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Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

mercoledì 26 agosto 2009

Commentario giuridico al motu proprio



E’ nota a tutti noi l’opposizione accanita, dai tratti che spesso rasentano il fanatismo, nei confronti dell’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum; ostilità e avversione che ne limita enormemente il naturale sviluppo, con il ricorso a tutti i mezzi, specialmente illeciti (ossia: la minaccia e la denigrazione sistematica dei fedeli e soprattutto dei sacerdoti aperti al desiderio del Papa). Mentre in Italia la guerra si svolge, appunto, all’italiana, ossia mediante intimidazioni e manovre ben poco onorevoli, coperte da ipocrite proteste di stima e adesione al documento pontificio, in Germania la Conferenza Episcopale, intrisa di progressisti old style (i cui capifila sono il precedente e l’attuale presidente della conferenza episcopale, Lehmann e Zollitsch) ha emanato un corpus normativo di "interpretazione" del motu proprio, con l’evidente fine di ostacolarne al massimo l’applicazione, introducendo condizioni e limitazioni.

Noi siamo giunti da tempo all’amara ma veridica conclusione che la Chiesa non sa minimamente che cosa sia il rule of law, quello che in termini laici si traduce come ‘Stato di diritto’. L’adagio ricorrente nelle sacrestie è semmai: il codice di diritto canonico non è che carta stampata; il vescovo (o il collega, o il monsignore, o il cardinale) è una persona, e come tale conta molto di più perché può nuocermi o favorirmi. Forse questa situazione deriva dall’inesistenza nella Chiesa di tribunali indipendenti; e qui si apprezza appieno (lo diciamo per i laudatores incondizionali dell’ancien régime) il principio illuminista della separazione dei poteri... Ma non divaghiamo.

Basta dare un’occhiata alla situazione, diocesi per diocesi, raccolta nella nostra pagina con l’elenco delle messe, per verificare la violazione delle norme, anche le più chiare, del motu proprio. L’impressione potrebbe allora essere che è inutile approfondire il discorso giuridico sulla loro interpretazione, poiché tanto ci si fa beffe allegramente delle stesse. La premessa è giusta, ma la conclusione sbagliata. Come dice Giulio Andreotti, la legge per gli amici si interpreta, per i nemici si applica... E noi siamo i nemici: quindi le cancellerie episcopali sono pronte a sfoderare argomenti giuridici, cavilli e fallacie, sperando di respingerci in quel modo, il più onorevole e ‘pulito’, per loro. Nostro compito è impedirglielo e costringerli così a ricorrere ad altri mezzi, molto più obliqui e disonorevoli, ma proprio per quello denunziabili alla pubblica opinione e all’Ecclesia Dei.

E così, se davanti alla vostra richiesta di ottenere la celebrazione della S. Messa in forma straordinaria, trovaste un don Bartolo che, come il personaggio mozartiano, pur di impedirvelo giurasse a se stesso "se tutto l’indice dovessi leggere, se tutto il codice dovessi volgere, con un equivoco, con un sinonimo qualche garbuglio si troverà"; ebbene, l’arma di difesa ideale è l’agile volume che il Dott. Wolfgang Rothe ha appena pubblicato ad Augusta, in Germania, dal titolo Liturgische Versöhnung. Ein kirchenrechtlicher Kommentar zum Motu Proprio "Summorum Pontificum" für Studium und Praxis (Riconciliazione liturgica. Un commentario canonistico sul Motu Proprio Summorum Pontificum per lo studio e la pratica), Dominus Verlag, 2009. Con prefazione di Mons. Perl, vicepresidente emerito dell'Ecclesia Dei. Il libro fornisce un’analisi dettagliata del dettato normativo e consente agevolmente di confutare i paralogismi giuridici che possono essere opposti ai richiedenti: ad esempio sulla modalità di costituzione del gruppo stabile (che può formarsi ad hoc e non essere preesistente). Sotto questo profilo, è da segnalare che anche per questo Autore il numero sufficiente a formare il gruppo è da identificarsi in quello di tre persone; conclusione già raggiunta da altro canonista, di cui avevamo dato notizia in un nostro post. Di molte di queste obiezioni semigiuridiche ci siamo occupati anche noi in una pagina specifica del sito (LINK).

Rothe chiarisce che il motu proprio ha cambiato dalle fondamenta la posizione della liturgia tradizionale e il ruolo dell’Ordinario diocesano. Con il vecchio indulto, pur con tutte le sue invocazioni per una "ampia e generosa applicazione", l’esistenza della Messa di sempre restava una graziosa concessione. Era una deroga alla legge universale, rimessa alla completa discrezione (il che vuol dire: al mero arbitrio) di Sua Eccellenza. Ora invece le forme ordinaria e straordinaria godono di status formalmente equiparato. Ogni prete può celebrare come meglio crede le sue messe private (anche con assistenza di laici), senza la minima autorizzazione. E i fedeli a livello di parrocchia hanno diritto di ottenere la forma straordinaria: diritto, tanto vero che se il parroco rifiuta, è previsto un mezzo di appello al vescovo e, dopo questo, alla Commissione Ecclesia Dei. Ne consegue che tanto il parroco, quanto il vescovo, sono soggetti all’obbligo di legge di provvedere al soddisfacimento dell’esigenza spirituale dei richiedenti.

Rothe precisa anche perché l’asserito pericolo di conflitto o confusione dei fedeli (pericolo assolutamente irreale, ma spesso strumentalmente agitato da prelati recalcitranti) non può rappresentare valida ragione per rifiutare la Messa tradizionale.

Altro aspetto degno di rilievo, è la parte in cui si sottolinea l’esigenza di evitare commistioni tra le due forme del rito: non si possono introdurre nel messale di S. Pio V (rectius, del B. Giovanni XXIII) letture tratte dal novus ordo, o la comunione in mano, o le chierichette.

Su un piano più accademico e definitorio, l’Autore appare non convinto circa la passata non abrogazione del vecchio rito, che di fatto fu reso indisponibile; è chiaro peraltro che la questione, dopo il 2007 e la reintroduzione dell’antico messale, ha perso risvolto pratico.

Il testo è stato pubblicato per ora solo in tedesco. Il Dott. Rothe ci scrive per saggiare se vi sia una casa editrice e magari un traduttore disposti a collaborare per un’edizione italiana. Ne saremmo ben lieti, per porre nelle mani dei fedeli di casa nostra uno strumento di indubbia utilità pratica e anche di approfondimento dottrinale. Una casa editrice od un traduttore che fossero interessati possono scrivere a noi, che provvederemo ad inoltrare la comunicazione.

17 commenti:

  1. Da ignorante di leggi e pandette ho letto il commento. Ben fatto, ben articolato, ma totalmente inutile. Inutile perchè i vescovi continueranno a fare , loro che parlano di democrazia, di apertuere ai laici, di novella Pentecoste della chiesa seguita al VaticanoII,come da 40 anni stanno facendo, cioè come pare a loro finchè..... finchè il papa non si deciderà a fare il papa e cioè, gettata a mare tutta la paccotaglia della collegialità non si riappropri del ruolo, anche giuridico, di supremo pastore e di Vicario di NSGesù Cristo ed incomici a fare cadere qualche testa, o forse tante teste, rimanando a più bassi incarichi i vescovi che non esercitano il voto di obbedienza verso di lui e le sue disposizioni. Ma questo il papa non lo farà mai pechè la sua filosofia è il dare esempio e non imporre. E così si perpetuerà all'infinito queto stato di cose che porteranno ancor più caos all'interno di questa povera chiesa. Perciò non illudiamoci e prepariamoci a continuare a combattere la nostra buona battaglia infischiandocene di non essere per questo simpatici ai detentori del potere (dittatoriale) nelle nostre diocedi consci alla fine "NON PREVALEBUNT". Peter

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  2. Susate il lapsus calami: leggere non praevalebunt invece che prevalebunt. Peter

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  3. Peter mi ha preceduto: a che serve un commentario giuridico per i vescovi che la giurisprudenza la usa come scendiletto?
    E già che ci sono dico pure: a che servirà, se mai verrà pubblicato, il documento del'Ecclesia Dei chiarificatore del motu propio?

    Quà c'è solo una soluzione (per chi non ne cava piede coi propi vescovi: rivolgersi ai preti della san Pio X.


    Antonello

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  4. Sono d'accordo con i commenti precedenti...se il Papa non usa il potere delle Somme Chiavi i vescovi faranno i signorotti come ai tempi degli Ottoni...ci vorrebbe un Gregorio VII!
    Preghiamo però per Papa Benedetto XVI ...Dio che l'ha scelto.
    Malgrado i maneggi molti vescovi alla fine resteranno confusi.
    La Tradizione Cattolica sarà il faro che illuminerà il futuro!
    A proposito...Dante ha riservato un bel settore dell'Inferno agli ecclesiastici che hanno straziato la Sposa di Cristo.

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  5. Esempio di preti vittime di vescovi signorotti...

    http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=N7KXN


    pwer la traduzione italiana potrebbero essere disponibili i francescani dell'Immacolata?

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  6. Un esempio di Messa "show"? Visionare su Youtube "DANZA OFFERTORIO(2*FESTA DEI GIOVANI)CATTEDRALE ROSSANO COSENZA"...

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  7. Anonimo delle 11,42:

    ho visto il filmato su youtube: ma son ragazzine vestite in tunica accollata e fino ai piedi e maniche lunge! Non sono le signore grasse e attempate, discinte e con le vene varicose, che ballarono in Duomo a Milano!

    Che delusioneeee!

    Antonello

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  8. Bisogna sempre rimarcare che esiste un diritto (canonico) nella Chiesa.
    Alla fine l'abuso viene sempre riconosciuto come tale. Anche se ci vorranno anni, decenni...

    FdS

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  9. Per la traduzione non saprei dire, ma, se il volume non fosse troppo ponderoso, penso sarebbe il caso di pensare a case editrici specializzate in testi giuridici come la Giuffré o la CEDAM (ambedue sono di proprietà di una medesima società olandese), poiché ciò favorirebbe certamente una diffusione del saggio presso le biblioteche universitarie; questo soprattutto se qualche volonteroso riuscisse a far collocare il titolo presso qualche collana, grazie all'intervento di qualche orfinario di diritto canonico o (al limite) di diritto ecclesiastico.

    In questo caso, le case editrici sunnominate richiedono quello che, eufemisticamente, si denomina "contributo alla pubblicazione" e procedono immediatamente alla stampa ed alla diffusione dell'opera (se c'è già il "file" battuto con il computer, il costo è dimezzato e dovrebbe aggirarsi, se i prezzi non sono troppo aumentati negli ultimi anni, intorno ai 600 Euro a sedicesimo, ma se l'eventuale collana gode di una migliore convenzione, anche qualcosa di meno).

    Come dicevo, se, come credo, il libro non presentasse una dimensione eccessiva, penso che varrebbe la pena di indire una sottoscrizione per farlo pubblicare presso una di quelle due case editrici (che godono di una buona rete di diffusione, in ispecie la Giuffré), nel qual caso mi impegno sin d'ora ad offrire l'equivalente della copertura della spesa per uno dei sedicesimi.

    Molto cordialmente,

    Imerio

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  10. Il testo è stato pubblicato per ora solo in tedesco. Il Dott. Rothe ci scrive per saggiare se vi sia una casa editrice e magari un traduttore disposti a collaborare per un’edizione italiana. Ne saremmo ben lieti, per porre nelle mani dei fedeli di casa nostra uno strumento di indubbia utilità pratica e anche di approfondimento dottrinale. Una casa editrice od un traduttore che fossero interessati possono scrivere a noi, che provvederemo ad inoltrare la comunicazione.

    **************************

    si potrebbe interessare la casa Fede e Cultura....

    :-)

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  11. Ritengo invece la pubblicazione un interessante supporto che copre una parte forse meno praticata nel nostro armamentario cattolico. Sì, ci sarà chi del diritto fa scendiletto ma intanto opporgli una argomentazione giuridicamente solida potrebbe essere un altro buffetto urticante. Chi da quell'orecchio non ci vuol sentire, non sentirà ma urtare su obiezioni motivate sotto ogni aspetto lo renderà furioso e ridicolo.

    Sono un po' scettico sui docenti di diritto canonico e ecclesiastico... anche loro, organici col potere, son tributari per due sudditanze...(salvo prova contraria!).

    Fede & Cultura ha scelte editoriali diverse e orientate; bella sarebbe una pubblicazione fatta da editori specializzati in diritto come quelli che son stati nominati.
    Andreas Hofer

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  12. Cari amici,
    mi permetterei di insistere sulla mia originaria proposta; l'eventuale pubblicazione del testo presso case editrici come Fede & Cultura relegherebbe l'opera in una sorta di un ininfluente "limbo tradizionalista",senza alcuna risonanza nell'ambito scientifico (l'unico ambiente, ritengo, che potrebbe eventualmente offrire alle tesi esposte un qualche spazio conoscenza e di discussione, magari anche solo sotto un profilo critico), questo per il fatto che sarei portato a ritenere che il contenuto del libro se,come mi auspico, è stato svolto a seconda di un metodo rigoroso, potrebbe sicuramente presentare aspetti di teoria generale,sempre apprezzati (magari, come dicevo,anche solo sotto il profilo critico) dalla comunità degli studiosi.

    Del resto le varie accedemie pontificie,in genere, sono sempre un passo indietro rispetto alle normali università e, quindi, un eventuale dibattito che sorgesse in quest'ultime circa le tesi esposte dal dott. Rothe, registrerebbe una quasi sicura ricaduta sulle prime.

    Per quel che riguarda un eventuale "sponsor" accademico, pur non essendo io uno studioso della materia, per taluni contatti casuali che ebbi nel passato (una colazione fra colleghi di varie Facoltà), sarei orientato a ritenere che, ad esempio, un certo ordinario di ecclesiastico dell'Università di Urbino (ma lui risiede in Toscana) non mi parrebbe poter essere del tutto alieno all' ipotesi ; fra l'altro, questo personaggio mi risultava essere piuttosto autorevole nel suo ambiente (essendo però passata una diecina d'anni da quell'occasione d'incontro, non saprei dire, se il sullodato sia ancora in ruolo o già pensionato,in ogni caso, se qualcuno lo conoscesse, penso varrebbe comunque la pena di contattarlo). Mi viene ancora in mente un vecchio assistente ordinario di ruolo in diritto canonico di Firenze che so essere ben conosciuto dal Prof. Dante Pastorelli e favorevolissmo alla S. Messa Gregoriana che potrebbe quanto meno fornire qualche utile consiglio nel senso da me indicato.

    Cordialmente,

    Imerio

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  13. Ciao Imerio, e ben ritrovato.
    Quel docente è ormai troppo vecchio e cammina a malapena.
    La tua proposta è saggia, come al solito, ma non so quanto a quelle case editrici possa interessare.

    Quanto all'utilità del commentario, se è vero che, come han fatto con encicliche, istruzioni, costituzioni e motu proprio, troppi vescovi se ne infischieranno altamente, è altrettanto vero che si potrebbero con supporto giuridico valido avanzare da parte nostra moitivati ricorsi alla S. Sede.
    Ciao a tutti
    d

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  14. @ Dante Pastorelli
    "Quel docente è ormai troppo vecchio e cammina a malapena."
    -------------------------------


    Sì caro Dante, ma, probabilmente, potrebbe comunque conoscere qualche docente di diritto canonico disponibile ad accogliere il saggio in una collana specializzata e magari anche parlargli .

    Quanto al fatto che il tema non interessi nessuno, sotto il profilo schientifico della materia (a patto,ovviamente, di non essere trattato semplicemente sotto il profilo apologetico, ma anche rigorosamente circa gli aspetti giuridici) credo potrebbe, invece, riscontrare qualche interesse .

    In ogni caso, le case editrici che dicevo, qualora l'opera si riveli di un livello appena decente, passano immediatamente alla stampa ed alla diffusione, posto il fatto che, tramite il "contributo alla pubblicazione", le spese già le hanno abbondantemente coperte .

    Cordialmente,

    Imerio

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  15. P.S. E' chiaro che, poi, certi vescovi continueranno a tenere le ragioni esposte nell'opera (come ben ha considerato qualcuno) "sotto lo scendiletto", tuttavia, riservare quel trattamento a qualcosa che possegga il crisma della scientificità (anche sotto il profilo esteriore delle caratteristiche tipografiche) è leggermente più difficile,in quanto induce facilmente alla critica di palese incompetenza culturale.

    Il che, per chi,"munere proprio", non dovrebbe poterlo essere (salvo tradire la propria intrinseca inadeguatezza rispetto al ruolo ricoperto), dovrebbe indurre, per lo meno, a qualche comprensibile sensazione di imbarazzo che obbligherebbe a giuocare "in difesa". Già m'immagino:"Ma come può mai concludere in quel modo Monsignore? Ad esempio, anche in un'opera pubblicata nella prestigiosa collana di diritto canonico dell'Università di ... in rapporto alla "Summorum Pontificum Cura" si dimostra incontrovertibilmente il contrario! Lei conosce, forse, qualche opera scientifica di diritto canonico che possa avvalorare la Sua tesi?" ed alla sua eventuale replica imbarazzata che citi eventualmente qualche esperto liturgista: "Ah sì certo Monsignore, ma me lo insegna anche Lei che i criteri d'ammissione all'insegnamento presso gli atenei pontifici, assai spesso, seguono criteri assai particolari. Il dott. XY che Lei mi cita ha per casosostenuto qualche concorso nazionale per l'abilitazione alla docenza universitaria o è un semplice titolare di uno di quei tanti contrattini d'insegnamento che,per Carità cristiana, non si negano mai a nessuno? Un po' come si fà per quei laici che insegnano Religione nelle scuole?"

    Molto cordialmente,

    Imerio

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  16. All'anonimo del 26 agosto ore 15,22 faccio presente un vecchio proverbio toscano :"chi viste sperando morì...evacuando".

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  17. Mi dispiace, ma l'autore dott. Wolfgang F. Rothe fu il vice-rettore del seminario maggiore di St. Pölten in Austria fino a una Visita Apostolica del 2004. Rothe è apparso su una autentica fotografia omoerotica, e finalmente il papa Benedetto XVI. stesso ha confermato definitivamente la sospensione dello stesso prete nel 2008.

    Oggi si trova a Monaco (München) per fare il suo secondo anno di prova per essere probabilmente reintegrato nel clero "normale". Perciò una traduzione del commentario di Rothe non serve à la credibilità della Chiesa e specialmente di una parte "tradizionalista". Inoltre basta il "motu proprio" stesso, abbiamo bisogno della prassi, ma una teoria di un tale autore purtroppe non ci aiuterebbe. Non vogliamo, che la messa latina sia collegata à lo grande scandalo di St. Pölten del 2004.

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La Redazione