorre evitare la generica improvvisazione o l'introduzione di generi musicali non rispettosi del senso della liturgia. In quanto elemento liturgico, il canto deve integrarsi nella forma propria della celebrazione.(128) Di conseguenza tutto – nel testo, nella melodia, nell'esecuzione – deve corrispondere al senso del mistero celebrato, alle parti del rito e ai tempi liturgici.(129) Infine, pur tenendo conto dei diversi orientamenti e delle differenti tradizioni assai lodevoli, desidero, come è stato chiesto dai Padri sinodali, che venga adeguatamente valorizzato il canto gregoriano,(130) in quanto canto proprio della liturgia romana.(131)

    Benedetto XVI desidera...e chi mai tiene conto dei suo desideri?
    Già che le  sue prescrizioni son allegramente ignorate, i suoi desideri allora, come si dice da noi, hanno un peso che non "détraquerait un pèse-lettres"...non guasterebbe un pesa-lettere!
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  24. ALLEGRIA!!!!!   MAL COMUNE.....Questa mattina ho dato un'occhiata alla tv tedesca, trasmettevano il culto evangelico: in una chiesa da far invidia alle nostre sgangheratissime baracche ipermoderne, accanto al presbiterio si esibiva un bel complessino rock con tanto di batteria montata accanto all'ambone e...che sollazzo sentirli suonare (suonare?). Lo so che è poco cristiano gioire delle disgrazie altrui, ma non ne posso fare ameno. Albo signando lapillo! Sono votati all'estinzione! Alleluja!!!!!!!!!!!

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  25. al don Camillo dei miei stivali6 settembre 2010 alle ore 17:29

    Una risposta un po' troppo misera.

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  26. A Dio si addice la musica angelica, infatti i cori angelici e i santi cantano per Lui in Paradiso, dunque perchè sulla terra dovrebbe accontentarsi di esibizioni da clown? Dio è bellezza, armonia, e l'umiltà o semplicità di Dio non significa trasandatezza. Piuttosto di tante canzonette patetiche è meglio il silenzio, più dignitoso ed utile alla contemplazione.

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  27. MAURIZIO DIOCESI DI MILANO29 settembre 2010 alle ore 12:11

    Non solo il gregoriano romano è bello; anche il gregoriano ambrosiano, pur se meno conosciuto è di una bellezza angelica.
    Da qualche tempo stiamo introducendo inni ambrosiani in latino, naturalmente facendo foglietti con la traduzione; toh che sorpresa....piace anche ai giovani. La chitarra è uno strumento portatile e e con quattro accordi (alle volte malfatti) si puo accompagnare una canzone, questo è vero ma devo dire che, secondo me, i canti sacri per chitarra degni di tale nome sono veramente tanto tanto tanto pochi.
    Meglio sarebbe cantare senza strumenti ma educare a un canto non urlato, all'unisono e pensando al testo che in realtà è il cuore del canto.
    Grazie di cuore a tutti per i commenti finalmente tesi a lodare il Signore nel canto.

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AVVISO AI LETTORI: Visto il continuo infiltrarsi di lettori "ostili" che si divertono solo a scrivere "insulti" e a fare polemiche inutili, AVVISIAMO CHE ORA NON SARANNO PIU' PUBBLICATI COMMENTI INFANTILI o PEDANTI. Continueremo certamente a pubblicare le critiche ma solo quelle serie, costruttive e rispettose.
La Redazione