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lunedì 26 gennaio 2009

Mons. Fellay: Deploro l'impressione data da Williamson e ho fiducia nel buon esito dei negoziati con Roma


Importanti dichiarazioni odierne di mons. Fellay, rilasciate al giornale elvetico Le Temps (traduzione nostra). Unico nostro commento: si coglie nelle affermazioni un ritrovato sentire cum ecclesia.



- Lei condanna le affermazioni negazioniste di Mons. Williamson?
Non è mio compito condannare. Non ho competenze per quello. Ma deploro che un vescovo abbia potuto dare l’impressione di impegnare la Fraternità in un’opinione che non è assolutamente la nostra.


- Secondo alcuni osservatori, la decisione del Papa potrebbe creare divisioni in seno alla Fraternità. Tutti i fedeli e i preti non sarebbero pronti all’unità
Io non temo niente. Ci può sempre essere una voce discordante qua o là. Ma lo zelo che i fedeli hanno impiegato a pregare il rosario per chiedere la revoca delle scomuniche, la dice lunga sulla nostra unione: 1.700.00 rosari detti in due mesi e mezzo

- Nella sua lettera ai fedeli del 24 gennaio, Lei manifesta il desiderio di esaminare con Roma le cause profonde della "crisi senza precedenti che scuote oggi la Chiesa". Quali sono queste cause?
Per l’essenziale, questa crisi è dovuta ad un nuovo approccio del mondo, una nuova visione dell’uomo, ossia un antropocentrismo che consiste in un’esaltazione dell’uomo e un oblio di Dio. L’arrivo delle filosofie moderne, col loro linguaggio meno preciso, ha portato una confusione nella teologia

- Anche il Concilio Vaticano II è responsabile della crisi nella Chiesa secondo lei?
Non tutto viene dalla Chiesa. Ma è vero che noi rigettiamo una parte del concilio. Benedetto XVI stesso ha condannato coloro che rivendicano lo spirito del Vaticano II per domandare un’evoluzione della Chiesa in rottura col suo passato.

- Al centro delle critiche che voi fate al Vaticano II, c’è l’ecumenismo e la libertà religiosa.
La ricerca dell’unità di tutti nel corpo mistico della Chiesa è il nostro desiderio più chiaro. Nondimeno, il metodo utilizzato è inadeguato. Oggi si insiste talmente sui punti che ci uniscono alle altre confessioni cristiane, che ci si dimentica di quelli che ci separano. Noi pensiamo che quelli che hanno abbandonato la Chiesa cattolica, ossia gli ortodossi e i protestanti, devono ritornarvi. Noi concepiamo l’ecumenismo come un ritorno all’unità della Verità.
Circa la libertà religiosa, conviene distinguere due situazioni: la libertà religiosa dell’individuo, e le relazioni tra la Chiesa e lo Stato. La libertà religiosa implica la libertà di coscienza. Noi siamo d’accordo col fatto che non si ha diritto di forzare qualcuno ad accettare una religione. Quanto alla nostra riflessione sulle relazioni tra la Chiesa e lo Stato, essa si basa sul principio di tolleranza. Ci sembra evidente che laddove vi sono più religioni, lo Stato debba vegliare al loro buon accordo e alla pace. Resta il fatto che c’è una religione che è vera, e le altre che non lo sono. Ma noi tolleriamo questa situazione per il bene di tutti.

Che accadrà se i negoziati falliscono?
Io ho fiducia. Se la Chiesa dice qualcosa oggi in contraddizione con quello che ha insegnato ieri, e se ci ha obbligato ad accettare quel cambiamento, allora deve spiegarne la ragione. Credo all’infallibilità della Chiesa, e penso che arriveremo ad una soluzione vera.

1 commento:

  1. Non basta, non basta! Mons.Fellay deve fugare ogni dubbio di antisemitismo perche' mons.Willamson con le sue dichiarazioni ha gettato un mare di fango su noi tradizionalisti, sul rito antico ecc.I vescovi gia' ci guardavano con sospetto figurarsi ora!
    Chiamateci reazionari, vandeani ecc. ma antisemiti no! Mai! Gesu' era ebreo.

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La Redazione