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venerdì 13 febbraio 2009

Celebrazioni per l’Editto di Milano di Costantino. Si arrabbierà qualcuno?

Costantino, bronzo, Museo Naz. Belgrado


Da un articolo apparso su Petrus apprendiamo che a Milano nel 2013 (ossia un anno dopo l’Incontro Mondiale delle Famiglie, che proprio in questi giorni il Papa ha comunicato si terrà nel capoluogo lombardo) verrà celebrato il 1700° anniversario dell’Editto che l’imperatore Costantino emanò a Milano, col quale garantiva ai cristiani la libertà del culto dopo secoli di persecuzioni. Secondo la leggenda, ciò avvenne in ringraziamento per l’aiuto divino ricevuto durante la battaglia del Ponte Milvio (allorché gli apparve una croce sul sole e la scritta: In hoc signo vinces, con questo stemma trionferai).

Editto di libertà, quindi, da non confondere con quello dell’imperatore Teodosio, del 381 d.C. (quindi circa settant’anni dopo) che proclamò il cristianesimo religione ufficiale dell’Impero Romano, a discapito delle altre religioni e in particolare del paganesimo. L’occasione si presta perciò a celebrazioni della libertà di coscienza e di culto, della laicità più o meno positiva dello Stato, della condanna delle persecuzioni. Materie, queste, su cui ben pochi in Occidente (la limitazione geografica è essenziale) avrebbero da obiettare ai nostri giorni: quel che si dice sfondare porte aperte.

Epperò, epperò... ci sembra ci sia dell’altro, meno ‘politicamente corretto’.
La corrente postconciliare progressista ha sempre visto in Costantino il pernicioso iniziatore di una commistione tra Stato e Chiesa, l’inventore del cesaropapismo (la preminenza dello Stato sulla Chiesa) e al tempo stesso il largitore di privilegi alla Chiesa ed ai suoi membri, che avrebbero fatto venir meno l’aurea semplicità e povertà dei cristiani dell’epoca evangelica e dato inizio a commistioni temporali e terrene. Le accusa fanno riferimento, a dire il vero, non tanto all’Editto di Milano, ma agli interventi imperiali in materia di dogmi e dottrina (il Concilio di Nicea, quello che definì il dogma trinitario, fu convocato appunto da Costantino nel 325 d.C.); ed anche alla cosiddetta donazione di Costantino, quella sorta di testamento già deprecato da Dante, e smascherato come falso dall’umanista Lorenzo Valla nel Quattrocento, con cui Costantino morente avrebbe ‘donato’ la metà occidentale dell’impero al papa Silvestro, giustificando quindi un potere temporale che, di fatto, si consolidò invece secoli dopo (la Donazione di Sutri, atto di inizio del dominio temporale pontificio, è del 728 d.C.). La donazione di Costantino è chiaramente un falso, ma molti ravvisano comunque nella ‘normalizzazione’ dei rapporti tra Stato e Chiesa l’inizio di una fase ‘costantiniana’ della Chiesa, ossia di trionfalismo e di potere temporale, che solo con il Concilio Vaticano II si sarebbe iniziato a porre in discussione, pur restando a metà del guado. Questa è la tesi, dicevamo, della corrente progressista ed un corifeo di essa è il decano dei vaticanisti, Giancarlo Zizola, il quale ogni tre per due usa quest’aggettivo "costantiniano", riferito alle cose della Chiesa, con le peggiori accezioni; nei suoi libri egli continua a ribadire la necessità, ad esempio, di restituire all’Italia lo Stato vaticano, abolire le nunziature, licenziare le guardie svizzere, abolire gli attributi di sovranità. Una battaglia, insomma, talmente di retroguardia Anni Sessanta da apparire perfino commovente.

E l’Editto di Milano sarebbe stato proprio l’atto di inizio di questa deprecabile fase costantiniana, di una Chiesa alleata o almeno non ostile al potere politico, contro cui si levano gli strali delle "voci profetiche" del progressismo postconciliare. Decidere di celebrare solennemente la ricorrenza non è quindi privo di qualche significato assai significativo e promettente.

9 commenti:

  1. Piaccia o non piaccia, dopo Costantino i papi si sono costruiti nei secoli un'autonomia politica (un loro stato, ma non solo) anche per non diventare di fatto i cappellani al servizio di un potere civile (ciò che è avvenuto invece ai patriarchi di Costantinopoli, o di Mosca, ma anche a tante chiese protestanti). Oggi una certa parte ama insistere molto sul fatto che la Chiesa influenzerebbe indebitamente lo Stato: ma lo Stato, qualunque Stato, se non trovasse freni e limiti sarebbe ben lieto di assorbire, in un modo o nell'altro, e nei casi estremi di eliminare la Chiesa.

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  2. Mi fanno proprio ridere certi "cristiani".Amano a tal punto la loro Chiesa che vedono di malocchio un'influenza ecclesiastica sullo Stato.Piuttosto la pensano come Lutero e Giuseppe II,salvo poi a scandalizzarsi,a sua volta,del cesaropapismo:gente senza patria, ne' fisica ne'mentale,che e' sempre meglio tenere fuori E dalla Chiesa E dallo Stato,anche perche',mi si lasci dire,portano disgrazia e fetore di tradimento a chiunque li abbia in casa!Gli eterni rivoluzionari........Lutero,Rousseau,Robespierre,Marx,Mazzini,Dossetti,l'Emerito Biblista Ambrosiano.Smaniosi del nuovo per corrosiva invidia di chi gestisce l'esistente.Il loro Grande Archetipo:Lucifero.

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  3. ....Mazzini,Dossetti,l'Emerito...

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  4. Salve mi interessa particolarmente l' argomento anche perchè ho sentito in alcune discussioni sui lefevriani parlare di ideologia del trono-altare, che assomiglia molto ai toni della seconda parte dell' articolo su Costantino.
    Volevo qualche delucidazione a proposito anche riguardo al rapporto tra politica e cattolicesimo, tenendo presente la condanna dell' Action Francais per esempio.
    Vi seguo con molto interesse, spero che possiate ampliare il ragionamento da qualche parte.

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  5. Caro Armando,

    l'argomento che sollevi è troppo vasto per trattarlo in un commento. Se vuoi approfondire il discorso, leggi le opere dei grandi "reazionari" francesi della Restaurazione, Chateaubriand e De Maistre (che veramente era sabaudo, non francese).

    Quanto all'Action Française di Maurras (che tra l'altro era agnostico), il fatto stesso che sia stata condannata dal Papa (Pio XI) che pur istituì la festa della Regalità di Cristo per riaffermare il principio teocratico, lascia intendere come essa abbia di fatto lasciato poca discendenza spirituale, perfino tra i lefebvriani attuali.

    Ma il post non si riferisce a queste particolari accezioni dei rapporti tra Stato e Chiesa, né alla questione del dominio temporale della Chiesa (tanto vero che i progressisti parlano di Chiesa 'constantiniana' anche per il periodo successivo alla breccia di Porta Pia; e perfino per quei decenni, dal 1870 al 1929, in cui un'entità statuale ecclesiastica cessò del tutto di esistere).

    Per 'costantiniano' (espressione spregiativa, si noti, di creazione progressista) si intende soprattutto il trionfalismo liturgico della Chiesa, la sua pretesa di detenere la verità, la sua volontà di affermarsi nella pubblica piazza per far valere i propri princìpi, l'uso delle sue strutture e istituzioni per adempiere con più efficacia ai mandati del Cristo, primo tra tutti quello di evangelizzare tutte le nazioni.

    Insomma: tutte cose buone e giuste che i progressisti vedono come il fumo negli occhi, dovendo per loro la Chiesa farsi umile, nascosta, lievito invisibile della società; in un'espressione: fiaccola sotto il moggio (e come tale destinata a spegnersi).

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  6. Grazie mille dell' esaustiva spiegazione.
    Approfondirò sicuramente gli argomenti correlati

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  7. fa shifo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1

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  8. it's very beutifull...............................

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  9. salva ti amo troppo da lucy :*

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La Redazione