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mercoledì 25 marzo 2009

Rodari: le nomine in Curia e le spinte centrifughe delle conferenze episcopali

Un commento di Rodari (apparso oggi nel suo blog), interessantissimo come ci ha ormai abituato, in cui alla sincera ammirazione per l'erculeo compito di ricostruzione di questo Pontefice accompagna informazioni e anticipazioni da vaticanista davvero di prim'ordine.


La difesa del Papa mossa l’altro ieri dal cardinale Angelo Bagnasco è piaciuta parecchio ai fedelissimi di Benedetto XVI. Anche se, dice al Riformista un porporato vicino al Pontefice, Ratzinger è ben capace di tenere diritto il timone della Chiesa. E ne è capace nonostante le critiche esterne e, soprattutto, interne. Lo dimostrerà di qui a luglio, pubblicando l’enciclica sociale che pare abbia la data del 19 marzo, festa di San Giuseppe, e smuovendo un po’ gli organismi di governo della sua curia. Cambieranno gli oltre 75enni cardinali Renato Raffaele Martino, Javier Lozano Barragan, Walter Kasper, l’ottantenne presidente dell’Ufficio del lavoro Francesco Marchisano, l’84enne Andrea Cordero Lanza di Montezemolo e il 77enne James Francis Stafford. Anche i quasi 75enni Franc Rodé e Claudio Hummes lasceranno, mentre rimarrà al proprio posto il segretario di Stato Tarciso Bertone. Quanto al capo dei vescovi, il 75enne Giovanni Battista Re, pare continui il suo lavoro per tutto il 2009. Padre Federico Lombardi, capace direttore della sala stampa, ma ingolfato dai troppi incarichi, dopo il viaggio in Terra Santa dovrebbe lasciare. Mentre per le seconde file della segretaria di Stato si attende un non facile discernimento da parte dello stesso Pontefice. Anche qui, però, vi sono date o svolte di carriera che dovranno trovare soluzione.

Ratzinger, dunque, sa come gestire i dissidi, quelli esterni e quelli interni alla Chiesa. Perché di questo si tratta: oltre agli attacchi sul caso Williamson, e quelli delle cancellerie di mezza Europa a seguito delle parole dedicate ai «preservativi» (ancora ieri Parigi ha confermato tutte le critiche esposte una settimana fa), ci sono le intemperanze interne, quelle dei vescovi dei vari Paesi europei, particolarmente violente non soltanto sulla questione lefebvriana ma anche su alcune nomine mal digerite da quei presuli che, nei vari Paesi del mondo, hanno particolare potere all’interno delle proprie conferenze episcopali.

Molti di questi vescovi accusano Ratzinger di non sapersi spiegare. Ma dimenticano chi è Joseph Ratzinger: un Papa colto, anzi coltissimo, e pio. In pochi sanno capire la contemporaneità come lui. Il suo dire è razionale, tipico della logica e della metafisica. Offre sempre delle risposte razionali ai problemi e, per questo, non può che prescindere dalle reazioni emotive che nel mondo queste suscitano. Il mondo, spesso impregnato di irrazionalità soprattutto quando si definisce “razionalista”, fatica a comprenderlo perché ha una reazione emotiva, e spesso, all’emotività non sa andare oltre, così come si ferma su casi particolari e non va all’universale.

Anche nella Chiesa c’è chi non comprende questo tratto dell’attuale Pontefice. Accanto a tanti vescovi a lui fedeli ve ne sono alcuni in una posizione avversa, e questi, seppure in minoranza, sovente hanno l’amplificatore dei potentati che perseguono i propri disegni. Non si tratta di vere e proprie faide. Quanto di una malattia che dal Vaticano II in poi ha assunto la sostanza della cronicità, un’infezione non proveniente dal Concilio ma dal “paraconcilio”: una malattia di lunga data.

Dai lavori conciliari in poi si è diffusa un’anti-romanità difficilmente arginabile. Il bersaglio, dunque, non è anzitutto Ratzinger. Ma Roma e la sua primazialità. Il nemico è una concezione del governo della Chiesa che in Roma, al posto di una guida sicura, ha visto semplicemente un coordinamento di fondo in grado soltanto di garantire una generalizzata unità. È stata una scorretta esegesi del Concilio a volere che crescessero senza misura le dimensioni delle diverse conferenze episcopali: quelle stesse conferenze che Ratzinger, in un’intervista del 1985 [il Rapporto sulla fede con V. Messori], aveva negato avessero una base teologica. Ufficio dopo ufficio, struttura dopo struttura, nel mondo si sono creati dei piccoli Vaticani regionali che si sono sempre più allontanati dalla costituzione gerarchica della Chiesa, ovvero da quella concezione del governo che prevede che ogni vescovo abbia una responsabilità personale sui propri fedeli in un quadro di «comunione organica». Le conferenze hanno valorizzato sé stesse, il proprio potere interno e non, appunto, quella «comunione organica» tanto cara ai testi del Concilio.

Le conferenze, molto spesso, in nome di una fantomatica democraticità di governo peraltro mai verificata, hanno finito per opporsi a Roma andando a valorizzare quelle personalità che, al proprio interno, più avevano carisma sui media e nell’opinione pubblica. Quei vescovi che hanno avuto più presa sui giornali, sulle tv, che hanno voluto impostare il proprio incarico più sulle pubbliche conferenze in giro per il mondo che sulla cura della anime presenti nella propria diocesi, quei vescovi “itineranti” più che residenziali, hanno preso sempre più autorità all’interno dell’episcopato del proprio Paese divenendo, senza mai dirlo esplicitamente, una sorta di contropotere forte al Papa e al governo stesso di Roma.

Si tratta di enormi sovrastrutture che, talvolta, opprimono i singoli successori degli apostoli che, invece, proprio nel Papa, trovano la garanzia della loro libertà. Un contro-potere difficile da gestire, come i recenti casi delle intemperanze verificatesi contro il Papa da parte delle conferenze episcopali tedesche e austriache hanno ben dimostrato. Il cardinale Karl Lehmann ha pubblicamente attaccato Benedetto XVI per la revoca della scomunica ai lefebvriani mentre la nomina di Gerhard Wagner quale vescovo ausiliare di Linz è stata apertamente respinta con disprezzo da tutta la conferenza episcopale austriaca, e ora si capisce, come testimoniano vari siti web, che coloro che hanno rimescolato le carte per ottenere la revoca della nomina erano dei sacerdoti che vivono attualmente in stato di concubinato. Tutto è emerso anche dalle pagine dei quotidiani austriaci: ma se si intervistassero oggi i responsabili dei singoli vertici delle conferenze episcopali, questi direbbero d’essere in perfetta comunione con il Papa [perdonateci un piccolo commento amaro: "Guai a voi, sepolcri imbiancati"].

I fautori dell’ermeneutica della rottura del Vaticano II sono un’onda ancora oggi ben organizzata. Ratzinger lo sa e per questo il primo discorso d’importanza capitale del suo pontificato, quello del 22 dicembre 2005, fu diretto a loro: l’ermeneutica della rottura è sbagliata, spiegò Benedetto XVI. Ma è una battaglia atavica: già Giovanni XXIII, suo malgrado, venne descritto dai fautori dell’ermeneutica della rottura come il Pontefice della fine della Chiesa monarchica. Ci provarono anche con Paolo VI, salvo poi ricredersi a motivo dell’uscita dell’“Humanae Vitae”, l’enciclica che per i suoi contenuti per nulla accondiscendenti verso le istanze della mondanità, segnò l’inizio della seconda fase del pontificato montiniano, quella della sofferenza per le ingiurie e le calunnie subite. Anche Wojtyla, forse più di Ratzinger, venne contestato apertamente per le posizioni prese su sesso, amore, aborto, matrimonio. Dalla “Redemptor Hominis” in poi, divenne il Pontefice di una visione troppo polacca della Chiesa, troppo poco “cattolica”. Ma le contestazioni non lo hanno mai piegato. Né piegheranno Ratzinger il quale, senz’altro, non si farà vincere dall’emotività. E alle personalità francesi che su Le Monde hanno pubblicato una lettera aperta chiedendogli di tornare sulle sue dichiarazioni a proposito dei preservativi e dell’Aids, non risponderà certo con una ritrattazione.

13 commenti:

  1. Io mi auto-candido, gratis, per fare il portavoce della Santa Sede e del Papa.
    Anche se sono laico, e non ho il dono delle lingue, farei molto meglio di P.Lombardi e metterei, se non altro, tanto amore nei confronti del Papa e dell'unica Chiesa di Cristo.
    Santità se legge messainlatino saprà come contattarmi ( ognuno di noi,lettori e scrittori, lascia una "traccia" )
    Nel Signore

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  2. Per noi ormai di una certa età è davvero desolante vedere come si è ridotta la chiesa e come i suoi uomini assomiglino sempre più a pescecani della grande finanza o della malavita organizzata. Se riaprissero gli occhi i bravi parroci della nostra infanzia penso che vorrebbero subito ritornare all'altro mondo. Infatti una volta il papa era il Papa ed i vescovi ed il il clero oltre all'amore filiale gli portavano rispetto ed obbedienza. Ma non c'era ancora stato il Vaticano II°ed il primato di Pietro non era messo in dubbio dai cattolici come pure il concetto di autorità. Anche chi ora è ai vertici della chiesa non rinuncerebbe, almeno così penso, al nefasto governo collegiale che tanti danni ha portato ed ancora porterà.

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  3. Per il fatto che P. Lombardi gode della fiducia del card. Bertone e assomma tre incarichi: direttore della radio Vaticana, del centro televisivo e della sala stampa, è fuori luogo cercare di far capire fra le righe che egli non ci mette troppo amore verso il Papa. Se errori di comunicazione vi sono stati essi riguardano organismi della Curia che fra loro si parlano poco e direttive date alla sala stampa dal sostituto della Segreteria di Stato, direttive cui P. Lombardi si è attenuto. Come giornalista P. Lombardi non è uno sprovveduto e men che meno un incompetente: da più di sedici anni dirige la radio vaticana. Qualcuno pensa forse che se la Segreteria di Stato non fosse stata soddisfatta dal lavoro svolto alla radio vaticana non l'avrebbe sollevato da quello incarico in questi anni? Per favore, chiedo un po' di carità cristiana verso chi da moltissimo tempo lavora non per sè ma per la Chiesa! Alessandro

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  4. La Chiesa è un'organismo gigantesco e complesso, la cui gestione è di una difficoltà spaventosa anche solo sotto il profilo logistico. E' ben altra cosa da una piccola società, fraternità, compagnia, ecc. ecc.

    I resoconti dei vari Rodari, Barthe ecc. sono curiosi, informativi, interessanti, ma trattano di cose mondane e si esprimono secondo categorie d'analisi mondane. Il rischio è che chi legge pensi che oggi la Chiesa sia ridotta a questo, e si abbatta.

    Nella Chiesa di oggi ci sono vescovi effervescenti come quelli (ma poi tutti?) della Conferenza episcopale tedesca (ci sono, direi, effervescenti Conferenze episcopali); ci sono pretonzoli corrotti, con amante a latere, gran voglia di fare business e intimo disprezzo per il sacro; ci sono laici - e soprattutto laiche - invadenti imbucati negli organismi parrocchiali o diocesani, ecc. C'è tutto questo, è vero. Ma c'è anche tanto altro, ed è un peccato non volersene capacitare. Non sto dicendo che non si debba vedere il marcio, sia chiaro, ma che non si debba vedere SOLO il marcio.

    D'altronde questo senso di sfascio non è la prima volta che compare nella vita della Chiesa, ed è anzi un tratto che si ripresenta periodicamente. Oggi la crisi ha caratteri molto specifici e particolari, è vero, ma le analisi prêt-à-porter che a volte si leggono qua e là sembrano volere ignorare i travagli del passato. Rodari, Barthe e soci sanno perfettamente che gli ambienti curiali del X o del XIV o del XVI secolo, tanto per piluccare nella moltitudine degli anni, erano tutt'altro che immacolati. Ma quanti dei loro lettori moderni sono altrettanto informati?

    Occuparsi dei problemi, eventualmente anche pre-occuparsene, ha senso, ma scoraggiarsi no.

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Lombardi non è Navarro, non ha possibilità di comunicare direttamente col Papa, al più con don Georg. Avendo il sensus ecclesiae e sapendo che sopra di lui ci sono dei superiori, si consulta sempre con la Segreteria di Stato. E fa bene. Quando non interviene è perchè gli è stato detto di tacere. Lombardi fa bene a non sovra esporsi mediaticamente. Non è un presenzialista. Io lo stimo. Se qualcuno doveva intervenire nella questione della revoca dei lefebvrianio questi doveva essere, come minimo, il sostituto della Segreteria, o addirittura qualche zucchetto purpureo, ma erano troppi (Bertone, Levada, Re, Castrillon) i galeri coinvolti e fra loro non comunicavano. Era una questione troppo importante per poter essere lasciata gestire al solo direttore della sala stampa. No, non ci sto. Lombardi ha solo fatto quel che gli è stato detto di fare. Punto e basta. Alessandro

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  7. Capisco l`avvertimento di F. Pernice e nel contempo non posso negare che ciò che arriva al cattolico "medio"(che brutta espressione ...scusatemi), poco informato, spesso ignorante, già un pò distante, a chi ha resistito alla rivoluzione postconciliare e continua a praticare la sua fede adattandosi, a chi cattolico non lo è, in Italia e fuori dall`Italia, sopratutto qui all`estero, è che la Chiesa è divisa, che il Papa non è più l`autorità garante dell`unità della Chiesa, che non solo le conferenze episcopali ma i singli vescovi hanno l`autorità anche di sconfessare il Papa, di criticarlo, che Roma è lontana, che il Magistero Petrino è un optional ....quando arriva sino al fedele, perchè chi dovrebbe trasmetterlo evita di farlo.
    Conferenze episcopali e singoli vescovi sono come altrettanti elettroni liberi ed io qui in Svizzera sono ben piazzata per poterlo dire.

    Per quel che riguarda Padre Lombardi, anche se non conosco i meccanismi di gestione interna vaticana,
    devo riconoscere che troppe sono le occasioni in cui mi sono sentita dire...ma che fa Padre Lomabrdi? Che cosa aspetta per intervenire? Per rettificare ? Per difendere il Papa?
    Tanti, troppi i suoi silenzi, i suoi ritardi E i suoi interventi cher hanno più che altro seminato confusione.
    Per non parlare dei ritardi nella pubblicazione dei discorsi e omelie del Papa, per esempio nel week-end, ne abbiamo avuto un esempio durante il viaggio in Africa, se poi aggiungo i diversi "cafouillages" di chi si permete di modificare le parole del Papa, aggiungendo, togliendo cambiando, mi sembra evidente che il quadro della comunicazione vaticana necessiti un lavoro di restaurazione urgente!
    Ai compiti di cui si è parlato si aggiunge anche per Padre Lombardi, se non vado errata, anche una responsbilità in seno alla Compagnia di Gesù.
    Con i tempi che corrono, con la perfidia dei media, l`attacco concentrico e orchestrato di cui è e sarà vittima Benedetto XVI, la Chiesa necessita di un portavoce vaticano, non solo competente in materia di comunicazione, ma impegnato al 100% nel suo ruolo .

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  8. Prima non ci andava bene Navarro perchè era troppo presenzialista, ora non ci va bene Lombardi perchè troppo taciturno. Ma chi siamo noi per giudicare? Ognuno faccia il proprio mestiere! Se Lombardi ricopre tre incarichi nella Curia romana (direttore della sala stampa, del centro televisivo, della radio vaticana) e uno nella Curia generalizia dei Gesuiti (è uno dei dodici assistenti del Papa nero) evidentemente in lui sono presenti molte qualità! Perchè nessuno ha scritto che lo scorso anno la Curia romana puntava su lui un ottimo candidato al Generalato dei Gesuiti? Abbiamo la memoria così corta? Alessandro

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  9. Anche a me, come ad Alessandro, pare che troppo spesso Padre Lombardi diventi il capro espiatorio di errori commessi da altri (quando quegli errori ci sono, poi, perché la stampa anticattolica fa anche addebiti di pura fantasia). Però credo che Luisa abbia ragione: per fare fronte al tentativo di coventrizzare la Chiesa, il Vaticano e Benedetto XVI, occorre una contraerea dedicata.

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  10. Alessandro, non so se esprimere un avviso da cattolica, che per di pIù vive all`estero, è occuparmi di cose che non mi competono, quel che so è che il portavoce vaticano è al servizio del Papa e che il suo lavoro è rivolto a noi che stiamo al difuori, parte dall`interno della Curia e deve arrivare all`esterno dove è recepito.
    Troppo sovente abbiamo aspettato rettifiche che non sono venute, prese di difesa del Papa e del Chiesa attaccati in modo indecente.
    Come cattolica che subisce la desinformazione mediatica, mi sono sentita sovente non rappresentata, non so se il termine è corretto, da chi dovrebbe essere il portavoce del Papa e ancor meno dai servizi di informazione vaticana troppo sovente inefficienti, il ricorso ai siti cattolici privati è diventata una necessità.
    Lo è ancor più per chi parla francese, che deve aspettare giorni se non settimane per avere le traduzioni dei testi del Papa.
    Non intendo ripetere ciò che ho scritto prima, ma che Padre Lombardi non sia in grado, per diversi motivi, di gestire correttamente il sistema di comunicazione vaticano, mi sembra più che evidente, negarlo, sopratutto dopo gli ultimi avvenimenti, mi sembra far prova di un esagerato ottimismo .
    Non si tratta di essere onnipresente, ma di esserlo al momento giusto, con le parole giuste.

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  11. Luisa, liberissima di non essere soddisfatta dell'operato di P. Lombardi. Io lo sono: se c'è una persona che doveva subito rilasciare un'intervista (possibilmente ad una televisione di Stato), questi era il Presidente della Ecclesia Dei o il Segretario di Stato. Il Papa deve essere difeso dai suoi più stretti collaboratori e fra questi non vi è, nè vi può essere, per ovvie ragioni il direttore della sala stampa. Navarro era inviso alla Segreteria di Stato perchè parlava direttamente col Papa magari a loro insaputa scavalcando tutti e Sodano ha fatto bene a mettere a capo della Sala Stampa uno che era legato dal voto di speciale obbedienza al Papa. So che Lombardi, essendo un gesuita professo, è rispettoso della gerarchia e delle competenze e non ha mai voluto fare (nè, secondo me, sarebbe capace) la prima donna. Al di là delle mie opinioni che contano tanto poco quanto niente, fraternamente ti suggerirei di esternare la tua opinione circa la necessità della sostituzione del direttore della Sala Stampa scrivendo direttamente o al sostituto della Segreteria di Stato, mons. Filoni, o al cardinale Segretario di Stato. Alessandro

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  12. Alessandro io come lei siamo liberi di esprimere la nostra opinione che, con ogni evidenza, diverge sull`operato della Sala Stampa.
    Dico Sala Stampa, servizi di comunicazione al capo dei quali c`è una persona, un responsabile, Padre Lombardi, responsabile di un`équipe che lavora sotto i suoi ordini o che almeno dovrebbe farlo.
    Negare gli errori commessi che sono saltati agli occhi di tutti gli osservatori, gli ultimi essendo quelli relativi al viaggio in Africa, non è rendere servizio ai diretti interessati .
    Errori che hanno largamente contribuito alla confusione e facilitato il compito dei nemici della Chiesa e del Papa.
    Spero che tutti i responsabili di questo "cafouillage", ultimo di una lunga serie, si riuniranno per tirarne le dovute lezioni.
    Detto questo sono d`accordo con lei che anche il silenzio o al contrario certi interventi di prelati non sono di natura a aiutare il Papa .
    Ma il responsabile della Sala Stampa ha un compito specifico, è verso di lui che si girano gli sguardi in caso di problemi, controverse, attacchi, è suo compito fare chiarezza, trasmettere fedelmente il messaggio del Papa senza nulla togliere o aggiungere.
    Un impiego, lo ripeto, che dovrebbe essere a tempo pieno e non parziale.

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  13. P. Lombardi riveste quel ruolo perchè così hanno voluto i suoi superiori: lui non ha mosso un dito per arrivarvi, nè lì nè alla direzione del centro televisivo, nè ha smaniato per diventare uno degli assistenti del Papa nero. Lombardi, che serve la Chiesa ma non si serve di essa, ha accettato in spirito di perfetta obbedienza ignaziana. Alessandro

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La Redazione