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sabato 28 novembre 2009

La comunione ai politici abortisti? Che cosa insegna il Magistero




Pubblichiamo questa nota - che nasce dal caso del candidato (poi sconfitto) alla presidenza degli Stati Uniti nel 2004 John Kerry, cattolico ma abortista - perché in questi giorni sono sorte polemiche a proposito del rifiuto di vescovi americani a dare la comunione all'ultimo rampollo della famiglia Kennedy, "cattolico adulto" abortista. Ci chiediamo quanto queste disposizioni siano rispettate in Italia, e passiamo direttamente a trascrivere il documento del 2004:


Nota trasmessa dal cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, al cardinale Theodore E. McCarrick, arcivescovo di Washington, e all’arcivescovo Wilton Gegory, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, giugno 2004.



1. Presentarsi a ricevere la Santa Comunione dovrebbe essere una decisione consapevole, fondata su un giudizio ragionato riguardante la propria dignità a farlo, secondo i criteri oggettivi della Chiesa, ponendo domande del tipo: “Sono in piena comunione con la Chiesa cattolica? Sono colpevole di peccato grave? Sono incorso in pene (ad esempio scomunica, interdetto) che mi proibiscono di ricevere la Santa Comunione? Mi sono preparato digiunando almeno da un ora?”. La pratica di presentarsi indiscriminatamente a ricevere la Santa Comunione, semplicemente come conseguenza dell’essere presente alla Messa, è un abuso che deve essere corretto (cfr. l’istruzione “Redemptionis Sacramentum”, nn. 81, 83).
2. La Chiesa insegna che l’aborto o l’eutanasia è un peccato grave. La lettera enciclica “Evangelium Vitae”, con riferimento a decisioni giudiziarie o a leggi civili che autorizzano o promuovono l’aborto o l’eutanasia, stabilisce che c’è un “grave e preciso obbligo di opporsi ad esse mediante obiezione di coscienza. [...] Nel caso di una legge intrinsecamente ingiusta, come è quella che ammette l’aborto o l’eutanasia, non è mai lecito conformarsi ad essa, ‘né partecipare ad una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare ad essa il suffragio del proprio voto’” (n. 73). I cristiani “sono chiamati, per un grave dovere di coscienza, a non prestare la loro collaborazione formale a quelle pratiche che, pur ammesse dalla legislazione civile, sono in contrasto con la legge di Dio. Infatti, dal punto di vista morale, non è mai lecito cooperare formalmente al male. [...] Questa cooperazione non può mai essere giustificata né invocando il rispetto della libertà altrui, né facendo leva sul fatto che la legge civile la prevede e la richiede” (n. 74).


3. Non tutte le questioni morali hanno lo stesso peso morale dell’aborto e dell’eutanasia. Per esempio, se un cattolico fosse in disaccordo col Santo Padre sull’applicazione della pena capitale o sulla decisione di fare una guerra, egli non sarebbe da considerarsi per questa ragione indegno di presentarsi a ricevere la Santa Comunione. Mentre la Chiesa esorta le autorità civili a perseguire la pace, non la guerra, e ad esercitare discrezione e misericordia nell’applicare una pena a criminali, può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull’applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all’aborto e all’eutanasia.


4. A parte il giudizio di ciascuno sulla propria dignità a presentarsi a ricevere la Santa Eucaristia, il ministro della Santa Comunione può trovarsi nella situazione in cui deve rifiutare di distribuire la Santa Comunione a qualcuno, come nei casi di scomunica dichiarata, di interdetto dichiarato, o di persistenza ostinata in un peccato grave manifesto (cfr. can. 915).


5. Riguardo al peccato grave dell’aborto o dell’eutanasia, quando la formale cooperazione di una persona diventa manifesta (da intendersi, nel caso di un politico cattolico, il suo far sistematica campagna e il votare per leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia), il suo pastore dovrebbe incontrarlo, istruirlo sull’insegnamento della Chiesa, informarlo che non si deve presentare per la Santa Comunione fino a che non avrà posto termine all’oggettiva situazione di peccato, e avvertirlo che altrimenti gli sarà negata l’Eucaristia.


6. Qualora “queste misure preventive non avessero avuto il loro effetto o non fossero state possibili”, e la persona in questione, con persistenza ostinata, si presentasse comunque a ricevere la Santa Eucaristia, “il ministro della Santa Comunione deve rifiutare di distribuirla” (cfr. la dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, “Santa comunione e cattolici divorziati e risposati civilmente”, 2000, nn. 3-4). Questa decisione, propriamente parlando, non è una sanzione o una pena. Né il ministro della Santa Comunione formula un giudizio sulla colpa soggettiva della persona; piuttosto egli reagisce alla pubblica indegnità di quella persona a ricevere la Santa Comunione, dovuta a un’oggettiva situazione di peccato.


[N.B. Un cattolico sarebbe colpevole di formale cooperazione al male, e quindi indegno di presentarsi per la Santa Comunione, se egli deliberatamente votasse per un candidato precisamente a motivo delle posizioni permissive del candidato sull’aborto e/o sull’eutanasia. Quando un cattolico non condivide la posizione di un candidato a favore dell’aborto e/o dell’eutanasia, ma vota per quel candidato per altre ragioni, questa è considerata una cooperazione materiale remota, che può essere permessa in presenza di ragioni proporzionate.]






Pubblichiamo infine la lettera che il vescovo mons. Tobin ha scritto al politico in questione:



Novembre 2009

Caro Deputato Kennedy
dal Vescovo THOMAS J. TOBIN

Poichè la nostra recente corrispondenza è stata sufficientemente pubblica, spero non le dispiaccia se condivido qualche riflessione sulla sua pratica di fede in questo forum pubblico. Di solito non faccio così, ovvero non parlo sulla fede di qualcuno in ambiente pubblico – ma nel nostro ben documentato scambio di lettere sulla sanità e l’aborto ciò è emerso come argomento. Condivido queste parole pubblicamente anche con il pensiero che possano essere istruttive per altri Cattolici, compresi quelli in posizioni eminenti.
[…]
“Il fatto che io non concordi con la gerarchia su alcuni argomenti non mi rende meno Cattolico.” Bene, di fatto, Signor Deputato, in un certo qual modo la rende meno Cattolico. Sebbene io non ami quel modo di esprimersi, quando qualcuno rifiuta gli insegnamenti della Chiesa, soprattutto in una materia importante, una questione di vita e di morte come l’aborto, ciò indubbiamente inficia la loro comunione e la loro unità con la Chiesa. Questo principio si fonda sulle Sacre Scritture e la tradizione della Chiesa ed è reso ancora più esplicito in documenti recenti.
Per esempio, il CJC dice che “I laici, per essere in grado di vivere la dottrina cristiana, per poterla annunciare essi stessi e, se necessario, difenderla, e per potere inoltre partecipare all'esercizio dell'apostolato, sono tenuti all'obbligo e hanno il diritto di acquisire la conoscenza di tale dottrina, in modo adeguato alla capacità e alla condizione di ciascuno.” Il catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “I fedeli, memori della Parola di Cristo ai suoi Apostoli: “Chi ascolta voi, ascolta me” , accolgono con docilità gli insegnamenti e le direttive che vengono loro dati, sotto varie forme, dai Pastori.” (par. 87)
O consideri questa affermazione della Chiesa: “Sarebbe erroneo confondere la giusta autonomia esercitata dai Cattolici nella vita politica con l’affermazione di un principio che prescinda dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa” (Congregazione per la Dottrina della Fede, 2002)
[…]
Bene, in parole semplici – e qui mi riferisco solo a quegli elementi più visibili, strutturali dell’appartenenza alla Chiesa – essere Cattolico significa essere parte di una comunità di fede che possiede un’autorità e una dottrina, obbligazioni e aspettative. Significa che su crede e si accettano gli insegnamenti della Chiesa, specialmente sulle questioni essenziali di fede e morale; che si appartiene a una comunità cattolica locale, o ad una parrocchia; che si va a Messa la Domenica e si ricevono regolarmente i sacramenti; che si sostiene la Chiesa, personalmente, pubblicamente, spiritualmente e finanziariamente.
Signor Deputato, io non sono sicuro se lei risponda o meno a I requisiti di base per essere cattolico, allora mi lasci chiedere: Lei accetta gli insegnamenti della Chiesa in materie essenziali di fede e morale, compresa la nostra posizione sull’aborto? Appartiene ad una comunità cattolica locale, o ad una parrocchia? Va a Messa la Domenica e riceve regolarmente i sacramenti? Sostiene la Chiesa, personalmente, pubblicamente, spiritualmente e finanziariamente?
[…]
Il sui rifiuto dell’insegnamento della Chiesa sull’aborto ricade in un’altra categoria – è un deliberato ed ostinato atto di volontà; una decisione cosciente che lei ha ri-affermato in molte occasioni. Mi spiace, non la può declassare a”imperfezione umana”. La sua posizione è inaccettabile per la Chiesa e scandalosa per molti suoi membri. Certamente inficia la sua comunione con la Chiesa.
Deputato Kennedy, scrivo queste parole non per metterla in imbarazzo o giudicare lo stato della sua coscienza e della sua anima. Ciò riguarda Lei e Dio. Ma la sua descrizione del suo rapporto con la Chiesa è ora un fatto di pubblico dominio, e deve essere contrastato. La invito, come suo vescovo e fratello in Cristo, ad iniziare un sincero processo di discernimento, conversione e pentimento. Non è troppo tardi per sanare il suo rapporto con la Chiesa, redimere la sua immagine pubblica, ed emergere come un autentico “modello di coraggio”, soprattutto difendendo la sacralità della vita umana per tutti, compresi i bambini non ancora nati. E se posso essere di un qualche aiuto nel suo cammino di fede, sarò onorato e felice di farlo.
Suo
Thomas J. Tobin
Vescovo di Providence


3 commenti:

  1. Come dire...se uno va a fare la Comunione non la si nega...però tutti sanno che quella Comunione genera peccato mortale e che quella persona non è cattolicamente seguibile!
    Chiaro no?
    Matteo Dellanoce
    PS Gli adulti vanno a fare la Comunione, loro non commettono soggettivamente peccato ma lo oggettivizzano, i "bambini", peccatori, non la fanno, ma legiferano a difeaa del più piccolo!
    Matteo Dellanoce

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  2. Avercene di Vescovi così!

    RispondiElimina
  3. .....bellissime le parole del vescovo...mi hanno spinta immediatamente a pormi un profondo esame di coscienza personale...^__^
    credo che inizierò bene questo Avvento...

    RispondiElimina

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