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martedì 19 gennaio 2010

Interpretazione 'in continuità' dei testi conciliari: uno studio


Riceviamo e volentieri pubblichiamo la seguente recensione editoriale.


Quando sentiamo notizie dell’Austria siamo ormai abituati a scandali di ogni colore. Ma persino del paese di vescovi come Schönborn, Linz e Kothgasser può venire del buono – chi l’avrebbe pensato!

Ultimamente un giovanissimo teologo si è fatto notare, addirittura in maniera positiva. Si tratta di Mag. theol. Michael Gurtner, proveniente di Salisburgo, la diocesi ultraliberale di Mons. Kothgasser, uno dei quattro vescovi citati dal Santo Padre giugno scorso per fare quattro chiacchiere sulla situazione disastrosa nelle diocesi d’Austria.

Già in estate ha pubblicato nel cattolicissimo Benedetto Verlag, una casa editrice svizzera gestita da un sacerdote e rigorosamente cattolica, il suo primo libro “Reflexionen zur Theologie der Liturgie – Liturgie als Vorwegnahme des Himmels auf Erden” (“Riflessioni sulla teologia della liturgia – la liturgia come anticipazione del cielo sulla terra”). In questo libro spiega come deve essere la liturgia come tale dal punto di vista theo-logico, cioè sviluppa un’idea su come deve essere formata la liturgia partendo da Dio, dimostrando come è realizzata ampiamente nei vecchi riti. Ma soprattutto due capitoli hanno fatto un grande colpo: in uno degli 11 capitoli dimostra, perché le messe in massa, sia dal punto di vista di un gran numero di concelebranti, sia dal punto di visto di una massa di partecipanti, non vadano d’accordo con ciò che una liturgia, soprattutto una Santa Messa, è nella sua sostanza e dimostra anche alternative praticabili. Può darsi, che Mons. Marini I, il già maestro delle celebrazioni liturgiche non andrebbe d’accordo con Gurtner – Mons. Marini II, l’attuale Maestro, probabilmente sì invece.

Nell'altro capotolo parla sul rapporto giusto fra il tradizionalismo e l’ultimo concilio, dimostrando che va trattato come tutti gli altri 20 concili primi di esso: né è il superdogma, indiscutibile in ognuna delle sue frasi, né si può rifiutarlo di tutto, visto che è sempre un concilio, anche se pastorale. Gurtner argomenta che si trova in ogni singolo concilio precedente qualcosa di discutibile, sbagliato o semplicemente non più valido – e conclude: quindi perché proprio l’ultimo concilio (pastorale) dovrebbe essere indiscutibile e intoccabile in ogni singola frase, se è ovvio che ciò non valga per gli altri? Oltre a questo invoca il ristabilimento dei vecchi gradi di certezza teologica, invece del concetto della gerarchia delle verità con cui i gradi di certezza teologica sono stati sostituiti.

Accettare questo sarebbe un buon punto di partenza per il “dialogo” con i tradizionalisti, anche se non si riferisce expressis verbis ad essi.

Questo suo concetto del Concilio Vaticano II sembra applicare nel suo secondo libro, uscito solo pochi giorni fa, sempre nel Benedetto Verlag. Si chiama “Religionsfrei – die Religionsfreiheit im Lichte von Heiliger Schrift, Tradition und Lehramt.” In tedesco il titolo è un gioco di parole, perché il titolo principale “Religionsfrei” vuol dire sia “liberi in Religione” sia “privi di Religione”.

Pur non parlando in nessuna riga della FSSPX, il lettore non può non pensare al dialogo con la FSSPX, per il quale sembra addirittura essere scritto: questo libro sembra portare la “risoluzione” per le difficoltà nel campo della libertà religiosa.

In un primo capitolo, intitolato “la perdita della verità”, Gurtner dà un’analisi ben precisa della situazione filosofica attuale: la categoria di una verità assoluta sembra perduta persino all’interno della Chiesa. Poi sviluppa la seconda parte, partendo dalla rivelazione divina come fonte di ogni conoscenza teologica, dimostrando che sì, c’è la possibilità di una conoscenza assoluta e vincolante.

Dimostrato questo, passa ad una esegesi del documento “Dignitatis humanae”, cioè la dichiarazione (e come tale viene presa nella sua certezza teologica) dell’ultimo concilio sulla libertà religiosa, punto della più grave controversia nel dialogo con il tradizionalismo.

Gurtner riesca a dimostrare con la sua ermeneutica di continuità, e basandosi solo sui testi del magistero della chiesa, che l’intenzione del concilio stesso non era di cambiare il progetto della libertà religiosa, che la Chiesa ha sviluppato almeno da Gregorio XVI fino a Pio XII, ma che si può e deve interpretare quella dichiarazione nella pienissima tradizione del magistero papale.

È vero, dice Gurtner, che guardando i fatti e discorsi postconciliari, alcuni hanno cambiato l’idea della libertà religiosa – ma questi nuovi concetti sono decisamente contro ciò che intendeva e voleva il concilio. L’autore dimostra anche le conseguenze, non volute dalla Chiesa, che queste idee falsate hanno causato nella società e nello Stato.

In un terzo passo dimostra come alcune idee siano state cambiate quasi inavvertitamente, ma con effetti fin troppo gravi: lasciando intatti i concetti e le parole, si è cambiato il loro contenuto. Così, alla fine, tanti teologi hanno percepito la “libertà religiosa” nel senso della dichiarazione dei diritti umani – un progetto massonico che, pur usando gli stessi termini di quello della Chiesa, intende proprio il contrario.

Nel quarto capitolo parla, come conseguenza di tutto ciò che è stato dimostrato nei capitoli precedenti, di Cristo Re: Egli soltanto è un punto fisso di ogni legge legittima.

Questo libro, uscito recentissimamente, delinea una soluzione per i conflitti intorno al concetto della libertà religiosa, dimostrando che si può, anzi: che si deve leggere e interpretare la relativa dichiarazione in maniera completamente compatibile con la tradizione dottrinale, interpretandolo in un’ermeneutica di continuità, come voluto dal Santo Padre stesso. Anche se alcune espressioni e anche lo stile del testo non sono sempre al massimo, non si può dire che i nuovi progetti della libertà religiosa siano stati voluti dall’ultimo concilio.

48 commenti:

  1. 'In un primo capitolo, intitolato “la perdita della verità”, Gurtner dà un’analisi ben precisa della situazione filosofica attuale: la categoria di una verità assoluta sembra perduta persino all’interno della Chiesa. Poi sviluppa la seconda parte, partendo dalla rivelazione divina come fonte di ogni conoscenza teologica, dimostrando che sì, c’è la possibilità di una conoscenza assoluta e vincolante'.

    Mi ha colpito molto questo passo. Mi ha colpito perchè è quello che continuo a constatare ogni giorno. E' sotto gli occhi di tutti. E' estremamente importante, esagerando forse, direi decisivo che si prenda piena consapevolezza di quanto riportato in queste frasi illuminanti. Mi associo a Ferrer, speriamo che abbia diffusione e riflettori. Grazie a Dio e alla sua Misericordia, di buoni testi ne escono. Considerando il fatto che i cattolici leggono poco...e il più delle volte cose sbagliate!

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  2. Speriamo sia possibile averne presto una traduzione italiana.

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  3. <span>Benedetto XVI: il dialogo ecumenico, decisione "irreversibile" della Chiesa</span>

    <span>Riceve in udienza una delegazione ecumenica finlandese</span>

    CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 18 gennaio 2010 (ZENIT.org).-<span> Il Concilio Vaticano II ha impegnato la Chiesa cattolica "in modo irreversibile a percorrere la via della ricerca ecumenica"</span>, ha ricordato questo lunedì Benedetto XVI ricevendo in udienza una delegazione ecumenica proveniente dalla Finlandia.

    L'incontro è ormai diventato una tradizione annuale in occasione della festa di Sant'Enrico, patrono della Finlandia. Quest'anno, la visita della delegazione a Roma festeggia il suo 25° anniversario.
    (...)
    <span>L'ecumenismo, ha spiegato, è la via che la Chiesa cattolica ha scelto "senza riserve" dal Vaticano II.</span>

    (...)

    <span>Ricordando il decimo anniversario della Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione, "segno concreto della riscoperta fraternità fra luterani e cattolici",</span> il Papa ha espresso il proprio apprezzamento per "l'opera recente del dialogo nordico luterano-cattolico in Finlandia e in Svezia su questioni derivanti dalla Dichiarazione Congiunta".

    "Si auspica che il testo risultante dal dialogo contribuirà positivamente al cammino che conduce al ripristino della nostra unità perduta", ha affermato.

    Allo stesso modo, si è detto grato per la "perseveranza" della delegazione finlandese "in questi venticinque anni di pellegrinaggio comune", che "dimostrano il vostro rispetto per il Successore di Pietro nonché la vostra buona fede e il desiderio di unità attraverso il dialogo fraterno".

    "È mia fervente preghiera che le varie chiese cristiane e comunità ecclesiali che rappresentate possano basarsi su questo senso di fraternità mentre perseveriamo nel nostro pellegrinaggio comune", ha concluso.
    (...)

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  4. E qualcuno si arrabbia pure se una persona dice che Ratzinger è un liberal conservatore...

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  5. Il padre De Lubac, rattristato per le accuse che nel postconcilio sentiva pesare su di sè, si difendeva affermando  ( credo con ragione ) che la crisi era già in atto. Basti pensare all'episodio della destituzione del presidente nazionale della Gioventù di Azione Cattolica nel 1954, seguita dalle dimissioni per protesta di parecchi dirigenti periferici, fra cui Umberto Eco. Il motivo apparente era la rivendicazione dell'autonomia dei cattolici impegnati in politica; in realtà la crisi era di natura intellettuale : come conciliare le dottrine del Cattolicesimo con le istanze ( ineliminabili ) della cultura e del costume moderno? Basti pensare al problema dell'Evoluzionismo, nuovo paradigma non solo scientifico, ma anche politico-culturale . Per prudenza si sarebbe divuto riservare un simile lavoro a un'elite di esperti, necessariamente ristretta. Invece si preferì un'adunata assembleare, in cui si espressero tendenze modernizzanti a cui i "media" fecero da cassa di risonanza nella loro versione banalmente modernista. Di fatto si passò, per una specie di "faciloneria", da un sistema "protezionista" a uno "liberista", con il risultato di vedere il proprio "mercato" invaso dalle merci ( intellettuali ) altrui. Stupefacente fu la dimenticanza della dimensione apocalittica della storia, pur nel contesto del pericolo atomico. Di fronte a un simile annebbiamento si può pensare che nella storia della civiltà  si verificano "ondate" difficilmente controllabili, le cui ragioni profonde ci sfuggono. I disastri del dopoconcilio, una volta riconosciuti come tali, possono essere riparati con un lavoro paziente e prudente; comunque la via d'ucita non può consistere nel puro e semplice ritorno al passato. Nel caso della Liturgia occorre senz'altro un ritorno alle forme tradizionali, collaudate da secoli di vita del popolo cristiano; tuttavia non si può rinunciare al lavoro di "inculturazione" della teologia cristiana in una società caratterizzata dalla presenza sempre più incisiva del saper scientifico e della tecnologia. I riti antichi e la forma stessa del Tempio si ricollegavano al tema del Sacrificio Espiatorio e avevano come sfondo un cosmo sacrale: a mio parere occorre interrogarsi in antropologia sul tema dell'espiazione, oggi aborrito, e in cosmogia su quello delle origini e sul destino finale dell'universo, in relazione al dettato biblico e alla dottrina tradizionale. Altrimenti si rischia di fare dell'estetismo retro. Bisogna essere fedeli, ma anche sottoporsi alla fatica immane di ripensare la modernità. L'esempio più fulgido: l'opera di Hans Urs von Balthasar.

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  6. Il padre De Lubac, rattristato per le accuse che nel postconcilio sentiva pesare su di sè, si difendeva affermando  ( credo con ragione ) che la crisi era già in atto. Basti pensare all'episodio della destituzione del presidente nazionale della Gioventù di Azione Cattolica nel 1954, seguita dalle dimissioni per protesta di parecchi dirigenti periferici, fra cui Umberto Eco. Il motivo apparente era la rivendicazione dell'autonomia dei cattolici impegnati in politica; in realtà la crisi era di natura intellettuale : come conciliare le dottrine del Cattolicesimo con le istanze ( ineliminabili ) della cultura e del costume moderno? Basti pensare al problema dell'Evoluzionismo, nuovo paradigma non solo scientifico, ma anche politico-culturale . Per prudenza si sarebbe divuto riservare un simile lavoro a un'elite di esperti, necessariamente ristretta. Invece si preferì un'adunata assembleare, in cui si espressero tendenze modernizzanti a cui i "media" fecero da cassa di risonanza nella loro versione banalmente modernista. Di fatto si passò, per una specie di "faciloneria", da un sistema "protezionista" a uno "liberista", con il risultato di vedere il proprio "mercato" invaso dalle merci ( intellettuali ) altrui. Stupefacente fu la dimenticanza della dimensione apocalittica della storia, pur nel contesto del pericolo atomico. Di fronte a un simile annebbiamento si può pensare che nella storia della civiltà  si verificano "ondate" difficilmente controllabili, le cui ragioni profonde ci sfuggono. I disastri del dopoconcilio, una volta riconosciuti come tali, possono essere riparati con un lavoro paziente e prudente; comunque la via d'ucita non può consistere nel puro e semplice ritorno al passato. Nel caso della Liturgia occorre senz'altro un ritorno alle forme tradizionali, collaudate da secoli di vita del popolo cristiano; tuttavia non si può rinunciare al lavoro di "inculturazione" della teologia cristiana in una società caratterizzata dalla presenza sempre più incisiva del saper scientifico e della tecnologia. I riti antichi e la forma stessa del Tempio si ricollegavano al tema del Sacrificio Espiatorio e avevano come sfondo un cosmo sacrale: a mio parere occorre interrogarsi in antropologia sul tema dell'espiazione, oggi aborrito, e in cosmogia su quello delle origini e sul destino finale dell'universo, in relazione al dettato biblico e alla dottrina tradizionale. Altrimenti si rischia di fare dell'estetismo retro. Bisogna essere fedeli, ma anche sottoporsi alla fatica immane di ripensare la modernità. L'esempio più fulgido: l'opera di Hans Urs von Balthasar.

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  7. Il padre De Lubac, rattristato per le accuse che nel postconcilio sentiva pesare su di sè, si difendeva affermando  ( credo con ragione ) che la crisi era già in atto. Basti pensare all'episodio della destituzione del presidente nazionale della Gioventù di Azione Cattolica nel 1954, seguita dalle dimissioni per protesta di parecchi dirigenti periferici, fra cui Umberto Eco. Il motivo apparente era la rivendicazione dell'autonomia dei cattolici impegnati in politica; in realtà la crisi era di natura intellettuale : come conciliare le dottrine del Cattolicesimo con le istanze ( ineliminabili ) della cultura e del costume moderno? Basti pensare al problema dell'Evoluzionismo, nuovo paradigma non solo scientifico, ma anche politico-culturale . Per prudenza si sarebbe divuto riservare un simile lavoro a un'elite di esperti, necessariamente ristretta. Invece si preferì un'adunata assembleare, in cui si espressero tendenze modernizzanti a cui i "media" fecero da cassa di risonanza nella loro versione banalmente modernista. Di fatto si passò, per una specie di "faciloneria", da un sistema "protezionista" a uno "liberista", con il risultato di vedere il proprio "mercato" invaso dalle merci ( intellettuali ) altrui. Stupefacente fu la dimenticanza della dimensione apocalittica della storia, pur nel contesto del pericolo atomico. Di fronte a un simile annebbiamento si può pensare che nella storia della civiltà  si verificano "ondate" difficilmente controllabili, le cui ragioni profonde ci sfuggono. I disastri del dopoconcilio, una volta riconosciuti come tali, possono essere riparati con un lavoro paziente e prudente; comunque la via d'ucita non può consistere nel puro e semplice ritorno al passato. Nel caso della Liturgia occorre senz'altro un ritorno alle forme tradizionali, collaudate da secoli di vita del popolo cristiano; tuttavia non si può rinunciare al lavoro di "inculturazione" della teologia cristiana in una società caratterizzata dalla presenza sempre più incisiva del saper scientifico e della tecnologia. I riti antichi e la forma stessa del Tempio si ricollegavano al tema del Sacrificio Espiatorio e avevano come sfondo un cosmo sacrale: a mio parere occorre interrogarsi in antropologia sul tema dell'espiazione, oggi aborrito, e in cosmogia su quello delle origini e sul destino finale dell'universo, in relazione al dettato biblico e alla dottrina tradizionale. Altrimenti si rischia di fare dell'estetismo retro. Bisogna essere fedeli, ma anche sottoporsi alla fatica immane di ripensare la modernità. L'esempio più fulgido: l'opera di Hans Urs von Balthasar.

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  8. CC facciamo  così, ammazziamoli tutti ed abbiamo risolto il rpoblema. Non c'è più nessuno da convertire. Un po' come fanno gli islamici  gli ebrei! Dai non sia pieno di pregiudizio. Benedetto XVI non si legge con il pensiero di tettamanzi!
    Matteo Dellanoce
    Ps islamici vogliono solo islamici, ebrei sono esclusivi. Esistono loro ed il resto è dannato! i cristiani non usano la spada ma la ragione dell'amore e l'MORE DELLA RAGIONE per convertire

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  9. Benedetto XVI, in certi momenti, sembra avere quella sindrome da ambivalenza tipica di Paolo VI. Da un lato promuove una cauta politica di restaurazione cattolica, dall'altro si contraddice in modo clamoroso con azioni gravi e controproducenti come questo incomprensibile e impossibile "dialogo" tra poli opposti e palesemente inconciliabili quale è l'ecumenismo. In certi momenti non riesco a capire questo Papa.

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  10. Molto d'accordo con te...
    In comnione
    Flavio

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  11. <span>Molto d'accordo con te... 
    In comunione 
    Flavio</span>

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  12. L'ecumenismo è in ciò che dice S.Paolo: vagliate tutto e trattenete il valore. Non tutti i modi di interpretare le istanze iniziali del movimento protestante erano contro la fede e la tradizione della Chiesa. Valorizzi ciò che di vero c'è e correggi quanto vi è di deviato. Lo puoi fare solo se la verità è qualcosa di familiare e non è ingessata esclusivamente in dichiarazioni dottrinali, Essa è un fatto. QUID EST VERITAS? EST VIR QUI ADEST (Agostino) Se tutti si guarda a Gesù ci si ritrova dove è la verità: sapere che la Chiesa ha in sè tutta la verità non vuol dire non poter rifocalizzare l'attenzione sul particolare vero che anche chi non ha la fede cattolica (intera) può portare. Del resto eresia in greco vuol dire scelta: l'eretico sceglie un particolare (che molte volte può essere vero) ma lo mette contro la totalità.
    La dichiarazione sulla giustificazione è molto bella perchè fa capire come andando al fondo e con dialogo fraterno si possono evitare le nebbie del fraintendimento e vedere che la fede cattolica è tale ed ha in sè anche le istanze più vere delle tesi di Lutero (in fondo è vero anche per noi che è Gesù che salva e non sono io che sono bravo....).
    Io Papa Ratzinger lo capisco benissimo e ne ammiro la fede come amore a Gesù presente che lui riconosce in tutti, anche nei fratelli anglicani che chiedono di poter tornare in comunione portando con sè ciò che di vero e bello avevano già (è paradossale, o no!, che la liturgia occidentale più "moderna" (in inglese!) 400 anni fa oggi sia tradizionale e possa essere utile a tutta la chiesa...)ed anche nei fratelli luterani che sono ancora un po' più lontani nel loro cammino.
    Se si ha fede (tanta come il papa) si intravede che Dio scrive dritto sulle righe storte....
    In comunione
    Flavio

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  13. Direi che il vero Benedetto XVI,  corrisponde alla sua formazione.

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  14. Credere che i protestanti abbiano intenzione di riconciliarsi con Roma è come credere che gli extra-terrestri siano arrivati sulla Terra a bordo degli ufo: non è solo poco credibile, è semplicemente impossibile. Il cosiddetto dialogo ecumenico è un dialogo tra orbi e sordi. D'altronde, è sempre e solo la Chiesa Cattolica  a cedere posizioni, a tentare improbabili riavvicinamenti con eretici e scismatici. E questo accade da quando lo hanno deciso due Papi romantici e sognatori come Roncalli e Montini. I protestanti, al contrario, rimangono rigidi sulle loro posizioni e non saranno contenti fintanto che non avranno convertito Roma al protestantesimo, giacchè questo è il loro obiettivo. Sta a noi cattolici non cadere nella loro trappola. Ma i Papi non l'hanno ancora capito. Portiamo pazienza. Prima o poi finirà anche la sbornia ecumaniaca, come finiscono tutte le mode.

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  15. Preferisco stare con i papi....esù ha camminato un bel po' con i discepoli di Emmaus: non è andato li a pigliarli a calci dicendo: "non avete capito un c....! Hanno dovuto riconoscerlo loro attraverso la Sua compagnia . perche dobbiamo cambiare il metodo di Gesù?
    La familiarità permette la libertà, lo schema sclerotizza!!

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  16. <span>Preferisco stare con i papi....Gesù ha camminato un bel po' con i discepoli di Emmaus: non è andato lì a pigliarli a calci dicendo: "non avete capito un c....! Hanno dovuto riconoscerlo loro attraverso la Sua compagnia. Perche dobbiamo cambiare il metodo di Gesù? 
    La familiarità permette la libertà, lo schema sclerotizza!!</span>

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  17. PS si tratta della chiesa luterana...erano finlandesi, non  protestanti più radicali (questi hanno ancora vescovi e liturgia, anche se ovviamente senza sacramento dell'ordine...)

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  18. doppiamente dubbioso19 gennaio 2010 alle ore 23:15

    Spero anch'io che il testo sia tradotto in italiano. Il tema 'continuità' 'discontinuità' mi interessa molto. Una prima osservazione (anche se basata solo sul vostro riassunto): che in ogni Concilio ci siano elementi caduchi ed addirittura sbagliati mi sembra un principio ermeneutico molto 'modernista'. Sospetto che, prima del Vaticano II, sostenerlo avrebbe causato al suo autore molti guai.
    Una seconda domanda: citazione dalla Mirari Vos: "Assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio è che debbasi ammettere e garantire per ciascuno la libertà di coscienza. A questo fine è diretta quella pessima né mai abbastanza aborrita libertà della stampa nel divulgare scritti di qualunque genere, libertà che taluni osano invocare ... con tanto clamore". Citazione dalla Dignitatis humanae: "L'uomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza. .. In ogni sua attività non si deve quindi costringerlo ad agire contro la sua coscienza" Che tipo di continuità possiamo trovare qui? E secondo il metodo ermeneutico di cui sopra, qual'è discutibile o sbagliata o non più valida, la prima o la seconda affermazione?

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  19. Ho letto un articolo del Card. Ratzinger su questo: la coscienza è l'ultimo tribunale. Ma essa è umana e va quindi educata e purificata: per questo serve il confronto con l'oggettività che è data dalla Tradizione e dall'autorità della chiesa. Così salvi sia la libertà di coscienza del soggetto che l'oggettività della verità. Una volta si insisteva di più sulla seconda ora sulla prima. Ma il cattolicesimo è et-et e se ne salti una si perde un pezzo = eresia.
    Perdona la schematicità, è tardi
    Buona notte
    Flavio

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  20. Npto con dispiacere che molte persone, cpme ad esempio il prof. Dante Pastorelli non intervengono più. Sarà per stanchezza o perchè questo blog sta piano piano cambiando?

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  21. tante..belle..parole....e solo parole....

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  22. A "doppiamente dubbioso". Condivido la sua problematica, che tuttavia può essere resa meno "lancinante" operando una contestualizzazione storica. La sfida  rispetto alla quale la Chiesa non poteva non prendere posizione era già quella della globalizzazione. Le "anime belle" meravigliosamente pie, come la manzoniana Lucia, potevano essere tali anche perchè il "mercato" religioso era monopolistico: una sola Chiesa, un solo campanile, un solo sistema di immagini del sacro... Quando ti si presenta un solo sublime oggetto d'amore, ti ci butti con tutto il fervore della tua anima. Fino al 1600 questo era possibile non solo per il controllo dell'Inquisizione, ma anche per la scarsità dei contatti con l'esterno ( da Lecco Renzo non era mai stato a Milano! ). Nel '900, con l'intensificarsi degli scambi, anche positivi ( ad es. la collaborazione fra Cattolici, Protestanti e laici per la lotta contro i Nazisti ) come si poteva continuare a "schivare" o a "demonizzare" chi la pensava diversamente? D'altra parte, a proposito della "Mirari vos" bisogna pensare che Gregorio XVI più o meno inconsciamente si rendeva conto che il principio della libertà assoluta era una "china pericolosa" che avrebbe dissolto i legami sociali. I papi furono portati ad agire sul freno anzichè sull'acceleratore anche in seguito alle esperienze rivoluzionarie ( vedasi Pio IX dopo il '48). D'altra parte non si può pretendere di imporre i propri principi se non si detiene l'"egemonia culturale": cosa che non era possibile nell'800 per la difficoltà di fornire in tempi brevi un'apologetica adueguata di fronte al montare dello scientismo e della critica biblica corrosiva. Molto intelligente era la "via d'uscita" proposta da mons. Dupanloup: una cosa è la "tesi" ( la regalità universale di Cristo e della Chiesa ), un'altra l'"ipotesi" ( le possibilità concrete di affermarla senza provocare reazioni a "boomerang" ). Al Vaticano II si sarebbe dovuta trovare una formula per dire che il principio d'autorità e il diritto alla libertà possono essere contemperati solo con soluzioni intermedie, in relazione al gioco delle forze politiche e culturali in campo.
    Così il diritto del Cattolicesimo di essere la "religione dello stato", ma prevedendo ragionevoli margini di tolleranza per chi la pensava diversamente. Il guaio è consistito nell'affermazione, non so se conciliare o extraconciliare, del principio della libertà assoluta, evidentemente utopistico e non applicato interamente nemmeno dai laici al potere.

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  23. A "doppiamente dubbioso". Condivido la sua problematica, che tuttavia può essere resa meno "lancinante" operando una contestualizzazione storica. La sfida  rispetto alla quale la Chiesa non poteva non prendere posizione era già quella della globalizzazione. Le "anime belle" meravigliosamente pie, come la manzoniana Lucia, potevano essere tali anche perchè il "mercato" religioso era monopolistico: una sola Chiesa, un solo campanile, un solo sistema di immagini del sacro... Quando ti si presenta un solo sublime oggetto d'amore, ti ci butti con tutto il fervore della tua anima. Fino al 1600 questo era possibile non solo per il controllo dell'Inquisizione, ma anche per la scarsità dei contatti con l'esterno ( da Lecco Renzo non era mai stato a Milano! ). Nel '900, con l'intensificarsi degli scambi, anche positivi ( ad es. la collaborazione fra Cattolici, Protestanti e laici per la lotta contro i Nazisti ) come si poteva continuare a "schivare" o a "demonizzare" chi la pensava diversamente? D'altra parte, a proposito della "Mirari vos" bisogna pensare che Gregorio XVI più o meno inconsciamente si rendeva conto che il principio della libertà assoluta era una "china pericolosa" che avrebbe dissolto i legami sociali. I papi furono portati ad agire sul freno anzichè sull'acceleratore anche in seguito alle esperienze rivoluzionarie ( vedasi Pio IX dopo il '48). D'altra parte non si può pretendere di imporre i propri principi se non si detiene l'"egemonia culturale": cosa che non era possibile nell'800 per la difficoltà di fornire in tempi brevi un'apologetica adueguata di fronte al montare dello scientismo e della critica biblica corrosiva. Molto intelligente era la "via d'uscita" proposta da mons. Dupanloup: una cosa è la "tesi" ( la regalità universale di Cristo e della Chiesa ), un'altra l'"ipotesi" ( le possibilità concrete di affermarla senza provocare reazioni a "boomerang" ). Al Vaticano II si sarebbe dovuta trovare una formula per dire che il principio d'autorità e il diritto alla libertà possono essere contemperati solo con soluzioni intermedie, in relazione al gioco delle forze politiche e culturali in campo.
    Così il diritto del Cattolicesimo di essere la "religione dello stato", ma prevedendo ragionevoli margini di tolleranza per chi la pensava diversamente. Il guaio è consistito nell'affermazione, non so se conciliare o extraconciliare, del principio della libertà assoluta, evidentemente utopistico e non applicato interamente nemmeno dai laici al potere.

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  24. A "doppiamente dubbioso". Condivido la sua problematica, che tuttavia può essere resa meno "lancinante" operando una contestualizzazione storica. La sfida  rispetto alla quale la Chiesa non poteva non prendere posizione era già quella della globalizzazione. Le "anime belle" meravigliosamente pie, come la manzoniana Lucia, potevano essere tali anche perchè il "mercato" religioso era monopolistico: una sola Chiesa, un solo campanile, un solo sistema di immagini del sacro... Quando ti si presenta un solo sublime oggetto d'amore, ti ci butti con tutto il fervore della tua anima. Fino al 1600 questo era possibile non solo per il controllo dell'Inquisizione, ma anche per la scarsità dei contatti con l'esterno ( da Lecco Renzo non era mai stato a Milano! ). Nel '900, con l'intensificarsi degli scambi, anche positivi ( ad es. la collaborazione fra Cattolici, Protestanti e laici per la lotta contro i Nazisti ) come si poteva continuare a "schivare" o a "demonizzare" chi la pensava diversamente? D'altra parte, a proposito della "Mirari vos" bisogna pensare che Gregorio XVI più o meno inconsciamente si rendeva conto che il principio della libertà assoluta era una "china pericolosa" che avrebbe dissolto i legami sociali. I papi furono portati ad agire sul freno anzichè sull'acceleratore anche in seguito alle esperienze rivoluzionarie ( vedasi Pio IX dopo il '48). D'altra parte non si può pretendere di imporre i propri principi se non si detiene l'"egemonia culturale": cosa che non era possibile nell'800 per la difficoltà di fornire in tempi brevi un'apologetica adueguata di fronte al montare dello scientismo e della critica biblica corrosiva. Molto intelligente era la "via d'uscita" proposta da mons. Dupanloup: una cosa è la "tesi" ( la regalità universale di Cristo e della Chiesa ), un'altra l'"ipotesi" ( le possibilità concrete di affermarla senza provocare reazioni a "boomerang" ). Al Vaticano II si sarebbe dovuta trovare una formula per dire che il principio d'autorità e il diritto alla libertà possono essere contemperati solo con soluzioni intermedie, in relazione al gioco delle forze politiche e culturali in campo.
    Così il diritto del Cattolicesimo di essere la "religione dello stato", ma prevedendo ragionevoli margini di tolleranza per chi la pensava diversamente. Il guaio è consistito nell'affermazione, non so se conciliare o extraconciliare, del principio della libertà assoluta, evidentemente utopistico e non applicato interamente nemmeno dai laici al potere.

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  25. Post scriptum ( scusandomi della petulanza ). Un raggio di luce in questi problemi mi si aprì quando lessi "Il complesso antiromano" di von Balthasar, che rappresentò per me l'antidoto a "Infallibile?" di Hans Kung: la risposta non di una fanatico intransigente, ma di un uomo dalla cultura sterminata e apertissimo alle sollecitazioni della cultura moderna. In questa linea appaiono oggi molto utili le tesi del cardinale Leo Scheffczyc, passato a miglior vita nel 2005 ( non a caso, anche mariologo ). Bibliografia al sito www.daswerk-fso.org

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  26. In realtà sono entrambe valide, se le interpretiamo rettamente, cosa che non è mai avvenuta per la seconda affermazione.

    -La coscienza è il primo dei Vicari di Cristo dice già Innocenzo III, ma attenzione.  
    Questo è semplicissimo da capire. Non può esistere nè obbligo alla conversione, nè imposizione di determinate posizioni.
    Si tratta di qualcosa che la Chiesa insegna da  San Gregorio Magno ed è logicissima. Se tu credi contro coscienza, non hai la fede, così come se ti butti in seminario senza vocazione, compi un atto sbagliato(dice dichiaratamente il Catechismo di San Pio X).
    L' uomo va convertito e la conversione è atto proprio dell' essere umano che si converte.

    -E' dello Stato fornire di diritti solo ciò che è vero, buono e giusto. Dunque, vietare la costruzione di templi Hindu o censurare giornali che propongono errori non nega niente di quanto detto sopra. Il soggetto in foro interno e dentro le mura di casa può essere tranquillamente hindu. Sarà Dio a giudicarlo.

    -Più che di libertà di coscienza, concetto che la Chiesa condanna, in quanto parecchio equivoco, parlerei di Libertà delle coscienze, come ricorda San Josemaria Escrivà, ossia "libertà di ogni coscienza di essere lasciata a seguire Nostro Signore Gesù Cristo". Perchè la coscienza rettamente illuminata non può che condurre alla rivelazione.
    E su questo non esiste alcuna scusa che tenga. L' uomo è obbligato a interrogarsi sul fine ultimo di sè. Non è ammesso che questo non accada. Poi si può anche giungere a conclusioni errate, sarà Dio a giudicare se c' è colpa, ma nessuno è esente dall' interrogarsi.
    Ergo, l' agnostico è sempre colpevole. Non esiste ignoranza scusata.

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  27. Infatti il problema non è quello evidenziato da lei, doppiamente dubbioso, bensì questo


    <span>  </span>"Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte di singoli individui, di gruppi sociali 1)<span>e di qualsivoglia potestà umana</span>, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza 2)<span>né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa"</span>
    <span></span>
    1-Lo stato, come detto, ha l' obbliogo di garantire diritti solo alla vera religione. Le altre al massimo possono essere tollerate per ragioni di ordine pubblico.

    2-"entro debiti limiti" non significa nulla. Se i limiti sono infatti quelli dello stato liberale, la sentenza è proprio sbagliata.
    Se
    <span><span></span></span>
    <span><span></span></span>
    <span><span></span></span>
    <span><span></span></span>
    <span></span>

    RispondiElimina
  28. Si doveva porre un argine alla eventuale interpretazione sbagliata, prevenendola, enunciando cioè un'avvertenza che suonasse più o meno così:
    "la precedente affermazione PERO', non va intesa nel senso che....:
    >>>> e qui doveva seguire l'affermazione sbagliata -prevedibile a causa dell'indeterminatezza di espressioni generiche come LIBERTA'-  che inevitabilmente sarebbe sorta dalle menti disposte al fraintendimento del tipo "libertà illimitata" o comunque ad interpretazioni soggettive, svincolate insidiosamente da norme superiori alla coscienza del singolo, cioè dall'Autorità suprema di un Magistero
    DA SEMPRE RICONOSCIUTO come riferimento unico e valido per tutti e in ogni tempo.

    Era finito il tempo delle affermazioni CHIARE E UNIVOCHE: sono state ustae volutamente espressioni equivoche, generatrici di interpretazioni duplici (o molteplici): quello che qualcuno chiama circiterismo (lat. circiter= "all'incirca", ovvero vaghezza, significati sfumati...dire le cose con termini indefiniti, onde poter successivamente smentire con "io non ho detto questo!")
    Perchè non è stato predisposto quell'argine preventivo?
    Possibile che sia così difficile aprire gli occhi per accorgersi -almeno OGGI- di tutto questo che è accaduto in quella sede, cominciando da un certo uso calcolato del linguaggio?

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  29. <span>Si doveva porre un argine alla eventuale interpretazione sbagliata, prevenendola, enunciando cioè un'avvertenza che suonasse più o meno così:  
    "la precedente affermazione PERO', non va intesa nel senso che....:  
    >>>> e qui doveva seguire l'affermazione sbagliata -prevedibile a causa dell'indeterminatezza di espressioni generiche come LIBERTA'-  che inevitabilmente sarebbe sorta dalle menti disposte al fraintendimento del tipo "libertà illimitata" o comunque ad interpretazioni soggettive, svincolate insidiosamente da norme superiori alla coscienza del singolo, cioè dall'Autorità suprema di un Magistero  
    DA SEMPRE RICONOSCIUTO come riferimento unico e valido per tutti e in ogni tempo.  
     
    Era finito il tempo delle affermazioni CHIARE E UNIVOCHE: sono state usate volutamente espressioni equivoche, generatrici di interpretazioni duplici (o molteplici): quello che qualcuno chiama circiterismo (lat. circiter= "all'incirca", ovvero vaghezza, significati sfumati...dire le cose con termini indefiniti, onde poter successivamente smentire con "io non ho detto questo!")  
    Perchè non è stato predisposto quell'argine preventivo?  
    Possibile che sia così difficile aprire gli occhi per accorgersi -almeno OGGI- di tutto questo che è accaduto in quella sede, cominciando da un certo uso (mal)calcolato del linguaggio?</span>

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  30. io non credo che sia un principio da "modernista"... nel concilio di Firenze, 1439, per esempio, si legge questo: "il sesto sacramento è quello dell'ordine. Materia di esso è ciò con la cui consagna viene conferito l'ordine. Così il presbiterato viene conferito con la consegna del calice col vino d della patena col pane; il diaconato con la consegna del libro degli Evangeli; il suddiaconato, con la consegna del calice e della patena vuoti. E così per gli altri ordini, con la consegna delle cose che sono proprio del minastero relativo." <span></span> e poi basta pensare alle leggi per/contro gli ebrei nei concili lateranensi, per esempio... e un concilio vietò di inginocchiarsi di Domenica davanti al Corpo di Cristo... vuol dire: non bisogna essere modernista per affermare che degli errori ci sono stati nei Concili precedenti

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  31. <p><span><span>Il Discorso di Benedetto XVI</span></span>
    </p><p><span><span> Benedetto XVI nel “Discorso alla sinagoga di Roma” (17 gennaio 2010) ha detto: </span></span>
    </p><p><span><span>●«[…] La dottrina del Concilio Vaticano II ha rappresentato per i Cattolici un punto fermo a cui riferirsi costantemente nell’atteggiamento e nei rapporti con il popolo ebraico, segnando una <span>nuova</span> e significativa tappa. L’evento conciliare ha dato un decisivo impulso all’impegno di percorrere un cammino irrevocabile […]. I documenti della Santa Sede che, dopo la “Dichiarazione” Nostra aetate, hanno offerto preziosi orientamenti per un positivo sviluppo nei rapporti tra Cattolici ed Ebrei. Anche io, in questi anni di Pontificato, ho voluto mostrare la mia vicinanza e il mio affetto verso il popolo dell’Alleanza. […]. Inoltre, la Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo <span>e</span> dell’antigiudaismo (cfr “Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo”, Noi Ricordiamo: una riflessione sulla Shoah, 16 marzo 1998). […]. </span></span>
    </p><p><span><span></span></span><span><span> </span></span>
    </p>

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  32. <p><span><span>Il Discorso di Benedetto XVI</span></span>
    </p><p><span><span> Benedetto XVI nel “Discorso alla sinagoga di Roma” (17 gennaio 2010) ha detto: </span></span>
    </p><p><span><span>●«[…] La dottrina del Concilio Vaticano II ha rappresentato per i Cattolici un punto fermo a cui riferirsi costantemente nell’atteggiamento e nei rapporti con il popolo ebraico, segnando una <span>nuova</span> e significativa tappa. L’evento conciliare ha dato un decisivo impulso all’impegno di percorrere un cammino irrevocabile […]. I documenti della Santa Sede che, dopo la “Dichiarazione” Nostra aetate, hanno offerto preziosi orientamenti per un positivo sviluppo nei rapporti tra Cattolici ed Ebrei. Anche io, in questi anni di Pontificato, ho voluto mostrare la mia vicinanza e il mio affetto verso il popolo dell’Alleanza. […]. Inoltre, la Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo <span>e</span> dell’antigiudaismo (cfr “Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo”, Noi Ricordiamo: una riflessione sulla Shoah, 16 marzo 1998). […]. </span></span>
    </p><p><span><span></span></span><span><span> </span></span>
    </p>

    RispondiElimina
  33. <p><span><span>Il Discorso di Benedetto XVI</span></span>
    </p><p><span><span> Benedetto XVI nel “Discorso alla sinagoga di Roma” (17 gennaio 2010) ha detto: </span></span>
    </p><p><span><span>●«[…] La dottrina del Concilio Vaticano II ha rappresentato per i Cattolici un punto fermo a cui riferirsi costantemente nell’atteggiamento e nei rapporti con il popolo ebraico, segnando una <span>nuova</span> e significativa tappa. L’evento conciliare ha dato un decisivo impulso all’impegno di percorrere un cammino irrevocabile […]. I documenti della Santa Sede che, dopo la “Dichiarazione” Nostra aetate, hanno offerto preziosi orientamenti per un positivo sviluppo nei rapporti tra Cattolici ed Ebrei. Anche io, in questi anni di Pontificato, ho voluto mostrare la mia vicinanza e il mio affetto verso il popolo dell’Alleanza. […]. Inoltre, la Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo <span>e</span> dell’antigiudaismo (cfr “Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo”, Noi Ricordiamo: una riflessione sulla Shoah, 16 marzo 1998). […]. </span></span>
    </p><p><span><span></span></span><span><span> </span></span>
    </p>

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  34. <p>
    </p><p><span><span>BRANO DI UN</span></span>
    </p><p><span><span>Commento di don Curzio NITOGLIA</span></span>
    </p><p><span><span>●Al punto 1°) del suo “Discorso” Benedetto XVI dice che</span></span><span><span>a)</span><span>    </span></span><span><span>l’insegnamento del Concilio Vaticano II sull’ebraismo (Nostra aetate) rappresenta una “<span>nuova</span> tappa”. Quindi, non c’è la tanto decantata, ma non provata ermeneutica della <span>continuità </span></span></span><span><span>tra Vaticano II e Traditio Ecclesiae sui rapporti tra Cristianesimo e giudaismo talmudico. Vi è invece una <span>novità</span>, il Vaticano II dice “<span>nova</span>” (cose nuove) e non solo “nove” (in maniera nuova)</span><span><span>[2]</span></span><span>. </span></span>
    </p><p><span><span>b)</span><span>    </span></span><span><span>Tale dottrina “nuova” è un “punto fermo, irrevocabile”. [...] </span></span>
    </p><p><span><span>
    </span></span>


    </p>

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  35. <p>
    </p><p><span><span>BRANO DI UN</span></span>
    </p><p><span><span>Commento di don Curzio NITOGLIA</span></span>
    </p><p><span><span>●Al punto 1°) del suo “Discorso” Benedetto XVI dice che</span></span><span><span>a)</span><span>    </span></span><span><span>l’insegnamento del Concilio Vaticano II sull’ebraismo (Nostra aetate) rappresenta una “<span>nuova</span> tappa”. Quindi, non c’è la tanto decantata, ma non provata ermeneutica della <span>continuità </span></span></span><span><span>tra Vaticano II e Traditio Ecclesiae sui rapporti tra Cristianesimo e giudaismo talmudico. Vi è invece una <span>novità</span>, il Vaticano II dice “<span>nova</span>” (cose nuove) e non solo “nove” (in maniera nuova)</span><span><span>[2]</span></span><span>. </span></span>
    </p><p><span><span>b)</span><span>    </span></span><span><span>Tale dottrina “nuova” è un “punto fermo, irrevocabile”. [...] </span></span>
    </p><p><span><span>
    </span></span>


    </p>

    RispondiElimina
  36. <p>
    </p><p><span><span>BRANO DI UN</span></span>
    </p><p><span><span>Commento di don Curzio NITOGLIA</span></span>
    </p><p><span><span>●Al punto 1°) del suo “Discorso” Benedetto XVI dice che</span></span><span><span>a)</span><span>    </span></span><span><span>l’insegnamento del Concilio Vaticano II sull’ebraismo (Nostra aetate) rappresenta una “<span>nuova</span> tappa”. Quindi, non c’è la tanto decantata, ma non provata ermeneutica della <span>continuità </span></span></span><span><span>tra Vaticano II e Traditio Ecclesiae sui rapporti tra Cristianesimo e giudaismo talmudico. Vi è invece una <span>novità</span>, il Vaticano II dice “<span>nova</span>” (cose nuove) e non solo “nove” (in maniera nuova)</span><span><span>[2]</span></span><span>. </span></span>
    </p><p><span><span>b)</span><span>    </span></span><span><span>Tale dottrina “nuova” è un “punto fermo, irrevocabile”. [...] </span></span>
    </p><p><span><span>
    </span></span>


    </p>

    RispondiElimina
  37. Credo che 1 abbia fatto un po' di confusione con i tasti, finendo col postare più di una volta lo stesso commento. Vi segnalo il link al testo completo di questo interessante articolo di don Curzio Nitoglia:

    http://www.doncurzionitoglia.com/antiscemitismo.htm

    RispondiElimina
  38. Io trovo più semplice pensare che la chiesa è la chiesa, il papa è papa ed io lo seguo...piuttosto che inerpicarmi in elucubrazioni folli per difendere la mia idea (o ideologia?)...
    Ciao
    Flavio

    RispondiElimina
  39. Credo sia una interpretazione intelligente e misurata del pensiero del Papa. Non è per tutti i palati, bisogna saper camminare - come in montagna - su una linea di sentiero chiara sì, ma con molte difficoltà.

    RispondiElimina
  40. I cripio-ecc... e l'arte di temprare lo scettro ai regnator

    RispondiElimina
  41. Trovo inaccettabile (e contrario alla cd etichetta del web) che si postino tre volte di seguito gli interventi, tanto per "rafforzare" il concetto! Che vogliamo fare, un inno trinitario? Cerchiamo di essere seri, se ci riesce, o almeno sforziamoci. Capisco un errore, ma non è questo il caso, inoltre esiste il comando "Delete" per cancellare il di più. Il fatto è che non avendo argomenti, si triplica...
    Si chiama "1": alto concetto di sé?

    RispondiElimina
  42. non capisco come e perchè sono partite

    RispondiElimina
  43. Questo aspetto ambivalente l'ho notato anch'io... del resto ricordiamo che l'autorita' papale non esiste piu' dal postconcilio, in quanto il collegio dei vescovi e' stato rivestito di autorita' simile a quella papale, con la conseguenza che i vescovi possono ignorare il papa, ovviamente quando dice qualcosa di Cattolico! Quando invece diceva qualcosa di modernista tuonavano all'unisono che "bisogna obbedire al Papa" -_-

    In conseguenza di cio' il Santo Padre deve dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, non puo' fare come il buon San Pio X, che con un Motu Proprio, dalla sera alla mattina, aboli' la pratica di tutte le porcherie musicali dell'epoca!

    A quei tempi se il Papa parlava i suoi Cardinali e Vescovi obbedivano (e se la facevano pure sotto)... ora fanno spallucce e ridacchiano :(

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  44. e n on è neppure la prima volta20 gennaio 2010 alle ore 16:38

    Come sopra

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  45. vuole cortesemente eliminare quelle superflue?
    --> tasto delete...semplicissimo!
    ;)

    RispondiElimina
  46. Ma i Papi vanno sempre seguiti!
    Quando si vede dove vanno...
    Altrimenti rincorriamo le nostre interpretazioni sui Papi stessi.

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  47. E' un articolo allucinanante, mi meraviglio che don Curzio Nitoglia sia ancora un sacerdote: tempi fa per parole molto più banali (e giuste) don Milano fu  massacrato dalle autorità religiose

    RispondiElimina
  48. Scusate tutti?!?!?!? Irrompo solo ora e spero di ottenere una risposta! Qualcuno di voi, sempre che ne sia a conoscenza, c'è un modo per contattare sto Michael Gurtner?????
    Altra cosa che vorrei capire, Sto teologo parla la lingua italiana??? Ho sentito dire in giro che parla anche la nostra lingua....
    Attendo risposte...ciaoooooooooooo e grazieeeeee

    RispondiElimina

AVVISO AI LETTORI: Visto il continuo infiltrarsi di lettori "ostili" che si divertono solo a scrivere "insulti" e a fare polemiche inutili, AVVISIAMO CHE ORA NON SARANNO PIU' PUBBLICATI COMMENTI INFANTILI o PEDANTI. Continueremo certamente a pubblicare le critiche ma solo quelle serie, costruttive e rispettose.
La Redazione