Post in evidenza

Elenchi dei Vescovi (e non solo) pro e contro Fiducia Supplicans #fiduciasupplicans #fernández

Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

giovedì 19 marzo 2009

Pellegrinaggio tridentino ad Arenzano



Sabato 21 marzo 2009, ore 10,30

Santuario del Bambin Gesù di Praga in Arenzano (Genova)

Santa Messa in forma straordinaria

Celebra don Alberto Secci


Si ricorderà che don Alberto Secci è uno dei tre parroci del Novarese che rifiutavano di celebrare col nuovo Messale e per questo sono stati sollevati dall'incarico parrocchiale. A don Alberto è stato nondimeno affidato un apostolato e dirige pertanto una sorta di "semiparrocchia" de facto dedicata al rito antico.

Evidentemente i fedeli hanno seguito ben numerosi l'ex parroco, dato che questo pellegrinaggio di sabato prossimo conta già un centinaio di iscritti.

47 commenti:

  1. Chiedo cortesemente alla redazione di pubblicare codesti (importantissimi!) avvisi con un lasso di tempo più ampio. Mi sarebbe tanto piaciuto partecipare (abito ad Alessandria e Arenzano dista più o meno 90 km.) ma non mi sarà possibile esserci, avedolo saputo solo 48 ore prima, poichè devo anche organizzare la mia vita familiare. Alessandro

    RispondiElimina
  2. Su don Alberto Secci e sui suoi colleghi don Marco Pizzocchi e don Stefano Coggiola andrei cauto. Sono sacerdoti innamorati della messa tridentina e per questo non si può che apprezzarli, ma il loro rifiuto inappellabile di celebrare anche con il nuovo messale - come imponeva il loro status di parroci - ha arrecato più danni che benefici alla diffusione della messa antica. Non tutti i parrocchiani ovviamente hanno accettato di buon grado la novità, i progressisti zelatori hanno avuto buon gioco a denunciare che il vecchio rito è frutto di fanatismo e fonte di divisioni fra i fedeli, e tanti preti che accarezzavano l'idea di celebrarlo hanno deciso di restare nell'ombra nel timore di essere considerati dei provocatori. Il buon senso in queste cose non deve mai mancare!

    RispondiElimina
  3. Ad Alessandro: ce l'hanno detto solo ieri.

    All'ultimo Anonimo (per favore, sceglietevi un nickname, uno pseudonimo...): siamo d'accordo. Jamais trop de zèle, diceva Taillerand, specie se può dare il destro agli avversari.

    Ma adesso che la "ribellione novarese" è finita e si è in qualche modo risolta, non si può che salutare favorevolmente che vi siano forti gruppi di fedeli che riescono a costituirsi per il vecchio rito. Considerata la situazione di dispersione e ostacoli che ci vediamo frapporre per ogni dove, è un'ottima cosa.

    RispondiElimina
  4. Gli ambienti della curia avevano annusato a miglia di distanza aria di criptolefebvrismo e hanno lanciato la guerra lampo. Adesso Secci e Coggiola hanno delle quasiparrocchie dedicate solo al rito antico.

    RispondiElimina
  5. In verità, o Anonimi, quella di parroci novaresi fu una vicenda complicata. E' vero, i tre alzarono notevolmente i toni, ma furono anche notevolmente provocati. Nonostante il compromesso, tutto sommato decoroso, la diocesi di Novara resta terreno poco favorevole al Vetus Ordo. Nella città di Novara c'è una messa il sabato(?!) una volta al mese (?!). A Pallanza c'è un'altra messa, ogni domenica alle 12,15 (?!). Pestando i piedi come hanno fatto i tre parroci (uno dei quali li ha pestati al punto da non ottenere, per ora, nulla) si danneggia la causa, indubbiamente, e si va fuori misura. Però è anche vero che se non lo si fosse fatto, oggi di messe gregoriane - pardon, romane antiche - in quella diocesi non ce ne sarebbe stata forse neanche una.

    RispondiElimina
  6. A me risulta che mons. Renato Corti, vescovo di Novara, non sia un nemico giurato del vetus ordo. Credo che avrebbe "concesso" la messa mensile in S. Giovanni Decollato anche se non ci fosse stato l'affaire dei tre parroci tradizionalisti. Dico "concesso" perché comunque si trattava di trovare la chiesa e un prete che celebrasse. E' vero che si tratta di una celebrazione solo mensile, ma l'orario (ogni secondo sabato del mese alle 17) e la collocazione, in pieno centro di Novara, non sono studiate ad arte per tenere lontano il più possibile la gente, come accade altrove. Quanto alla messa di Verbania-Pallanza, è nata dall'iniziativa di un sacerdote. In quel caso sicuramente l'orario imposto ha carattere "punitivo", ma mi risulta che sia decisione presa in loco.

    RispondiElimina
  7. Monsignor Corti ha espresso pubblicamente in più occasioni la propria convergenza di vedute con il Papa in materia liturgica e il proprio personale affetto per il Vetus Ordo. Nella diocesi di Novara l'ostilità nei riguardi del rito antico non verrebbe da colui, ma da taluni suoi collaboratori di Curia, i cui nomi sarebbero... e ... (lo si domandi ai tre parroci "ribelli"). Certo è auspicabile che la città di Novara e la zona centrale della diocesi (non solo le poco accessibili valli alpine) possano beneficiare quanto prima possibile di messe antiche in tutte le festività, oltre che a orari consoni e in edifici consoni.

    RispondiElimina
  8. Orsù, non abbiate paura dei nomi e dei cognomi: dire di qualcuno che non ama il rito antico non è diffamazione (il contrario, agli occhi di molti, forse sì).

    Questo sito è nato anche per far conoscere e portare alla luce del sole il bene e il male che si fa nella Chiesa in riferimento al rito antico e per poter valutare l'opinione dei presuli in proposito. Ogni informazione supplementare può sempre tornare utile a chi, un domani, dovrà chiedere una Messa, o per valutare future nomine vescovili, e così via.

    RispondiElimina
  9. Suppongo che Pernice, ben informato sulla situazione della diocesi novarese, alludesse a don Gregorio Pettinaroli (vicario generale) e a don Piero Cerutti, i quali peraltro non hanno mai fatto mistero della loro posizione nei confronti della messa tradizionale. Ma magari conosce anche altri nomi...

    RispondiElimina
  10. Resta, comunque, intatta nella sua gravità la responsabilità del vescovo. Temeva uno scisma in curia?

    RispondiElimina
  11. alla redazione: chi destitui dall'ufficio di superiore della comunità dei gesuiti di Sanremo e poi trasferì P. Vanetti perchè aveva osato celebrare col Vetus Ordo? P. Remondini era vice provinciale ma Provinciale chi era? Era ancora P. Tata o era già P. Casalone? Facciamo i nomi, che Dio non voglia che la Congregazione dei vescovi metta gli occhi come candidato all'episcopato su chi decise la destituzione e il trasferimento di P. Vanetti. Alessandro

    RispondiElimina
  12. Era per creare un po' di suspence. Ma sì, i nomi di cui ero a conoscenza sono proprio i due riferiti da Jacopo.

    Quanto alla responsabilità del vescovo, il discorso è ipercomplesso, perché nelle tre parrocchie si verificarono tre situazioni molto diverse.

    Pare che in almeno una di esse una parte consistente dei fedeli fosse contraria al completo abbandono del Novus Ordo. Nel dubbio il vescovo contattò Roma, che si espresse (et via Card. Bertone et via Card. Hoyos, mi pare) per un'applicazione letterale del Motu Proprio e dunque contro l'espunzione sic et simpliciter della messa Novus Ordo dalla vita delle parrocchie.

    Dopo alterne e spiacevoli vicende, due dei tre sacerdoti arrivarono a un compromesso offerto dal vescovo, quello cioè di potere officiare esclusivamente in latino secondo l'antico rito ma di lasciare in toto o in parte la responsabilità delle loro parrocchie.

    RispondiElimina
  13. Sì, la ricostruzione di Pernice è conforme a quello di cui anch'io sono a conoscenza. Si cercarono anche delle scappatoie, a un certo punto dalla curia venne perfino la proposta che si dicesse almeno una messa novus ordo settimanale celebrata versus orientem con il messale in latino di Paolo VI (!), ma non fu accettata (ed effettivamente era un po' lambiccata). No, non fu un caso da manuale di angherie contro la messa vetus ordo, anche se è indubbio che gli avversari di quest'ultima hanno stappato lo champagne.

    Quanto ai tre preti "ribelli", due hanno conservato due chiesette in minuscole frazioncine di montagna dove dicono regolarmente messa. Un terzo mi sembra abbia rifiutato qualunque soluzione e oggi dice messa a casa sua, a quanto sento dire.

    RispondiElimina
  14. Tra la schiera (numerosa) dei nemici clergymanati di quei 3 poveri Sacerdoti (e della S. Messa tradizionale), oltre ai già citati don Gregorio Pettinaroli e don Piero Cerutti, non c'era anche don Gianni Colombo, provicario onnipotente??? La sua assenza mi sembrebbe strana... in via Puccini non si muove foglia che don Gianni non voglia...

    Mi dicono che anche un cerimoniere vescovile, don Carlo, da dietro le quinte abbia a suo tempo rimestato parecchio nel torbido per creare a questi Preti grane con alcuni fedeli, debitamente ammaestrati per la bisogna... ma forse sono solo dicerie, come le tantissime altre che aureolano il personaggio...

    RispondiElimina
  15. Caro Franco,la responsabilità del vescovo a cui mi riferivo non è quella non di aver cercato un compromesso per venire incontro ai fedeli più legati al nuovo rito, ma quella di essersi fatto pilotare o scavalcare, a quanto leggo, da elementi di curia irriducibilmente ostili al Vetus ordo. Sempre che il tutto risponda a verità.

    RispondiElimina
  16. L'Anonimo dell 10,15 ha scritto :
    " Su don Alberto Secci e sui suoi colleghi don Marco Pizzocchi e don Stefano Coggiola andrei cauto. Sono sacerdoti innamorati della messa tridentina e per questo non si può che apprezzarli, ma il loro rifiuto inappellabile di celebrare anche con il nuovo messale - come imponeva il loro status di parroci - ha arrecato più danni che benefici alla diffusione della messa antica. Non tutti i parrocchiani ovviamente hanno accettato di buon grado la novità, i progressisti zelatori hanno avuto buon gioco a denunciare che il vecchio rito è frutto di fanatismo e fonte di divisioni fra i fedeli, e tanti preti che accarezzavano l'idea di celebrarlo hanno deciso di restare nell'ombra nel timore di essere considerati dei provocatori. Il buon senso in queste cose non deve mai mancare!"
    Non posso, in tutta coscienza, dargli torto !
    In Vaticano hanno detto che la vicenda dei tre Sacerdoti del Novarese ha, di fatto, bloccato l'uscita del documento esplicativo sul Motu Proprio.
    Stiamo attenti a non fare il gioco della parte avversa!
    A.C.

    RispondiElimina
  17. La vicenda dei preti novaresi ha bloccato l'uscita del documento esplicativo del motu proprio? Questa m'è proprio sfuggita. Mi piacerebbe leggere la curiale dichiarazione in merito.

    RispondiElimina
  18. Caro Dante, se le cose stanno come da più parti furono all'epoca ricostruite, il vescovo fu effettivamente molto morbido e poco decisionista. Ed è pur vero che anche quella di lasciar libero corso a collaboratori poco concilianti è una responsabilità. La soluzione trovata, per fortuna, appare decorosa, tenuto conto del muro contro muro che era venuto a crearsi.

    Nella sostanza, comunque, A.C. e Jacopo, hanno ragione. I preti "ribelli" non hanno dato buona prova di sé e soprattutto hanno danneggiato la causa. Non so se ci siano documenti che possano dimostrare uno stop del Vaticano alla pubblicazione del famoso testo esplicativo sul Motu Proprio, ma certamente la vicenda deve avere avuto qualche eco se sia il Card. Bertone sia il il Card. Hoyos si sono incomodati fornendo indicazioni che i tre durarono fatica ad accogliere. Quando ci si muove su un terreno così accidentato buonsenso richiede capacità di autodominio. Esigere tutto e subito è quanto meno un'imperdonabile ingenuità.

    Ciò detto, anche l'Anonimo delle 14,52 ha ragione. I nomi che circolavano riguardo i presunti nemici giurati del Vetus Ordo nella Curia novarese erano tre:
    Gregorio Pettinaroli, Piero Cerutti e appunto Gianni Colombo. E soprattutto, gli ultimi due, Colombo e Cerutti. Le voces addebitavano loro un'ostilità particolarmente virulenta, che in alcuni casi si sarebbe espressa anche in sedi pubbliche (giornali di Curia, ecc.). Relata refero, naturalmente, il che significa che ogni cosa andrebbe debitamente verificata.

    RispondiElimina
  19. Cari Dante e Franco, noi stigmatizziamo (giustamente) i vescovi che fanno la fronda al papa, ma poi anche i vescovi devono venire continuamente a compromessi con i "pezzi grossi" della loro curia. Che sia la legge del contrappasso?

    RispondiElimina
  20. Bertone credo sia intervenuto come ex arcivescovo della città, non essendo il problema di sua pertinenza, e Castrillon perché la vicenda fu sottoposta all'Ecclesia Dei.
    Ma da qui a sostener che questo ha causato il ritardo del documento esplicativo ce ne corre. A meno che, ripeto, non ci siano posizioni ufficiali ch'io non conosco, ed è possibile: non riesco a star dietro a tante cose.
    I preti novaresi non sono stati prudenti, forse sì, ingenui. Ma non capisco perché loro son obbligati a celebrar il nuovo rito e gli altri preti non sono obbligati a celebrar l'antico.
    La distinzione, tipica della capacità di compromesso ratzingeriana, tra forma ordinaria e forma straordinaria è tremendamente ambigua: se sono, come si dice, le due forme dell'unico rito romano, ed il primo mai è stato abrogato, non ci dovrebbe esser tale distinzione. Insomma il rito antico, tanto esaltato per la sua sacralità e le sue ricchezze spirituali, resta in sostanza un rito di serie b destinato ai pochi passatisti come graziosa concessione. Non per nulla il Papa in Francia ha parlato di atto di tolleranza. In sostanza quelli come me che con quella liturgia son nati e voglion morire, sono tollerati nella Chiesa.
    Sì, Dio tollera davvero troppe cose.

    RispondiElimina
  21. Vi è del vero in quanto afferma Dante. L'impressione che chi si sente legato al rito tradizionale sia sistematicamente vittima di un double standard è forte. E, a dirla tutta, non è soltanto un'impressione. E' questo ciò che suscitò indignazione in molti di noi per il caso di Novara.

    Le ribellioni pirotecniche, peraltro, vanno guardate sempre con un certo sospetto. I moventi possono essere tanti. Zelo, certo, ma anche attaccamento ideologico o semplice narcisismo personale (magari l'autocompiacimento di sentirsi dei Christi patientes). Se dall'altra parte poi ci sono moventi di stessa intensità e natura, ma di segno contrario, il pasticcio infernale è garantito.

    RispondiElimina
  22. Non ho mai guardato con simpatia agli "atti di forza", alle occupazioni di chiese, alle riunioni sotto i vescovadi ecc., salvo casi eccezionali, come alcuni in Francia.
    Però qualche segnale bisogna pur mandarlo.
    Ho apprezzato moltissimo il gesto di Papa Ratzinger col motu proprio, ma non amo le cose fatte a metà, e non ho certo taciuto con chi di dovere. Diciamo la realtà qual è effettivamente: i vescovi ostili non permettono o fingon di permettere l'applicazione della volontà pontificia. La stessa liberalizzazione è una specie libertà con la condizionale. Il convergere di situazioni pesanti per molti diventa un serio problema di coscienza. E non tutti i temperamenti son uguali.
    Io ormai ho alle spalle quarant'anni di battaglie e son abbastanza temprato: però, sforziamoci anche di capire che i giovani non possono sempre abbasssar la testa e dir di sì ad ogni limitazione. Insomma, in una marea di capponi, qualche gallo non guasta.

    RispondiElimina
  23. La (benigna?) concessione della Messa Tridentina una volta al mese (sic!) e' servita per salvare le apparenze, e viene celebrata un tanto al metro con contaminazioni moderniste (mi hanno detto che al Padre Nostro si tengono per mano!!!).

    Per i parroci di Novara la Messa Tridentina una volta al mese e' piu' che sufficiente per sedare certi "pruriti tradizionalisti"...

    Meno male che ci sono i tre Sacerdoti "Tridentini" a tenere alta la bandiera della Tradizione, cosi' odiosamente osteggiata da quei noti personaggi di Curia.

    RispondiElimina
  24. Chi sa qualcosa di dohn Marco Pizzocchi? Perchè celebra la S. Messa a casa e non da una mano a qualche altro sacerdote tradizionalista?
    Qualcouno mi ha detto che a casa sua conviverebbe con un fratello ex-Parroco oggi dispensato causa "matrimonio".
    Se così fosse la sua situazione mi parrebbe a rischio. Ne sapete qualcosa di più preciso?

    RispondiElimina
  25. "alla redazione: chi destitui dall'ufficio di superiore della comunità dei gesuiti di Sanremo e poi trasferì P. Vanetti perchè aveva osato celebrare col Vetus Ordo? P. Remondini era vice provinciale ma Provinciale chi era? Era ancora P. Tata o era già P. Casalone? Facciamo i nomi, che Dio non voglia che la Congregazione dei vescovi metta gli occhi come candidato all'episcopato su chi decise la destituzione e il trasferimento di P. Vanetti. Alessandro"

    ----------------

    Il Provinciale era P. Francesco Tata. Ma chi provvide alla destituzione del Superiore P. Vanetti, "reo" di avere accettato di celebrare in vetus ordo una volta al mese, fu il viceprovinciale P. Ennio Remondini, che venne appositamente in ispezione punitiva, sollecitato a ciò dal Vescovo di Sanremo (una volta la diocesi era di Ventimiglia, ma al vescovo quella città stava stretta), Alberto Maria Careggio, furente per il grande successo della Messa (circa 500 persone!).

    Il successivo trasferimento di P. Vanetti, un anno dopo, è avvenuto invece con nuovi provinciale e viceprovinciale.

    RispondiElimina
  26. Tridentino è male informato sulla messa tradizionale che si tiene a Novara in San Giovanni Decollato. Non c'è assolutamente nessuna contaminazione modernista e nessuno si tiene per mano al Padre Nostro né avvengono altre stranezze di alcun tipo. Che sia mensile e che la gente a messa ambisca invece ad andare ogni domenica e festa comandata è un fatto indubitabile. Ma si supererà anche questa situazione. All'inizio, per inciso, la messa era "una tantum", ogni due o tre mesi. Rispetto alle tante diocesi dove il vetus ordo è una chimera bisogna pur dire che a Novara si è fatto qualche passo avanti.

    RispondiElimina
  27. Un aspetto che le gerarchie ecclesiastiche stentano a capire è che se vogliono evitare che "Messa romana antica" diventi sinonimo di "Messa riservata ai nostalgici della crociata contro gli albigesi", il rito va effettivamente liberalizzato. Se se ne fa una rarità, non ci si può poi indignare perché a frequentarla o a celebrarla sono persone con atteggiamenti rivendicativi. Il Motu Proprio stesso chiedeva applicazioni serene. E invece si è diffusa tra i vescovi una insipiegabile paura. E la paura, stato d'animo ben poco cristiano, finisce per avvelenare le coscienze e adulterare la facoltà di compiere le rette scelte.

    RispondiElimina
  28. francamente mi pare assurdo criticare per aver mancato di tattica e "aver danneggiato la causa" (e non entro nel merito della fondatezza di tali accuse) tre sacerdoti che hanno agito unicamente sulla spinta di motivi di coscienza. Poiché non ritenevano più compatibile con la loro coscienza il celebrare con il nuovo messale, hanno preso quelle posizioni. Volevate forse che agissero contro coscienza (e per quanto mi riguarda qui una coscianza rettissima!) per motivi "tattici"? mi pare cosa assai spregevole, anche per chi ritenga che avessero torto. Anche che pensa che tutto sommato il novus ordo ve bene, non può non togliersi il cappello davanti a chi ha seguito, tra mille ostacoli e sacrifici, ciò che riteneva giusto senza cedere a tatticismi e compromessi con se stesso

    RispondiElimina
  29. Do volentieri atto ai tre che hanno agito per fini nobili. Era fra l'altro chiaro che da una scelta del genere avevano, da un punto di vista pratico, molto più da perdere che da guadagnare. Tuttavia la loro scelta è stata dichiarata sbagliata prima di tutto dal loro vescovo, poi dalla stessa commissione Ecclesia Dei. Qualche riflessione forse andava fatta. Il problema della Chiesa oggi è appunto quello che tanta gente fa quello che gli sembra giusto, anche se contrasta con la dottrina ufficiale. Questo non ci va bene solo quando lo fanno i progressisti?

    RispondiElimina
  30. I sacredoti fanno voto di obbedienza e non possono sottrarsi bellamente all'autorità del vescovo e ancor meno a quella del Papa per "motivi di coscienza". Piaccia o non piaccia.
    Padre Pio, che martire perseguitato fu sul serio, fu un esempio di incondizionata obbedienza. E gli esempi in tal senso potrebbero essere migliaia.

    RispondiElimina
  31. Carissimi, prima di raccomandare l'obbedienza a questi 3 sacerdoti, occorre saoere che Roma non aveva nulla in contrario che celebrassero secondo il rito tridentino. Si raccomandò loro di leggere in italiano epistola e Vangelo, e di inserire qualche canto in italiano. Ma la guerra contro di loro era già organizzata da anni. don Secci e don Coggiola hanno obbedito firmando rinuncia alla parrocchia pur di restare sul luogo, per non abbandonare i fedeli, la salvezza delle anima è la legge suprema. Non è forse questa obbedienza?

    RispondiElimina
  32. Ecco invece che cosa disse Roma (il Santo Padre) via Segretario di Stato con una lettera indirizzata a Monsignor Renato Corti, Vescovo di Novara, in data 19 gennaio 2008:


    "Eccellenza reverendissima,
    è pervenuta al Santo Padre la stimata lettera del 20 dicembre scorso, con cui Ella ha voluto confidarGli la seria preoccupazione per l’atteggiamento assunto da tre sacerdoti della diocesi di Novara, i quali interpretano il Motu Proprio 'Summorum Pontificum' come la possibilità di adottare quale unico rito per la Celebrazione eucaristica e gli altri Sacramenti quello anteriore alla riforma attuata dopo il Concilio Vaticano II, rifiutando totalmente l’uso dei Libri liturgici promulgati dal Papa Paolo VI.

    Allo stesso tempo Vostra Eccellenza ha descritto i passi da Lei compiuti per far comprendere a questi Sacerdoti l’infondatezza della loro lettura del Motu Proprio e aiutarli a cogliere le esatte intenzioni che hanno spinto Sua Santità Bendetto XVI a scrivere tale Documento.

    Il Sommo Pontefice, Che ha letto con attenzione la missiva e la documentazione allegata, mi incarica di comunicarLe che quanto sostiene Vostra Eccellenza, 'in spiritu lettera' è pienamente conforme al Motu Proprio 'Summorum Pontificum' e alla Lettera accompagnatoria indirizzata ai Presuli di tutto il mondo. Le Celebrazioni liturgiche secondo i Libri promulgati dal Papa Paolo VI rimangono la 'forma ordinaria' e il Vescovo è il moderatore per la Liturgia nella sua diocesi.

    Sua Santità auspica che i tre Presbiteri comprendano che quanto ha indicato Vostra Eccellenza in merito al Motu Proprio 'Summorum Pontificum' corrispondente alla Sua 'mens' e, mentre Le assicura un ricordo nella preghiera, impartisce la Sua Benedizione Apostolica a Lei e a quanti sono affidati alle sue cure pastorali.

    Nell’augurarLe un fecondo ministro pastorale, profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio.

    Dall’Eccellenza Vostra Rev.ma
    dev.mo nel Signore

    Tarcisio card. Bertone"


    Spiace dovere tornare a tirar fuori dall'armadio documenti del genere, ma l'adesione (da parte mia entusiastica) al ritorno dell'antica forma rituale non può e non deve cancellare né la realtà dei fatti né l'amore per la verità. A meno che non esistano documenti successivi o di superiore autorità (ma il Card. Bertone riferisce parole del Papa) che smenticono il contenuto di questa lettera.

    RispondiElimina
  33. Il Sig. F. Pernice, con la lettera che ha postato, di cui ignoravo l'esistenza, mostra nell'evidenza di possedere una qualità alquanto rara di questi tempi: l'Onesta morale ed intellettuale.
    Porgo i miei più sentiti complimenti.

    RispondiElimina
  34. attenti, in questi giorni si è ben visto quale pasticcio regna in vaticano, tra segreteria di Stato, Ecclesia Dei, ecc... e anche in Segreteria di Stato...povero Bertone! Comunque si lodò l'operato dei sacerdoti novaresi in Ecclesia Dei, si diede un permesso a voce, si scongiurò che non lasciassero la diocesi. Al papa non si parlò del loro caso, ma in generale dell'applicazione del motu proprio, mostrando un articolo del luglio 2007 con un intervento geneale del vescovo. Interrogato da Sgarbi in visita al sacro monte di varallo, il Card. Bertone disse "è sato Corti" (?). E' molto difficile per chi legge i giornali arrivare alla verità. Comunque è Dio che giudica, non le curie.ed è in giioco la Fede, e non qualche messa nell'antico rito.

    RispondiElimina
  35. Roma locuta causa soluta, ha ragione Pernice. Ho l'impressione che qualche anonimo parli per sentito dire. So per certissimo che don Secci celebra (se non ha cambiato metodo ultimamente...) leggendo epistola e vangelo in italiano, e fa pure intornare canti in italiano. Non era certo questo il punto di attrito, né lo era il fatto che celebrasse la messa tradizionale, sebbene a molti questo sicuramente dispiacesse. Stiamo parlando, questo non mi stanco di sottolinearlo, di persone degnissime, ma tanta ostinazione, anche di fronte a un intervento che più autorevole non si può, a me è sembrata incomprensibile.

    RispondiElimina
  36. Roma locuta? Causa soluta? Ma come si fa a ragionare così. E' ancora tutto aperto. La chiesa nelle diocesi è in condizioni spaventose. E' necessario che dal rito tradizionale rinasca tutto un apostolato e una pedagogia veramente cattoliche. Tutto è aperto per chi ama veramente la Chiesa e le anime. E le parrocchie personali dove sono finite? chiediamolo ai vescovi.

    RispondiElimina
  37. All'anonimo delle 15.36 vorrei esprimere che personalmente non frequento, salvo necessità, messe novus ordo, che sono arciconvinto che la messa tradizionale sia un toccasana per la vita spirituale ridotta oggi a malpartito e mi auguro possa sempre più uscire dal limbo in cui si trova. Ma questo deve avvenire (se si vuole restare nella Chiesa cattolica, in caso contrario esistono altre opzioni) in ottemperanza delle regole vigenti. Le ribellioni alla Masaniello ottengono sempre risultati deludenti.

    RispondiElimina
  38. la ribellione alla masaniello ha prodotto messa quotidiana per i fedeli,messa cantata e letta alla domenica , catechesi settimanale per gli adulti sulla dottrina cattolica e sulla storia della chiesa, un bollettino mensile per tenere uniti i fedeli che vivono lontano, molte ore di scuola per seguire la gioventù, pellegrinaggi per animare spiritualmente, prove settimanali di canto, il Triduo nell'antico rito... e quel che Dio vorrà. Sia ringraziato il signore.

    RispondiElimina
  39. Perché, senza ribellione tutto questo non si poteva fare? Mi pare che ci si stia arrampicando sugli specchi. Seguiamo la buona vecchia logica aristotelica, orsù...

    RispondiElimina
  40. Jacopo, le assicuro, mi creda, non si poteva fare...Unità nella liturgia tridentina, unitarietà nell'educazione cristiana.
    Andiamo a rileggere Iota Unum appena ripubblicato

    RispondiElimina
  41. Jacopo dice che "anonimo" parla senza essere a conoscenza e dunque per sentito dire.
    Mi permetto, allora, di porre una domanda a Jacopo: Lei come fa ad essere a conoscenza di tutte queste cose?

    RispondiElimina
  42. All'anonimo delle 18.43: guardi che non si stava parlando di riunioni di logge massoniche, ma di messe, cioè di cose che avvengono - mi sembra - alla luce del sole! Ho notizie di prima mano da persone che giudico degne di fede. Se sono sbagliate, correggetemi...
    All'anonimo delle 18.24: non era mia intenzione emettere condanne, solo esprimere qualche dubbio. Sì, capisco che le intenzioni sono buone e che certe decisioni sono state molto sofferte. Spero sempre che questa situazione possa rientrare senza che nessuno debba fare dolorose abiure.

    RispondiElimina
  43. Se tre preti per ogni diocesi d'Italia fossero usciti allo scoperto come i tre novaresi, il Santo Padre avrebbe saputo del desiderio sacerdotale di tornare alla liturgia di sempre, e sarebbe stato più libero nell'avanzare per il bene della Chiesa. Troppo attaccamento alle leggi transitorie rischia di spegnere le anime- La Messa di sempre deve tornare nella normalità dei nostri paesi, in mezzo ai fedeli normali. Se la si affianca semplicemente al nuovo rito, questo non accadrà. La gente in Italia non sceglie il rito, domanda al clero qual è il vero Cristianesimo.

    RispondiElimina
  44. rifiutare la nuova Messa è molto più importante che sostenere la vecchia, Mons. Lefebvre l'aveva capito quarant'anni e i preti di Novara adesso. Che Dio li benedica

    RispondiElimina
  45. Anonimo, 15,36, ha scritto questo stupendo intervento che cito in toto " Roma locuta? Causa soluta? Ma come si fa a ragionare così. E' ancora tutto aperto. La chiesa nelle diocesi è in condizioni spaventose. E' necessario che dal rito tradizionale rinasca tutto un apostolato e una pedagogia veramente cattoliche. Tutto è aperto per chi ama veramente la Chiesa e le anime. E le parrocchie personali dove sono finite? chiediamolo ai vescovi".
    Posto anche la giusta domanda-considerazione di Marco Bongi
    " ...don Marco Pizzocchi? Perchè celebra la S. Messa a casa e non da una mano a qualche altro sacerdote tradizionalista? "
    Con la mancanza che abbiamo tutti, da nord a sud, di Sacerdoti perchè celebra a casa sua ?
    Non è questa la soluzione !
    Che il Signore ci illumini tutti !
    A.C.

    RispondiElimina
  46. don Marco la domenica non celebra la Messa a casa, ma in una chiesa di Pallanza-Verbania, dove da quasi un'anno e' stata concesso ad un gruppo di fedeli di avere la Messa Tridentina.

    Il Sacerdote che ha iniziato a dire la Messa Tridentina e seguire i fedeli tradizionalisti di Verbania ha deciso di far dire la Messa domenicale a don Marco, una volta venuto a conoscenza della situazione, un vero esempio di solidarieta' sacerdotale!

    RispondiElimina
  47. Ho trovato una discussione dedicata alla parrocchia di santa Caterina di Alessandria, dove celebra il don Alberto Secci: http://www.cattoliciromani.com/forum/showthread.php/parrocchia_santa_caterina_alessandria_vocogno_craveggia_vb-44411.html

    RispondiElimina

AVVISO AI LETTORI: Visto il continuo infiltrarsi di lettori "ostili" che si divertono solo a scrivere "insulti" e a fare polemiche inutili, AVVISIAMO CHE ORA NON SARANNO PIU' PUBBLICATI COMMENTI INFANTILI o PEDANTI. Continueremo certamente a pubblicare le critiche ma solo quelle serie, costruttive e rispettose.
La Redazione