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sabato 18 aprile 2009

Mons. Williamson scrive contro la riconciliazione con Roma e "dà i numeri"

Sul blog del vescovo lefebvriano Williamson è apparso oggi questo post a sua firma, nel quale, partendo da un curioso calcolo aritmetico di frazioni e quote di "neo-modernismo" ("religione dell'uomo") che la Fraternità sarebbe costretta ad ingoiare in caso di accordo con Roma, boccia in partenza la possibilità di tale esito. Duri tempi per mons. Fellay, che tra l'altro aveva ingiunto al discusso confratello di restare silente e nascosto! Tolti gli sproloqui contabili, la parte veramente interessante dell'intervento è laddove riferisce sulle modalità concrete degli incipienti colloqui dottrinali. Ecco il testo da noi tradotto (sottolineature come nell'originale):


Da quanto affermato a Parigi dal vescovo Tissier de Mallerais, apprendiamo che sono stati stabiliti i termini per le discussioni dottrinali che devono tenersi tra la Frat. S. Pio X e le autorità ecclesiastiche in Roma. Le discussioni saranno scritte, il che è saggio, visto che così c’è meno spazio per la passione e più tempo per pensare attentamente. Inoltre, non saranno rese pubbliche, una previsione che elimina posizioni magniloquenti, volte a far colpo sulla platea, visto che non ci sarà pubblico.

Da Roma sentiamo che l’impeto verso una comprensione tra Roma e la FSSPX, che è stata generata dalla "ri-comunicazione" del Papa a gennaio dei quattro vescovi della FSSPX, è stata seriamente rallentata dalla sfiducia generata dalla sollevazione mediatica di gennaio-febbraio, che è poi quel che ci si prefiggeva con quella sollevazione mediatica. Questo benché, soggettivamente parlando, ci sia sicuramente ancora buona volontà del Papa verso la FSSPX, e non manchi buona volontà della FSSPX verso la persona del S. Padre.

Il problema per queste discussioni è che, parlando obiettivamente, come su entrambi i lati ci può essere qualche riluttanza ad ammettere, siamo in presenza di uno scontro inconciliabile tra la religione di Dio e la religione dell’uomo. Il Vaticano II ha mescolato le due cose insieme, ed è troppo una religione dell’uomo per metà. Diciamo allora che Benedetto XVI vuole combinare il Vaticano II con la Tradizione cattolica. Ma è ancora troppo la religione dell’uomo per un quarto. Supponiamo ora che la FSSPX e Benedetto XVI vogliano convenire di trovarsi a metà strada l'uno dall'altro. Ciò rappresenterebbe ancora un ottavo della religione dell'uomo con sette ottavi della religione di Dio, che per gli scopi di Dio Onnipotente sarebbe ancora un ottavo di troppo.

Come basta una quantità sproporzionatamente piccola di acqua miscelata con una tanica piena di gasolio (o benzina) per fermare definitivamente il motore di una macchina, così occorre solo una piccola mistura di idolatria per fermare definitivamente la vera religione di Dio. Il Signore Dio ci dice Egli stesso che è un Dio geloso (Ex. XX, 5, ecc.), e non tollererà alcun falso Dio innanzi a Sé. A chiunque nella FSSPX che potesse essere tentato di adorare con i neo-modernisti, così come a chiunque neo-modernista che potesse voler condividere il culto con i cattolici, il profeta veterotestamentario Elia direbbe come disse agli esitanti Israeliti: "Fino a quando indugerete nel mezzo delle due parti? Se il Signore è Dio, seguite Lui; se Baal, seguite quello". La Scrittura (III Re, XVIII, 21) allora dice: "Il popolo non gli rispose motto".

Soggettivamente, gli Israeliti volevano entrambe le cose. Oggettivamente, ciò era impossibile. Il che vale anche per noi. Kyrie Eleison.

10 commenti:

  1. Il linguaggio di mons. Williamson è sempre un po' bizzarro e poco "ecclesiastico" nel senso che odora poco di sacrestia e molto di umorismo britannico. Tuttavia se il senso del discorso è quello che non bisogna accettare compromessi sulla Fede, penso che ricalchi esattamente quanto già detto, in altre parole più diplomatiche, da mons. Fellay.
    E' stato del resto sempre mons. Fellay a respingere la logica dell'accordo pratico o del compromesso. Non si tratta di rinunciare a 1/4 o ad 1/8 di dottrina. Anche un millesimo sarebbe sempre molto di troppo.
    Certo non si può dire che mons. Williamson sia un grande diplomatico ma... credo che in fin dei conti servano anche i suoi ovvi consigli.

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  2. Il difetto dell'intervento di mons. Williamson è nella sua inopportunità nel momento in cui si prepaqno gl'incontri di discussione teologica, con un card. Levada già col viso dell'armi e che con sciocca protervia prospetta una separazione della Fraternità da Roma della durata simile a quella degli ortodossi.
    E' naturale che non ci siano compromessi sulla Verità. E questi credo che non ci saranno: le spiegazioni ed i chiarimenti sui punti controversi (Fellay ha detto che già si accetta il 95% del Concilio) dovranno dare l'esatta nozione di affermazioni non in linea con la tradizione o che tali appaiono.
    Se non ci saranno o non saranno convincenti i chiarimenti richiesti e l'interpretazione ufficiale del Papa ognuno si assumerà le sue responsabilità.
    Il momento richiede alle due parti di misurare ora le parole ed i toni.

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  3. Williamson dovrebbe tacere, perché ha già fatto troppo danno. Però io non ci vedo nulla di così particolare in questo intervento: dice che nessun errore può essere tollerato all'interno del deposito della fede e nessun accordo si può fare con idee ambigue e posizioni dottrinali nebulose, in pratica, con altre parole dice ciò che ci insegna il Divino Maestro: "si, si, no, no".

    Interessante, se confermata, la notizia secondo la quale le discussioni saranno non verbali ma scritte: saggia, saggia, saggia decisione. E il non rendere di pubblico dominio queste discussioni? Penso che anche questo sia interessante: il Papa vuole arrivare ad un accordo, ma sa che molti nella Chiesa sono ferocemente contrari; con la secretazione delle discussioni da un lato ci sarà più libertà nelle discussioni stesse (senza dover pesare col bilancino anche le virgole) e dall'altro lato potrà permettere alla FSSPX una "libertà" di critica costruttiva nei confronti dei passaggi conciliari ambigui. Non credo che Roma darà un chiarimento su questo punto.
    La secretazione poi darà meno munizioni a coloro che già da tempo hanno iniziato a far rumoreggiare i cannoni.
    E il Papa pure a questo deve pensare.
    Se nella Chiesa c'è un Martini (un nome a caso , ma se ne posson fare a iosa) che spara a zero sulla Dottrina ci potrà pur essere, se non altro per par condicio, un Fellay che fa altrettanto con certi passaggi conciliari. Ora, se non è prevedibile che si metta la museruola a un porporato (il quale, tra l'altro verrà presto zittito da un galantuomo come il tempo), se la lascerà mettere un vescovo del calibro di Fellay?


    Il diavolo sta lavorando attivamente per far fallire questi colloqui....

    SANCTE MICHAEL ARCANGELE DEFENDE CAUSAM ISTAM.

    Antonello

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  4. Un'opera di assoluto chiarimento è auspicabile. Se la Fraternità sarà riaccolta in piena comunione, molte piaghe di rimargineranno e soprattutto il criptolefevrismo - fenomeno molto spiacevole (perché essenzialmente tattico) - non avrà più ragion d'essere. In caso contrario sarà comunque possibile trarre le debite conclusioni e decidere se stare con Roma o con Econe, abbandonando finalmente posizioni compromissiorie e confusi marranismi.

    La Fraternità ha mostrato significativi segni di buona volontà. Silenziando o espellendo chi con le sue inopportune esternazioni poteva dare l'impressione che di marrani e conversos - se non di veri e propri infiltrati - ce ne fossero anche nel piccolo universo lefebvriano.

    Forse la prevenuta prudenza (pur non amando il cardinal Levada, non arriverei a parlare di sciocca protervia) di alcuni decisivi esponenti vaticani è motivata dal timore che l'improvvisa mansuetudine della FSSPX nasconda propositi di "riconquista" o di "colonizzazione" dell'establishment cattolico.

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  5. Levada farebbe bene ad emendarsi dal suo recente passato di contiguo a sette ereticali e gruppi immorali.
    Ribadisco: "sciocca protervia" la sua che già prefigura il fallimento delle discussioni ed il rinvio alle calende greche, quando il card. Castrillon ha parlato di accettazione del Concilio salvo alcuni necessari chiarimenti. Il linguaggio diverso denuncia il diverso stato d'animo. la diversa disponibilità e la diversa volontà.
    Perché non inizia, il sig. Cardinale, a sottoporre tutte le associazioni riammesse nella Chiesa
    all'esame del Catechismo? Ed ai carismatici e neocatecumenali cosa s'è chiesto e cosa s'è ottenuto? Perché non condanna vescovi e cardinali che di eresie ne spargon a piene mani?
    Qualche esempio è stato riportato anche su questo blog.
    Levada: una delle scelte più infelici di Papa Ratzinger. E, se continua, il cardinale, di questo passo, sarà una macchia indelebile su questo pontificato.

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  6. Almeno a giudicare dagli elementi e dalle voci che molti hanno a disposizione, l'impressione è che il Papa desideri arrivare realmente a un accordo. E che tale desiderio sia fortemente condiviso da monsignor Fellay.

    Soluzioni inspiegabilmente (almeno per me) larghe come quelle adottate con carismatici e neocat sono difficilmente pronosticabili, anche perché difficilmente la Fraternità le sottoscriverebbe, ma partire battuti non è mai un buon inizio. A dispetto delle esternazioni più o meno spiacevoli di qualche importante collaboratore del Papa, nella possibilità di un rientro della FSSPX nella piena comunione con Roma vale la pena di credere e sperare, così come vale la pena di pregare perché gli animi di tutti siano illuminati a dovere affinché si arrivi, e nel modo migliore, a tale traguardo.

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  7. Le parole di Levada sono oltretutto
    gravemente offensive per chi, come l'indomito Castrillon, ha tanto lavorato fianco a fianco col Papa per anni per rendere possibile quest'incontro.
    La mia impressione è che si tenda, da parte di qualcuno, come fece Seper con Lefebvre, ad imbastire un vero e proprio processo.
    Partire dal catechismo. Se gli presentano il Catechismo di Pio X cosa dirà Levada: è tutto sbagliato, tutto da rifare?
    Una volta che sono sciolti i nodi legati ai punti che sempre ho segnalato, anche le ambiguità del nuovo catechismo su quegli argomenti scompaiono.
    Da qui la necessità. che Siri aveva ben individuato, perché conosceva i suoi polli vestiti di rosso, di diretti incontri col Pontefice.

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  8. c'è propio da pregare perché Levada non faccia con Castrillon ciòche Seper fece con Siri.
    Certo Benedetto non è Paolo e lo stesso Castrillon ha lavorato a nome del papa e in veste ufficiale, mentre Siri lavorò in veste "privata". Però, non si sa mai.......
    Un Levada che non aveva nulla da ridire ( e quindi approvava)se i suoi preti andavano alle sfilate di paladini dell'immoralità, con tanto di gonfaloni della parrocchia (!) e fa tanto il severo e l'arcigno coi Lefevriani non mi piace per niente. Ma propio per niente per niente.

    Antonello

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  9. dunque non solo la parrocchia di San Francisco partecipa alle sfilate omosessuali ma pare sia stata e sia una parrocchia di sodomiti! Di male in peggio. Levada farebbe meglio a tacere, anziché bacchettare i lefebvriani, e rientrare nella grigia ombra che dal 2005 copre il palazzo del Sant'Uffizio.
    Antonello.

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  10. quanti demonocristiani ci sono in giro! quanti sono convinti che col linguaggio da "sacrestia" si salvino capra e cavoli! la pace è la tranquillità dell'ordine, questo ci sarà dopo che pile di nuovi messali, nuovi catechismi, nuovi diritti canonici, nuovi preti, nuovi cardinali, nuovi,...,nuovi ..., andranno al rogo. lòa pace è per gli uomini di buona volontà, cioè quella di Dio, e viene come conseguenza della gloria data a Dio; fino ad allora guerra, guerra, fino alla fine del mondo, per la giustizia e la verità. W Cristo Re, nostro generale.

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La Redazione