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sabato 3 gennaio 2009

Vescovo: "Non si può parlare ai giovani di salvezza eterna. E non confessatevi frequentemente"

Il settimanale britannico The Catholic Herald ha pubblicato il 19 dicembre (e ripreso nel suo sito) un’intervista al vescovo (e non anglicano, ma cattolico, precisiamolo subito, perché i dubbi saranno legittimi) di Arundel e Brighton, S.E. Mons. Kieran Conry (foto a lato). Riportiamo stralci da noi tradotti della sua intervista. Della quale almeno apprezzeremo una cosa, non frequente nella prosa ufficiale di molti ecclesiastici: la chiarezza e la sincerità delle opinioni espresse. E limiteremo i commenti (interpolati in verde), perché le parole ci mancano, invitando peraltro i lettori di questo blog di dire la loro opinione. Evidenziamo alcune parti col colore rosso.

Giornalista - Se la Messa tridentina diventasse troppo popolare, si preoccuperebbe di avere una situazione comparabile agli Anglicani, dove la gente sceglie tra High e Low Church [più ritualista e vicina al cattolicesimo la prima, più minimalista e protestante la seconda]?
Vescovo Conry – Non penso che ci sarà molta presa della Messa tridentina. Sarebbe una preoccupazione perché avremmo due Chiese davvero e alla fine non si tratta di lingua o stile liturgico, si tratta della visione della Chiesa. Accettiamo le riforme del Concilio Vaticano o no?


Giorn. – C’è una forte porzione di gente che vuole la vecchia forma della Messa?
Vesc. Conry – Forte ma molto piccola porzione. Molto piccola. Io ho avuto due richieste, una da un tipo in Horham che ha detto: possiamo avere la Messa in latino del 1962 in Horsam? E io ho risposto: ai termini di Summorum pontificum non si può perché prima di tutto non può diventare una Messa regolare della domenica [qui il Vescovo sbaglia e travisa evidentemente l’opposta statuizione dell’art. 5 § 2 del motu proprio: "nelle domeniche e giorni festivi si può effettuare una sola di tali celebrazioni] e ci dev’essere una richiesta da un ‘gruppo stabile di persone’. Dunque, non possiamo tradurre il latino accuratamente. Stabile significa un gruppo consistente in una parrocchia, non significa prendere 50 persone da tutta la contea del Surrey per riunirsi a Redhill e dire "siamo il gruppo stabile a Redhill". No, non è il luogo che conta, è da dove essi vengono. Non ci si può riunire in un posto e dire "siamo un gruppo stabile" [perché no, dopotutto, se queste persone prendono l’abitudine di frequentare quel luogo?]
[..]
Vesc. Conry – Summorum Pontificum non suggerisce un cambiamento radicale. Invero, poiché la Messa tridentina interessa a un gruppo così piccolo, sarebbe inappropriato buttarla lì una domenica mattina in una parrocchia dove la maggior parte delle persone direbbe: ‘noi proprio non vogliamo questo’. E’ per questo che il Papa dirà: "Potete averla, ma non come parte del vostro repertorio standard della domenica" [vale l’obiezione già svolta, circa il fatto che l’art. 5 § 2 afferma esattamente il contrario, sia pure concedendo una sola Messa la domenica; non è inoltre chiaro perché la Messa tridentina debba essere ipotizzata come un’imposizione sopra parrocchiani insofferenti, anziché come una possibilità ulteriore per chi la vuole, che si aggiunge, senza nulla togliere, al "repertorio standard della domenica"]


Giorn. – Molto entusiasmo conservatore viene dai giovani. Il vescovo pensa che ci siano tre ragioni per questo, più geopolitiche che teologiche [gustatevi quanto segue]
Vesc. Conry – Penso che ciò rifletta un’ansia molto naturale su come va il mondo. Abbiamo tre grosse aree di insicurezza. Prima di tutte, i grossi cambiamenti climatici che incombono sulla nostra via. I giovani dovranno subirli così hanno quell’ansia. Poi siamo nel mezzo di enorme incertezza economica. E poi tutta la minaccia del terrorismo. Anche oggi i giornali dicono che gli USA hanno perso e che la Cina potrebbe scatenare una guerra cibernetica [giovani tradizionalisti, curatevi con ansiolitici: guarirete e finalmente inizierete a strimpellar chitarre, battere mani e tenervi per mano intorno alla "mensa" col "presidente dell’assemblea"]

Giorn. – Ma sicuramente altre forze hanno trascinato i giovani a forme di culto tradizionali, come le selvagge sperimentazioni portate avanti sotto le spoglie della riforma.
Vesc. Conry – E sia. Ma la teologia della Messa non è mai cambiata

Giorn. – E che dire di una mancanza di reverenza?
Vesc. Conry – Dipende come si esprime riverenza. Perché riverenza non implica necessariamente silenzio, una sorta di teatralità liturgica. Ci sono molti modi per esprimere riverenza.
[..]
Giorn. – La Chiesa potrebbe essere più radicale? Parlare di questioni serie: pentimento, salvezza eterna?
Vesc. Conry – Non si può parlare ai giovani della salvezza eterna. Che cos’è la salvezza? Che cosa significa salvezza? La mia anima immortale? Si può parlare ai giovani solo nel linguaggio dei giovani, davvero. E se tu parlerai loro di salvezza, la prima cosa che comprenderanno sarà salvare il pianeta. Tu stai parlando di essere salvati e loro ti diranno: "Parliamo di salvare il pianeta?"

Giorn. – Ma non è Gesù a parlare a parlare in termini chiari, come se noi fossimo in pericolo
Vesc. Conry (citando il Vangelo) – "Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, poiché io sono mite e umile di cuore e troverete riposo per le vostre anime. Sì, il mio giogo è lieve e il mio carico è leggero"

Giorn.- Ma Gesù non ha anche detto che dobbiamo pentirci, stare attenti al peccato: un messaggio austero..
Vesc. Conry – Non austero. Dipende da dove guardi nel Vangelo e di nuovo arrivi a Matteo 25, la parabola finale di Gesù, solo nel Vangelo di Matteo: "Quando ero affamato, mi avete nutrito... nudo, mi avete vestito... mi avete visitato in prigione". Questo risuona molto di più con i giovani.
[..]
Giorn. – E’ una buona idea confessarsi regolarmente?
Vesc. Conry – No, perché per mia esperienza quando avevamo confessioni ogni giorno alla cattedrale di Birmingham, i penitenti regolari tornavano con esattamente le stesse parole settimana dopo settimana. Così uno direbbe, in effetti, non si verifica nessuna conversione.
[..]
Giorn. – Non si sente la parola ‘inferno’ pronunziata molto spesso in una parrocchia normale, in comparazione con l’antico testamento.
Vesc. Conry – E perché si dovrebbe? Quante volte l’inferno è menzionato nel Nuovo Testamento? Contate quella parola [contiamo noi: almeno 10 volte come Ade, altre 12 volte come Gehenna. Più riferimenti indiretti qua e là].
[..]
Giorn. – E’ possibile che questa immagine di Dio sembri blanda e noiosa ai giovani?
Vesc. Conry – No, non sono d’accordo. I giovani vogliono essere amati. Tutti vogliamo essere amati.

Giorn.- Ma non possono ottenere quello da altre fonti.
Vesc. Conry – Possono, ma quanti lo fanno? Hanno bisogno di sentir dire che Dio li ama. Non hanno bisogno di sentire: "Tu stai andando all’inferno". No. Sono completamente in disaccordo profondo con quella visione, completamente, completamente.
[..]
Giorn. – Humanae vitae [l’enciclica di Paolo VI sul controllo delle nascite e l’aborto] è stata un errore?
Vesc. Conry -
Non lo so. Non lo so. Ma allo stesso tempo, abbiamo visto gli effetti disastrosi di svalutare la relazione sessuale, di dire che non significa nulla, che ha avuto effetti catastrofici sulla società, effetti catastrofici sul valore delle donne.
[..]
Giorn. – Ma l’insegnamento [sul controllo delle nascite] è di per sé sbagliato?
Vesc. Conry – Potrebbe essere. Non è un insegnamento infallibile. Chiaramente la formula di base del Credo, che la Chiesa insegna circa i sacramenti, è infallibile, ma c’è stato solo una pronunzia strettamente infallibile [?]
Giorn. – Sicché in un certo senso è questione di opinioni
vesc. Conry – Beh è.. E’ così. E’ comunque espressione di qualcosa assai profondamente importante sulla sessualità e le relazioni umane. Se davvero ami il tuo compagno allora avrai profondo rispetto e quello è chiaramente scomparso da larghi settori della nostra società contemporanea.

Ci alziamo per andare. La mia mente si è messa a pensare al vescovo che si prende il treno per Brighton il venerdì sera, sedendosi nello scompartimento nei suoi neri vestiti clericali. Allora ho realizzato che in effetti non stava indossando abiti clericali. Mi ha raccontato una storia, su come una volta stava tornando da una conferenza vestito di nero da prete e due persone lo importunarono con domande sul Codice Da Vinci. Un bell’aneddoto. Ma come spiegazione per non indossare abiti clericali, mi colpì come poco convincente.

8 commenti:

  1. Non scandalizziamoci di un vescovo asino: pensiamo a quanto è grande il Signore che perfino di un asino può fare un vescovo

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  2. Proviamo a far la conta degli asini ?
    Dai, chi inizia :-)

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  3. C'è poco da stare allegri. In Inghilterra i cosiddetti "vescovi del circolo magico", cioè ultraliberali, sono parecchi e agguerriti. Tra poco si apre la partita della successione alla cattedra primaziale di Westminster: preghiamo perchè Papa Benedetto ci pensi con calma e scelga con libertà, per il bene della Chiesa e non per soddisfare una fazione che ormai non è più seguita dal popolo se non per inerzia

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  4. non sarà più seguita, ma se continua così sarà inseguita e con intenti poco cristiani

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  5. Quante braccia sottratte all'agricoltura...

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  6. non ho parole...una catechesi mistagogica che pare uscita dalla bocca di un padre della chiesa..poveri noi!!!! Credo in un solo Dio...

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  7. Di vescovi simili ve ne sono a centinaia.
    E questi sono i vescovi in comunione col Papa? Esteriormente forse, ma in realtà essi sono eretici ed i veri scismatici, perché negano verità della fede e pertanto si pongono automaticamente fuori della Chiesa.
    Ma nessuno li depone, nessuno li scomunica. Vescovi contro vescovi, cardinali contro cardinali. La crisi della Chiesa fu profetizzata ed è sempre terribilmente in atto.
    Dio aiuti il Papa ad usare il bisturi (atti d'imperio) contro questa metastasi
    che devasta il Corpo Mistico.

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  8. Avete visto il sensazionale servizio che appare sul sito www.vascellocr.it dal titolo "Sull'onda del clamoroso distacco (e contrasto), Fulvio Rampi fonda il nuovo coro "Sicardo" con 45 dei 47 coristi che appartenevano alla Cappella del Duomo di Cremona?

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La Redazione