Leggiamo dal sito di Sandro Magister.
Alcune notizie sono già tristemente arcinite, ma ogni volta che si leggono provocano sempre un disarmante sconforto e acuto dolore.
Ciò valga non a guastare il clima natalizio ma a riflettere e a rafforzare i buoni propositi liturgico-religiosi per l’anno nuovo. E a non farli restare solo tali.
Per la lettura integrale si veda il sito (
link)
Le sottolineature son nostre.
“[…]Pochi giorni fa, alla vigilia di Natale, è morto a Nimega all'età di 95 il teologo domenicano Edward Schillebeeckx, fiammingo di nascita, olandese d'elezione.
Egli fu simbolo non della fioritura ma dell'impressionante decadenza che la Chiesa delle Fiandre e dell'Olanda ha vissuto nell'ultimo mezzo secolo.[…]
L'inchiesta riprodotta qui sotto fotografa l'attuale profilo della Chiesa cattolica in Olanda.
Un paese nel quale oggi il 41 per cento della popolazione dichiara di non avere alcun credo religioso e il 58 per cento non sa più che cosa sia il Natale.
Una Chiesa nella quale vi sono domenicani e gesuiti che teorizzano e mettono in pratica messe senza più sacerdozio né sacramento cristiano, in cui sono i presenti a "consacrare" collettivamente, attorno a "una tavola aperta anche a gente di differenti tradizioni religiose".
Tutto questo mentre contemporaneamente una città come Rotterdam è stata ampiamente islamizzata, come www.chiesa ha mostrato in un servizio choc di pochi mesi fa.
L'inchiesta che segue è di Marina Corradi ed è stata pubblicata il 23 dicembre su "Avvenire", il quotidiano di proprietà della conferenza episcopale italiana. Ha per epicentro Amsterdam.
Accompagna il reportage un'intervista a S. E. il cardinal Adrianus Simonis, arcivescovo emerito di Utrecht."
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di Marina Corradi
"Amsterdam è festosa, in questi giorni natalizi. Sfarzose luminarie illuminano la Damrak e piazza Dam.
Piste di pattinaggio affollate di ragazzi ridenti, Babbi Natale, e le note di “Jingle bells” che escono dai grandi magazzini affollati.
Ma cosa resta del Natale in un paese fra i più secolarizzati d’Europa, dove il 58 per cento della popolazione, secondo un’indagine, non sa cosa esattamente è accaduto, quel giorno? […]
La Oude Kerk, la più antica chiesa della città, costruita nel 1309, si erge con la sua mole nel cuore del centro. Attorno, il Red Light District, il quartiere a luci rosse.
Dalle vetrine in cui stanno esposte, le prostitute sudamericane e dell’Est bussano ai vetri per attirare l’attenzione dei passanti. Qualcuna indossa un berretto da Babbo Natale. […]
L’unica "chiesa" affollata in città è di Scientology, […][…]
La paura dell’Eurabia sembra in verità solo un fatto conseguente a un fenomeno ancora più radicale: la secolarizzazione quasi totale di un paese che, fino all’ultima guerra, era cattolico o protestante, comunque cristiano.
Un crollo: solo il 7 per cento dei cattolici oggi va a messa la domenica. Viene battezzato il 16 per cento dei bambini. Su nozze gay ed eutanasia l’Olanda è stata pioniera.
"Dopo il Concilio Vaticano II – dice il professor Wim Peeters, insegnante al seminario della diocesi di Haarlem-Amsterdam – la Chiesa olandese è entrata in una crisi profonda. La generazione degli anni Cinquanta se ne andata, e ha dimenticato di educare i suoi figli. Nel 1964 anche l’insegnamento religioso nelle scuole è stato abolito. Due generazioni di olandesi hanno dimenticato l’alfabeto cristiano.".
Nel registro del seminario di Haarlem, il numero dei preti ordinati precipita alla fine degli anni Sessanta.
Nel 1968, nemmeno uno. "Io credo – dice Peeters – che non avremmo niente da temere dall’islam, se fossimo cristiani. E spesso sembra che gli olandesi oggi abbiano paura di tutto: di avere figli, come degli immigrati. Ma la paura è l’esatto contrario della fede".[…]
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intervista di S. E. il Cardinal Simonis, arcivescovo emerito di Utrecht.
"Due generazioni sono state perdute"
L’arcivescovo emerito di Utrecht, cardinale Adrianus Simonis, 78 anni, è il "grande vecchio" della Chiesa olandese. Amato dagli arabi immigrati per aver assicurato che chi tra loro sarà stato un buon musulmano sarà certamente accolto da Dio nei più alti cieli del Paradiso.
Se con tanta sicurezza il porporato garantisce la salvezza ai miscredenti (complimenti, eminenza!) sui suoi cattolici olandesi il cardinale, che oggi vive in un paesino del Brabante, Nieuwkuijk, sembra molto meno ottimista (strano che non li abbia invitati alla conversione all'islam, e a essere buoni musulmani, per assicurar anche a loro il Regno dei cieli).
"Sì, forse ci sono dei segni di una nuova tendenza, ma parliamo di numeri piccolissimi", dice. "Rimane quella cifra, quel 58 per cento di olandesi che non sanno più cosa sia esattamente il Natale. C’è chi, guardando l’Olanda, è turbato dal numero delle moschee. Lo posso capire, ma il problema autentico qui è anteriore alla immigrazione: è che noi ci siamo perduti, abbiamo perso la nostra identità cristiana. Se questa identità fosse forte, non avremmo paura degli islamici. Si, esiste in Olanda il problema di un fondamentalismo islamico, ma la maggior parte degli immigrati non lo segue. Più che l’integralismo, nelle giovani generazioni islamiche mi preoccupa l’avanzare della secolarizzazione. Temo che finiranno col convertirsi alla vera religione che domina l’Occidente: il relativismo".
Domanda. – Eminenza, e il razzismo, la xenofobia, non sono problemi qui?
Risposta. – Io non credo. Gli olandesi sono un popolo tollerante. Non vedo all’orizzonte un’onda razzista.
D. – A Haarlem il vescovo dice che si comincia ad avvertire nei giovani un senso di vuoto, la mancanza di ciò che è stato dimenticato…
R. – È vero, in molti avvertono il vuoto. Ma non sanno andare oltre, non sanno cosa domandare, e a chi. Non sono stati educati a riconoscere e a percepire il desiderio del loro cuore. In questo senso sono convinto, come il vescovo Punt, che la Chiesa olandese è veramente chiamata a essere missionaria. Due generazioni sono state perdute. Si tratta di ricominciare da capo, e dentro a una cultura indifferente al cristianesimo, in mezzo a media non amichevoli.
D. – Lei ha 78 anni. Era un bambino ai tempi della guerra. L’Olanda non era, allora, un paese fortemente cristiano? E poi, cosa è successo?
R. – Probabilmente era un cristianesimo troppo segnato da un rigido moralismo. Ne è seguita una ribellione radicale, come radicale è il carattere degli olandesi. Non sono capaci di credere solo “un po’” in qualcosa. Aut, aut. Sono diventati l’opposto di ciò che erano”.
D. – Tuttavia, nel seminario di Haarlem ci sono oggi 45 studenti, e alcune centinaia di adulti ogni anno chiedono il battesimo. Ad Amsterdam ho trovato le suore di Madre Teresa in adorazione davanti al Crocifisso. Pochi, ma forti, i cattolici qui…
R. – È vero. Certo in una situazione come questa il sale è costretto, come dire, a diventare più salato…
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D. – Cosa intende dire, nelle messe di Natale, ai fedeli?
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R. – Che forse hanno scordato il fatto cristiano, quello che ne è l’essenza: Dio si è fatto uomo, è venuto al mondo nella povertà, umile e fragile come un bambino neonato, per amore nostro.
D. – Sa, eminenza, che poco fa nel piccolo paese qui vicino, Drunen, ho visto un centinaio di bambini uscire dalla chiesa cattolica dove c’era stata una funzione di Natale?
R. – Dev’essere quel giovane prete appena arrivato, che si dà da fare…"La storia che ricomincia, ancora. Per ricominciare, basta la faccia di un cristiano.
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