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giovedì 21 gennaio 2010

Pontificale del vescovo di Copenaghen

Pezzo per pezzo, mattone per mattone (per citare lo slogan brick by brick di Padre Z.), il vescovo di Copenaghen Kozon ha celebrato un solenne pontificale in forma straordinaria nella cattedrale di S. Ansgar, con sacerdoti della Fraternità S. Pietro.


Lo fanno i danesi in terra di missione; e i vescovi italiani (salvo poche eccezioni) hanno forse l'agenda così piena?


Verrà un giorno - e non parliamo in termini escatologici - in cui 'dovran dir sospirando: io non c'era!'




8 commenti:

  1. Che belle immagini, l'anima è ricolma di gioia, davvero tutto preciso e uguale come in Sicilia dove i vescovi fanno a gara a celebrare nelle loro cattedrali Pontificali nella forma straordinaria..................viene l'invidia
    Roberto

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  2. Facevo questa banale riflessione.
    Col nuovo rito tutte le Messe sono in lingua volgare, per cui assistere ad una Messa nella città di Copenaghen richiede la conoscenza della lingua danese.
    Oggi si parla tanto di integrazione, ma come si fa a integrarsi se anche nella casa di Dio ti senti straniero?
    Nella mia diocesi, c'è una parrocchia di "frontiera" in cui un sacerdote, la domenica, organizza una Messa per gli stranieri del vicino CARA, in inglese, a cui la popolazione residente non partecipa, accrescendo, così il distacco tra residenti e stranieri.
    Quanto sarebbe bella una celebrazione in cui, residenti e stranieri, parlassero la stessa lingua almeno davanti a Dio, potendo avvertire così il significato dell'aggettivo "Cattolica"!
    Sono certo che il tanto vituperato latino, anche in una liturgia NO, porterebbe grandi frutti in un'epoca segnata dalle migrazioni come la nostra.

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  3. Belle emozioni! Tra l'altro, qualche anno fa, mi trovavo in quella cattedrale, mentre ero in vacanza in Danimarca.

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  4. Giusta riflessione. Mi è capitato, personalmente, di assistere a Messe celebrate da parroci italiani, in territorio italiano, in inglese, sentendomi veramente estraneo anche se "a casa mia". La forma straordinaria ci avrebbe fatti sentire uguali. Ma, sapete, l'inglese è così "sexy"! Una sola osservazione, amara. Se il parroco sente il bisogno (assurdo) di usare una lingua come l'inglese per "farsi capire" dai parrocchiani, significa che quelli di lingua italiana sono pochini!

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  5. Certo che tutti noi abbiamo un poco di invidia nel vedere queste immagini.
    Oltretutto le nostre chiese sono così belle !
    Anche i paramenti italiani ( quelli che sono rimasti) sono impareggiabili !
    Peccato che i nostri, amati, Vescovi non vogliono celebrare con questo rito ... come se obbedissero ad un contrordine sotterraneo di diniego... oppure sarà colpa nostra che siamo pochi, disuniti,  brutti e cattivi :(
    Torniamo comunque
    Bravi i cantori danesi , voci intonate e precise.
    Bravo l'Organista ( che comunque avrebbe potuto sonare qualcosa di diverso brano all'Offertorio - chissà che brano era - ).
    Bella celebrazione !
    Dovremmo tutti trasferirci fuori dalla nostra bella Patria ?

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  6. anche il vescovo è molto bravo e si muove benissimo, pontifica bene per essere vescovo conciliare.
    Lascia a desiderare l'altare.....miserrimo

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  7. Oh giornate del nostro riscatto!
    Oh dolente per sempre colui
    Che da lunge, dal labbro d'altrui,
    Come un uomo straniero, le udrà!
    Che a' suoi figli narrandole un giorno,
    Dovrà dir sospirando: io non c'era;
    Che la santa vittrice bandiera
    Salutata quel dì non avrà.

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  8. Oh giornate del nostro riscatto!
    Oh dolente per sempre colui
    Che da lunge, dal labbro d'altrui,
    Come un uomo straniero, le udrà!
    Che a' suoi figli narrandole un giorno,
    Dovrà dir sospirando: io non c'era;

    Che la Santa Messa com'era
    rivissuta quel dì non avrà!


    (il grande Manzoni mi perdonerà la leggera parfrasi finale,
    A.M.D.G.)

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La Redazione